Quando l’azienda in cui ha profuso tante fatiche viene travolta da un fallimento devastante, Giovanni si vede costretto all’esilio. Lasciata Milano, trova rifugio nella vecchia casa dei suoi avi, nel cuore di un Appennino selvaggio a lui del tutto avulso. Farà la conoscenza dell’anziano scorbutico Vittorio, di un’altèra giovane donna e di suo figlio, nel quale rivede sé stesso bambino. Tra gli scorci mozzafiato di quella montagna aspra e severa, l’uomo scoprirà un nuovo rapporto con la fatica e gli esseri umani. Lontano da tutti, troverà ciò che nemmeno sospettava di dover cercare.
La vita di Giovanni Franco, titolare di una media azienda a Milano, viene travolta da un giorno all’altro a causa del fallimento della stessa. Giovanni sospetta che dietro al fallimento ci sia una truffa e agisce a tal proposito a vie legali.
Tuttavia, non sempre il male viene per nuocere e gli eventi negativi possono essere occasioni di ripensare la propria vita. Come dicevano gli antichi greci, la crisi può essere anche un’opportunità.
Giovanni lascia quindi una città convulsa come Milano per andare a riscoprire le sue radici e rifugiarsi in una piccola casa ricevuta come eredità a Carrega Ligure. Giovanni, originario della Val Borbera, ma nato e cresciuto a Milano, è convinto che la sua casa sia in Liguria sul mare. Invece si trova in Piemonte, nell’appennino profondo e selvaggio della Val Borbera dove si incontrano quattro regioni: Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia.
A Carrega Ligure, o meglio nella frazione di Prao, Giovanni si trova catapultato in un altro mondo rispetto a Milano. Un mondo dove sono ancora centrali il lavoro manuale, l’alternarsi delle stagioni, i ritmi della natura, dove i rapporti umani e sociali sono più diretti e meno mediati da una tecnologia che pure è arrivata anche lì.
Qua Giovanni incontra diverse figure significative: l’anziano Vittorio, ex ferroviere rimasto ad abitare alla frazione semi-inaccessibile in inverno del Prao, sua prima “guida” nel nuovo mondo, il sindaco, l’impiegata comunale e bibliotecaria Elsa, una ragazza altera e misteriosa con un figlio, Giacomo, nel quale Giovanni rivede sé stesso bambino.
Mentre a 100 km di distanza, a Milano, va avanti la causa legale, Giovanni si integra sempre di più nella vita autentica della montagna. Il lavoro manuale, la fatica fisica, il contatto con la natura lo conquistano.
Nel frattempo per le pratiche necessarie, si deve recare agli uffici comunali. Tra Giovanni ed Elsa, giovane donna segnata da una tragedia passata, nasce lentamente un amore che porterà Giovanni a rimettere in discussione tutta la sua vita precedente.
Elsa è una figura molto interessante, una donna che riesce a vivere in maniera equilibrata fra il mondo ancestrale e autentico della montagna e quello tecnologico della contemporaneità. Una sorta di figura di raccordo, in equilibrio come i sassi. Sarà lei a guidarlo alla scoperta delle meraviglie di quella montagna appartata, così diversa da quella turistica delle Alpi. Molto ben descritte, essenziali ed emozionanti, le scene d’amore fra i due protagonisti, contrapposte ai flashback di vita milanese con l’ex compagna Isabella.
Quando da Milano giungono notizie relative alla causa legale, Giovanni si trova davanti a un bivio. Ritornare alla vita precedente e considerare quella del Prao una parentesi o cercare la felicità lontanissimo da dove pensava di trovarla?
L’equilibrio dei sassi è un romanzo con due livelli di lettura. Uno individuale, sulla storia di Giovanni e le seconde possibilità che la vita può offrire. Uno sociale, con il tema dell’abbandono della montagna appenninica e di una vita apparentemente dura e difficile (soprattutto in inverno) per la vita “comoda” della città. Tema già affrontato ne “Il Commiato” dallo stesso autore e da Cristina Raddavero ne “Il Vento dell’Antola”.
Oggi passati quasi 60 anni dal boom economico e dalla grande migrazione verso le metropoli, alcune persone iniziano a pensare al ripopolamento della montagna appenninica, che geograficamente costituisce la maggioranza del territorio italiano, come un’opportunità.
Eventi degli ultimi anni come il lockdown che ha costretto milioni di persone in appartamenti senza sbocco esterno, il terrorismo, l’inquinamento atmosferico, la virtualizzazione dei rapporti umani e sociali hanno messo in crisi l’idea della metropoli come un paradiso a portata di mano.
Una vita diversa, con legami sociali più autentici e a contatto con la natura, senza per questo essere fuori dal mondo, è possibile. Questo è il messaggio di fondo del testo, magistralmente incarnato dal personaggio di Elsa, forse il più interessante del libro.
La scelta individuale di Giovanni è anche una metafora della scelta che tutti noi dobbiamo compiere, se restare legati al mito un po’ anni sessanta della metropoli all inclusive o pensare che esiste un altrove vicino dove un’altra vita è possibile.
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