Chiusa la porta dietro le spalle Carla per la prima volta da quando era entrata nel negozio e poi nella ‘Casa’ sentì addosso il peso della sua azione.
“Ma cosa sto facendo?” si chiese, facendo pipì seduta nell’ampio bagno dove troneggiava la famosa vasca. Rimase per un attimo con la testa tra le mani, i gomiti appoggiati sulle cosce a meditare sulla strana situazione che, paradossalmente, non la imbarazzava più di tanto. Era andata in quel posto per parlare, per avere delle risposte su quella che pensava fosse una situazione rischiosa, per rinsaldare il rapporto con suo marito anche se non c’erano apparenti motivi di crisi. Meglio prevenire. Però ora la chiacchierata da cui era partita si stava trasformando in qualcosa che Carla non riusciva a inquadrare. La curiosità ebbe il sopravvento, tirata l’acqua si tolse del tutto le mutande, la camicetta, il reggiseno e, nuda, si diresse nella vasca dove l’acqua già tiepida l’attendeva.
“Posso?” chiese Lorenzo di là dalla porta, senza bussare.
“Entra pure” lo invitò Carla.
“Vedo che ti sei già accomodata, ti spiace se mi faccio una doccia prima di raggiungerti?” disse Lorenzo con tono disinvolto come se fosse la cosa più naturale del mondo essere in una camera con una sconosciuta, nuda, dentro la vasca da bagno.
La doccia si trovava di fronte alla Jacuzzi e non aveva la porta, nemmeno quella di vetro che si trova nelle comuni cabine doccia. Lorenzo si tolse la camicia, i pantaloni e, come se fosse solo nella stanza da bagno, anche i boxer, restando nudo. Carla, osservandolo da dietro, notò il corpo tonico, muscoloso senza essere tuttavia troppo palestrato. Quando, spenta la doccia, si girò per dirigersi verso la vasca Carla non poté fare a meno di fissare lo sguardo sul membro che, pur essendo molle, a riposo, sembrava più grande di quello di Marco, in erezione. Si vergognò dei suoi pensieri e del paragone, alzò lo sguardo e fissò Lorenzo che, serio, aveva gli occhi sorridenti.
“Arrivo” e si diresse verso l’angolo dove si era immersa Carla, entrò nella vasca e si sedette accanto a lei.
“Dove eravamo rimasti? Ah, sì, la depilazione” allungò un braccio posandolo sulle cosce di Carla, come per saggiare con una carezza la morbidezza delle gambe depilate. Con il dorso della mano salì fino all’inguine e valicò i peli con il dorso e poi ancora con il palmo come se accarezzasse un cucciolo.
Carla rimase per un attimo impietrita finché lui esordì.
“Mi piace il tuo pelo, è eccitante. Se posso, però ti consiglierei di dargli una forma più… come dire, definita.”
“Cosa intendi?”
“Hai la figa di una attrice da film porno anni ‘80” disse sorridendo e riprese “intendiamoci, non è che non mi piaccia, ma un taglio più moderno, secondo me, conferirebbe un tocco di malizia. Come per i capelli. Non c’è nulla come le pettinature per datare un film, un periodo, una donna. Tu sei giovane, bella e attraente, un taglio più moderno non potrebbe che aumentare il tuo fascino e il tuo sex appeal. Ma forse non sono riuscito a percepire, prova ad alzarti e vediamo com’è.”
Piccata, sentendosi giudicata, Carla non ci pensò due volte e si alzò in piedi.
“Lo vedi? Ho un tatto strepitoso” e con il dito indice andò a disegnare i contorni del pelo di Carla.
“Ecco, se fossi in te ridurrei il pelo qui” disse indicando l’interno delle cosce “e poi abbasserei la linea sulla pancia, una sfoltita, tra le varie cose, permetterebbe di leccarti meglio.”
“Allora potrei depilarla” disse provocatoriamente Carla.
“No, non intendevo quello, una donna secondo me è molto più arrapante non depilata, tutta liscia mi sembra una bambina, o una Barbie e io, se dovessi scegliere, non scoperei mai né l’una e né l’altra. Un triangolo di pelo è il taglio perfetto per te. Non alla brasiliana o scemenze del genere, quelle lasciale alle ragazzine, tu sei una donna e il tuo fascino può essere valorizzato da una classica ceretta bikini, l’importante che venga depilato l’ano, quello sì del tutto.”
