lunedì 22 febbraio 2021

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - PURPLE LIES di Lavinia Morano

 

















“Purple Lilies” è un romanzo Dark Fantasy la cui tematica principale è l’idea che ogni essere vivente custodisca dentro di sé, in un angolo profondo del proprio animo, qualcosa di buono, puro e incorruttibile. Nel corso del romanzo si intrecciano storie differenti che vanno via via fondendosi in un unico racconto. Le storie principali sono tuttavia tre. La prima è quella di Clara, una ragazza che presto andrà a lavorare in un istituto per orfani sul quale circolano strane voci a proposito di streghe e di bambini scomparsi nel nulla. L’estate che precede l’inizio del suo nuovo lavoro sarà segnata da un viaggio in Egitto costellato da cattivi presagi e incubi, che sembrano metterla in guardia contro un imminente pericolo. Lei e suo cugino Luke, per il quale la ragazza prova più che semplice affetto, scopriranno di avere una missione da portare a termine e una vita da salvare. Contemporaneamente viene narrata la storia di Lilith e Keith, la coppia che gestisce l’istituto nel quale Clara andrà presto a lavorare. Dalle loro parole emerge che vi sono altri motivi dietro l’assunzione di Clara e che uno sconvolgente mistero si cela tra le mura di quell’istituto. Si fa più volte riferimento a una “Confraternita” della quale i due sarebbero a capo e i cui membri non appaiono completamente umani. La terza storia è quella di Hope, nome che significa speranza, una degli orfani dell’istituto in questione. Hope è una bambina con poteri speciali ma il cui unico desiderio è quello di riavere sua madre e trovare il calore di una famiglia. Lei intreccerà i destini di Luke e Clara con quelli di Keith e Lilith, fino a fonderli, in un crescendo emozionante e sorprendente. Vivrete questo “romanzo-viaggio” come una esperienza extrasensoriale che lascerà un segno nel vostro cuore. Come un giglio viola.




Fin dall’incipit sono stata incuriosita dalle storie apparentemente non collegate dei personaggi, che sono molto ben caratterizzati a livello psicofisico. Ho gradito la scelta dell’autrice di inserire una nota finale in cui spiega ciò che ha voluto comunicare ai lettori con questo romanzo.

Sono rimasta piacevolmente sorpresa da questa storia fantasy dalle sfumature horror, che sinceramente, a differenza di molte altre storie di questo genere, non mi hanno appassionato più di tanto. L’autrice riesce a cogliere e descrivere i risvolti più intimi dell’animo dei suoi personaggi. Inoltre, ho apprezzato lo stile semplice e scorrevole usato dall’autrice per raccontare la storia, nonché i risvolti di un amore alla “Love story” per chi si ricorda e ha visto il film. Direi che seicento pagine 600 non sono poche (di questo punto ne parlo più avanti).

Il romanzo, a mio avviso, segue le impronte narrative del Decamerone. Se ci pensiamo, Il Decqmeron, scritto da Giovanni Boccaccio dal 1348 e il 1353 può essere considerata la prima grande opera narrativa in prosa della letteratura italiana. Si tratta di una raccolta di novelle tenuta insieme da una cornice: dieci ragazzi decidono di fuggire da Firenze, nella quale imperversa la peste, per rifugiarsi in una villa in campagna. Per passare il tempo decidono di raccontare una storia ciascuno ogni giorno per dieci giorni. Ogni giorno viene eletto un re o una regina che decide il tema della novella.
La struttura narrativa è particolare: esiste un narratore di primo livello (Boccaccio), un narratore di secondo livello (uno dei ragazzi che racconta la propria novella) e un narratore di terzo livello (il personaggio di una novella). Ogni novella ha la stessa struttura: un riassunto iniziale dell’intera novella, un riferimento alla cornice e la narrazione della novella vera e propria.

Il romanzo, di narrativa dark fantasy contemporaneo dell’autrice, si sviluppa, appunto, come Il Decameron, su vari livelli mettendo in campo diversi gruppi di personaggi che a loro volta raccontano. Ci sono Clara e Luke, due cugini che iniziano un viaggio spirituale nonché materiale alla ricerca di una bambina, Hope, che cerca il loro aiuto. Poi ci sono due personaggi molto singolari, sto parlando di Keith e Lilith, che dirigono un orfanotrofio in Inghilterra dove accadono avvenimenti misteriosi. Inoltre, questi due personaggi, sono a capo di una immaginaria “Confraternita” dai risvolti molto singolari. Hope, oltre ad avere poteri straordinari, è una delle bambine orfane che vivono nell’Istituto e fin da subito si dimostra il filo conduttore che lega tra loro tutti gli altri personaggi. L’intreccio è fitto e a volte intersecabile.

Gli eventi sono ricchi di colpi di scena, (In alcuni passaggi forse troppi) dove l’amore e i tradimenti sono due ossimori che tengono l’intera impalcatura di tutta la storia. Ho ritenuto il romanzo un po’ troppo corposo e nel quale, il lettore si perde, anche se, in altri, al contrario, ho scoperto nella sua corposità, l’abilità dell’autrice e la buona scrittura. In alcuni punti avrei sfoltito leggermente

per dare più ritmo alla lettura, più scorrevolezza.

Non ho trovato idoneo, ad esempio, il modo superficiale, sempre secondo il mio modestissimo metro di giudizio, di come vengono presentati ed esposti i passaggi sentimentali nonché i pensieri dei protagonisti. Tuttavia, devo ammettere, che questa storia, sebbene sia corposa, a volte ripetitiva, c’è sempre un punto per cui valga la pena di leggerla. E probabilmente sarà quell’inno alla speranza e all’amore se questo romanzo merita di essere sfogliato senza remore alcune. In fondo, come affermava Proust: «C’è nell’amore una sofferenza permanente, che la gioia neutralizza, rende virtuale, rinvia, ma che può in ogni momento diventare quel che sarebbe da molto tempo se non si fosse ottenuto ciò che si sperava: atroce».

Nell’ insieme mi sento di consigliare questo romanzo, anche se “non voglio fare spoiler”, avrei eliminato la relazione con alcuni personaggi vampireschi e lupi mannari... 
























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