Nell’estate del 2022 Jo Morati è uno scrittore in crisi, le sue “trame spezzate” languono dentro al suo pc, mentre assieme alla socia e amica Penelope gestisce una piccola società di servizi editoriali che si allontana sempre più dalla missione originaria, quello di promuovere e lanciare nel mercato del libro gli autori emergenti, per dedicarsi a lavori che sono percepiti dai due come “la morte della creatività” comunicati stampa aziendali, revisione di curricola, ristrutturazione di siti internet. In questo quadro desolante Penelope alias Penny della Palma e Jo Morati, che è anche la voce narrante del romanzo, hanno l’occasione per un cambio radicale di vita trasferendosi negli Stati Uniti, a Kolmar, città della Carolina del Sud. È qua che Jo Morati e Penelope incontrano la misteriosa e affascinante ghostwriter Dominique Suarez, una ghostwriter, ovvero una persona che scrive libri che verranno firmati da altri.
A Kolmar un misterioso assassino sembra aver preso di mira gli scrittori famosi legati a quella città, i protagonisti si trovano coinvolti in un vortice di minacce, delitti e corse contro il tempo per salvare Dominique Suarez, la ghostwriter che è scomparsa, forse rapita.
Jo Morati si trova suo malgrado ad affrontare una complessa indagine a fianco del detective Lanson, sulle tracce di Dominique.
“Le ultime parole di Dominique Suarez” è un thriller molto particolare, che gioca abilmente con le atmosfere cupe e brumose del classico noir americano e che mescola diversi generi, dal thriller contemporaneo al “noir” stile anni Cinquanta al memoir autobiografico. La trama “gialla” è avvicente e ricca di colpi di scena e gli amanti del poliziesco e del noir potranno apprezzare le sottili citazioni sparse per il libro. Ma “Le ultime parole di Dominique Suarez” è anche la metafora della crisi del mondo dell’editoria e della creatività in generale, a partire dalla noia con la quale Jo Morati e Penny della Palma sono costretti a convivere con incarichi ben diversi da quelli che sognavano quando avevano aperta la loro società, alla figura del ghostwriter, che mostra come nella letteratura e nell’editoria contemporanea l’apparenza abbia la prevalenza sulla sostanza e la qualità della scrittura.
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