“Ma perché?”
“Perché quando tuo marito ti lecca possa alzarti le cosce e leccarti tutti i buchetti, per te una sensazione meravigliosa, per lui il massimo dell’intimità” concluse Lorenzo.
Carla, acquietata si immerse nell’acqua a fianco del ‘consigliere’.
“Abbiamo parlato di sesso orale ma non mi hai detto con le altre ‘cose’ a che punto siete tu e tuo marito.”
“Quali intendi?”
“Il sesso anale, per esempio.”
“Nooo, mi fa schifo solo pensarlo. E poi che male.”
“Mamma mia” disse sconsolato Lorenzo “sei la classica figa di legno, te l’ho già detto.”
“Ma scusa, è innaturale, sporco, doloroso, perché dovrebbe piacermi e piacergli?”
“Sul fatto che piacerebbe a lui te lo do per certo. Non ho mai, e dico mai, conosciuto un uomo che non si ecciti al solo pensiero di infilarlo tra le chiappe della sua signora.”
“E a me non pensi?”
“Certo. Anche alle donne piace. Conosco donne, te lo posso assicurare, che riescono a venire solo così. Non sto parlando di sporcaccione, assatanate o ninfomani. Ho conosciuto ragazze che avevano difficoltà a provare l’orgasmo, non c’era verso di farle venire sia con la lingua che con la penetrazione. Per soddisfare la curiosità del compagno hanno provato il sesso anale. L’inizio è stato fastidioso, ho detto fastidioso, nota bene, non doloroso. Poi dopo una, due volte, come per miracolo hanno cominciato a venire alla grande. Del resto è una questione di fisiologia. Ci sono donne che preferiscono una stimolazione più profonda e, una volta provato l’orgasmo anale, che mi dicono assolutamente sconquassante, hanno cominciato ad apprezzare anche quello clitorideo. Anche se, sentendo loro, quello anale è molto più intenso.”
Tacque lasciando che le sue parole facessero effetto, quindi cingendo con il braccio le spalle di Carla sussurrò.
“Ti vedo sbigottita.”
“In effetti un po’ lo sono, mi rendo conto di conoscere poco i maschi e mi chiedo, anzi, ti chiedo, e se capitasse a loro?”
“Questo è un tema molto delicato. I maschi sono culturalmente abituati a ‘darlo’ non a ‘prenderlo’. Mi spiego meglio, anche se fosse la propria donna a penetrarli e non un altro maschio, si sentirebbero diminuiti, meno uomini. Ti faccio un esempio, se tu quando lo succhi a tuo marito provassi ad accarezzargli il sedere e, inumidendolo con la saliva, gli mettessi un dito dietro, massaggiandogli dall’interno la prostata, ti assicuro che il suo orgasmo sarebbe moltiplicato e così pure lo schizzo!”
“Mi stai veramente sconvolgendo, forse parli di gay, non di uomini normali.”
“No, questo è il bello, parlo di confidenza, di piacere sessuale e di complicità che è, come ti dicevo prima, il collante di ogni unione indissolubile.”
Carla finalmente sembrò rilassata e sorrise.
Paolo Antonio Castorini è uno pseudonimo che nasce dal nome di Paolo il Caldo, personaggio dell’omonimo romanzo di Brancati. Dietro il ‘nom de plume’ si cela un autore che, proprio come il personaggio del libro, vive in prima persona passioni, sofferenze e, anche, una profonda sensualità. L’autore nasce a Milano. Racconti, articoli e diversa saggistica lo accompagnano lungo una carriera di imprenditore, nel mondo del marketing prima, della formazione e della consulenza poi. La scrittura lo impegna al pari delle tante altre passioni che coltiva a latere. I libri, firmati con lo pseudonimo Paolo Antonio Castorini, sono al momento due: il romanzo Una dozzina di rose scarlatte e la raccolta di racconti Dire, fare, baciare, entrambi pubblicati dalla casa editrice Eroscultura.
Il sito dell’autore, dove approfondire la conoscenza, è www.paoloantoniocastorini.it
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