Non hai nome perché senti di non possedere un’identità. Hai vent’anni e sembrano già troppi.
Vent’anni sono insopportabili quando sei innamorata di un ragazzo che sceglie tutte tranne te, che ti cerca per usare il tuo corpo e poi sparisce per rincorrere chi gli interessa davvero.
Vent’anni sono un’eternità quando ti trovi bloccata in un posto di lavoro che non ti appassiona e riesci a intrattenere solo rapporti superficiali con le persone che ti circondano.
Queste sono le motivazioni (o le scuse?) che ti racconti per giustificare il tuo shopping compulsivo.
Compri per consolarti, compri per svuotare la testa dai pensieri negativi, compri per ottenere una soddisfazione facile, compri per sentirti bella, compri per essere meno insignificante.
Compri cose che riempiono la tua stanza invece del vuoto che ti divora, compri cose che dimentichi come si dimentica ciò che non si vuole davvero. Compri online, compri nei negozi, compri nuovo, compri usato.
Compri tutto. E tutto non basta.
Sei sommersa di cose che ti soffocano ma non puoi smettere. Perché devi assolutamente trovarlo, il modo in cui poter comprare anche la felicità. Ci riuscirai, prima di toccare il fondo?
La protagonista di “Voglio comprare la felicità” è una ragazza di vent’anni, della quale non sappiamo neanche il nome.
È innamorata di un ragazzo, Mattia, che per lei prova solo attrazione fisica, interessato a consumare con lei solo rapporti frettolosi per correre dietro a quelle che davvero gli interessano, e ostentare le sue relazioni su Instagram e gli altri social network. Ha da poco iniziato a lavorare ed è intrappolata in un “posto” che non la appassiona e la soffoca, e del quale sappiamo pochissimo. Con le amiche riesce a intrattenere solo rapporti frettolosi e superficiali, e la sua vita è corrosa dall’infelicità, tanto che ha anche fantasie suicide. La sua unica reazione è quella di acquistare compulsivamente, consumando quasi tutto il suo stipendio. La ragazza anonima acquista nei negozi “fisici” e soprattutto compra on line. Nuovo, usato, vestiti, scarpe, accessori, per sentirsi più bella, più accettata, per avere una gratificazione immediata. La protagonista è anche un’accanita lettrice, e acquista anche libri, sia “cartacei” che ebook, e anche verso la lettura ha un approccio compulsivo.
La ragazza si ritrova sommersa di oggetti, nel vano tentativo di riempire il suo vuoto interiore e di placare la sua angoscia? Ma è davvero possibile comprare la felicità? O l’unica possibilità è riprendere in mano la propria vita?
Negli anni scorsi la scrittrice americana Sophie Kinsella è stata la prima a dedicare un’intera serie al tema della “dipendenza da shopping” e il suo primo romanzo, uscito in Italia come “I love shopping” in origine era “Confession of a shopalcoolic”.
Se in questa serie il tema era affrontato con leggerezza e umorismo, “Voglio comprare la felicità” di Chiara Zaccardi affronta con toni più drammatici una delle tante dipendenze della modernità, quella dagli oggetti e dal consumismo sfrenato nell’illusione che la felicità si possa comprare e che l’apparenza estetica da sola ci possa rendere accettati o accettate dagli altri.
Nel libro di Chiara Zaccardi c’è anche un altro aspetto tipico della contemporaneità: la ragazza protagonista non vive in una grande città e buona parte del suo shopping non è effettuata in “negozi fisici”, ma in shop on line tramite un pc o uno smartphone. Un fattore che sembra accrescere il suo distacco dalla realtà.
Molto efficace anche la narrazione della sua relazione con Mattia, in un certo senso “tossica” non perché lui sia possessivo o violento, ma perché la scarsa considerazione che ha di lei, il fatto che le dica apertamente che è solo un corpo da usare quando ne ha voglia (mentre per lei non è così) ha un fortissimo influsso negativo sulla vita della protagonista.
Nella postfazione l’autrice chiarisce che non si tratta di un personaggio autobiografico. Voglio comprare la felicità è infatti un ritratto efficace e corrosivo di un’epoca storica e di una generazione, che alcuni psicologi contemporanei hanno definito “la generazione ansiosa” per la quale la sovra-esposizione digitale accresce il bisogno di continue conferme.
Efficace è l’idea di non dare un nome alla ragazza protagonista: in lei potrebbe identificarsi una delle lettrici, o forse anche dei lettori, potrebbe essere una delle tante che incontriamo per strada, magari intente ad acquistare on line, una delle tante che dietro un apparente felicità, dietro la messa in scena continua della sua vita, nasconde lo stesso vuoto interiore della protagonista, o è intrappolata mentalmente in qualche relazione tossica.
Chiara Zaccardi ci accompagna nella vita della sua protagonista, in un libro che è una sorta di monologo interiore.
Una scrittura sintetica ed efficace rende questo romanzo ancora più interessante e coinvolgente.
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