Recensione Romanzo - BY GRAZIA - HUNTERMOON. L'INGANNO DI OGMARETH di Pablo Ayo

 

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Da quando gli Dei Alasheers sono entrati nei loro 100 anni di sonno, le Lande di Kennar sono in pericolo. Ora nessuno difende i contadini dai troll e orchi che infestano i boschi, neppure le armate di Re Albion Löwenräu, mandate in oriente a reprimere l’insurrezione dei Vizerath, i discendenti degli Elfi Neri. Gabriel Huntermoon si è unito ai crociati, deciso a scoprire il mistero sulla morte del padre e ad evitare l’accusa di alto tradimento: ignora di essere al centro d’un complesso intrigo di potere, nato dal timore di Re Albion che lui sia a conoscenza del suo più oscuro segreto. Nel suo viaggio Gabriel incontrerà Yasshira, una giovane strega orientale che condivide con lui un legame telepatico e dei sentimenti forti e contrastanti che sembrano risalire a un’altra vita.
Valisha Venmaliatus è la figlia illegittima del conte Oren, da cui viene trattata come una serva: cresciuta nel rancore e divorata dalla sete di vendetta e di potere, decide d’imparare le oscure arti magiche delle sue antenate, le sacerdotesse del clan Draghalia.
Rhiannon è una giovane apprendista maga che deve imparare a controllare le sue fiamme e il suo temperamento. Le lezioni del saggio Hammerkunin però non sono sufficienti a placare l’angoscia che prova per le azioni commesse in un’altra vita, in cui era la compagna del crudele Re degli Dei: Ogmareth.
Reincarnati in forma umana, agli Alasheers lentamente tornano i ricordi della loro vita precedente, assieme a poteri incontrollabili e desideri proibiti, scatenati da un sentimento che gli Dei non conoscono: l’Amore.

Prima di Huntermoon non avevo mai letto un fantasy di questo autore/giornalista.
Devo ammettere, che da quando lavoro sul mercato editoriale, sia come autrice ma soprattutto come Talent-scout e agente letterario, da poco anche per la nuova realtà della casa editrice Echos, non credevo che esistessero ancora dei beni fantasy di questo livello, che ho avuto il piacere di leggere negli ultimi anni.

Ho sempre amato le epiche ed eroiche avventure, la cui ambientazione si rifà all’epoca medioevale.

Un mondo fatto di principesse da salvare, nobili cavalieri coraggiosi, draghi e quant’altro il fantasy epico può offrirci.
Tuttavia, questo libro non ha catturato la mia attenzione solo per questo.

In effetti, questo autore, che a dir la verità non conoscevo così bene, è riuscito ad amalgamare la fantascienza con il puro fantasy, delineando la sua esperienza che spazia oltre i mondi extraterrestri, e dimostrando la sua capacità narrativa nonché di ambientazione aliena, con tanto di spiegazione notevole sulle impressionanti tecnologie spaziali.

Il libro scorre piacevolmente sotto gli occhi del lettore, che rimane attento a ogni passaggio a ogni azione o riflessione o periodo dialogico scritto.

Convincente anche l’idea di aver inserito le immagini dei personaggi principali nella storia, oltretutto descritti in modo approfondito, tant’è che al lettore non può sfuggire la passione e i sentimenti racchiusi nell’animo di ognuno di essi.

È una storia, quella di Ayo, che riesce a condurti tra le pagine di un posto incantato, ma senza scendere nel bizzarro, anzi, tra le righe, si scoprono contenuti educativi, come l’amicizia, l’eroismo, la fedeltà al proprio ideale nonché l’amore.

Nella storia, si evince la passione e lo studio approfondito dell’autore.

E soprattutto, l’accurata ricerca fatta su fonti storiche e bibliche.

Infatti, in alcuni passaggi della storia, son ben riportati alcune vicende della Bibbia, che a leggerle fanno sempre piacere.

A volte, scorrendo il testo, al lettore sembra di ritrovarsi impegnato in prima persona nelle vicende stesse narrate. Un excursus ammirevole, una pregiata narrazione letteraria fantasy, che ti lascia a bocca aperta, grazie anche alle metafore, alle allegorie simili a quelle dantesche, che accompagnano il lettore fino ai cambi di sequenze, dove i colpi di scena non mancano, anzi, sono ben destreggiate dall’autore e inserite al momento opportuno.

Ho fatto caso, soprattutto alla grande attenzione che l’autore ha cercato di porre ai particolari guerreschi, alla parte dialogica, usando un registro idoneo al tempo e ai personaggi.
Credo proprio che valga la pena di leggerlo.