Cavalier Hak è un fantasy storico, ambientato in parte nel Medioevo e in parte nel Rinascimento, dove fantasia, storia e realtà si intrecciano sapientemente.
Nel Libro Primo (La Nascita dei Draschi) i Regni, fatti di uomini liberi, spariscono uno dopo l’altro per lasciare il posto ai Draschi, fatti di padroni e schiavi. È Hak, un cavaliere errante donna, che prova a sconfiggere il male, lottando contro un Governatore del Regno dei Folli che vuol trasformare il suo Casato del Pellame in Drasco, certo che “possedere le persone” fosse l’unico modo possibile per arricchirsi velocemente senza render conto a nessuno.
Nel Libro Secondo (Sapere aude) Hak diventa Re del Drasco delle Scienze. Affiancata da una saggia strega di nome Mercuria e da quattro validi e fidati cavalieri, Hak trasforma il suo Drasco in un luogo senza caste e privilegi, dove si ama e si prega liberamente, si studia e si lavora con gioia, ridando lentamente vita al culto degli Dèi pagani. Questa volta lotterà contro i Giusti: il potente Organismo Religioso Sovranazionale a capo dei Draschi.
Da cavaliere come da Re, il viaggio di Hak è l’incessante ed eroico tentativo di spezzare con le proprie mani le maglie dell’inconscio collettivo, intriso di dolore per i pregiudizi e le ingiustizie sociali sedimentatesi nei secoli, ma c’è solo un modo per riuscire nell'impresa, ed è scritto in dei fogli di pergamena custoditi in un prezioso scrigno di faggio rosso.
Cavalier
Hak è un romanzo che collega due epoche diverse tra loro: “Medioevo
e Rinascimento”, nei quali si muovono numerosi e a volte sfuggevoli
personaggi tra cui la strega Mercuria, Marlem, Settimo e la stessa
protagonista, Hak, la quale sembra voler fuggire da un’altra se
stessa. (Jung – le maschere che l’uomo indossa per dissimulare
ciò che in realtà è). Le vicende sono numerose e si susseguono
con un ritmo, direi ben cadenzato, rispettando i tempi che un buon
fantasy richiede. A volte, però, ci sono dei passaggi un po’
troppo lenti, dovuti probabilmente alle profonde riflessioni
riportate dall’autrice, sulla forza che imprime all’uomo
quell’ideale affinché possa continuare la propria missione
assegnatagli nella vita. In un romanzo di questo genere l’amore non
poteva mancare; anzi, è “l’amore che move il sole e l’altre
stelle” scriveva Dante nell’ultimo verso del Paradiso della sua
Divina Commedia. L’amore che vince ogni traversia, ogni ostacolo,
ogni avversità, con la convinzione che tutto si può fare, tutti gli
obiettivi si possono raggiungere se si crede in noi stessi.
Colpisce
altresì la caretterizzazione psicofisica minuziosa dei personaggi, i
quali si muovono in più contesti storici e la cui autrice è
riuscita a integrarvi un’altro di componente fantasy.
Avrei
dato anche cinque stelle; tuttavia, proprio per quei passaggi che a
parer mio ritengo essere un tantino scrupolosi, credo che quattro
stelle siano tutte meritate e ampiamente.
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