venerdì 15 gennaio 2021

Recensione Romanzo - BY SAMANTHA - OCCHIO PER OCCHIO di Marialuisa Moro

 
















Un corpo sul sagrato di una cattedrale: un'orbita vuota e un occhio appeso al collo. Il primo di una serie di delitti sconcertanti, organizzati da un abile sceneggiatore che non lascia tracce.
Assassino seriale o no?
Come spesso avviene, il commissario Stig Olsen e la sua aiutante Mina Halvorsen hanno opinioni divergenti e Mina segue la sua pista di nascosto, infrangendo le regole.
In una serrata indagine, personaggi del passato e del presente verranno a galla ad eseguire la loro danza macabra...
Non puoi scappare senza pagare; prima o poi, l'oste presenta il conto.




Se siete persone deboli di stomaco, non leggete questo thriller! No, dico sul serio, non fatelo.

“Occhio per occhio” di MariaLuisa Moro (che delle volte trovo scritto staccato, mentre altre tutto attaccato perciò chiedo scusa in anticipo all'autrice per come riporto il suo nome!), è un thriller noir, ovvero uno di quelli che sai già in partenza essere “crudi”, ma… non pensavo così. Va sicuramente detto che c'è di peggio, assolutamente non aspettatevi Stephen King e le sue orride vicende però, diciamo che in alcuni passaggi MariaLuisa Moro ci va molto vicina. Almeno per me.

Oh, io ve lo dico, c'è un punto particolare della storia che ho fatto fatica a leggere per quanto crudo! Ci ho messo circa tre giorni a superare quel capitolo e la prima volta, ho dovuto bere un bicchiere d'acqua e zucchero! Sul serio! So che d'ora in avanti mi prenderete in giro per questa cosa, ma va detta.

Il modo in cui vengono descritte le scene e i dettagli che l'autrice inserisce, rendono davvero preciso e inequivocabile il momento. Non ci sono mezzi termini, non ci sono allusioni, no. Quel tizio è morto in quel modo, in quella posizione, in quella casa, con quel “coso” infilato nel “coso” e per un preciso motivo e… basta, ok, mi fermo, altrimenti dico troppo! Ma spero di aver sollecitato la vostra curiosità.

Questo per dire che, il modo di scrivere di MariaLuisa Moro mi piace, lo ribadisco. La sua è una penna che si riconosce subito e che attira proprio per la grande capacità di scrittura. I suoi racconti sono sempre scorrevoli, allettanti, ricchi di dettagli e mai monotoni. In questo caso poi, tutto prosegue su un filo che collega perfettamente le varie vicende e nonostante il “cattivo” è in questo caso facilmente intuibile, comunque la storia ti prende e ti invita a proseguire ugualmente, nonostante tu hai già capito come andrà a finire.

Riconosco nell’autrice abilità di scrittura. “Ma” … purtroppo ahimè, ogni volta che leggo MariaLuisa Moro c’è sempre uno stramaledetto “ma” e questa cosa mi dispiace. In questo caso in particolare ce ne sono due.

Il primo: i dialoghi. Ho avuto lo stesso “problema” leggendo un altro suo racconto (“Il buio in rete”). Fantastico, avvincente, ma i dialoghi sembrano sempre poveri di contenuti. Ogni volta ho come la sensazione che l'autrice voglia dare maggior spazio al racconto e meno ai personaggi e quindi, a ciò che hanno da dirsi. Questa è una cosa che non riesco a capire e mi dà rabbia, perché adoro davvero il suo modo di scrivere, perciò perché “perdersi” con i dialoghi? Risultano sempre riduttivi, come a voler dire: “Si, ok, questi due ci sono perché ci devono essere, perciò tanto vale che ogni tanto li faccio parlare!”. Ecco, questa è la sensazione che ho. Ovvio che, in un thriller come questo sono i fatti ad avere maggiore importanza, ma a me (personalmente) piacerebbe avere qualche approfondimento maggiore su quello che pensano i protagonisti, riguardo al caso che si ritrovano ad affrontare.

Ciò mi fa arrivare al secondo “ma” di questo racconto: la protagonista femminile. Ora, parto con il dire che non ho avuto modo di leggere i precedenti tre racconti (essendo questo il quarto capitolo di una saga), ma quello che non capisco è perché lei, Mina, ha questa totale assenza di carattere. Non so se la cosa dipende da qualcosa in particolare avvenuta prima, ma quello che ho percepito leggendo “Occhio per Occhio”, è che la presenza di questa donna non ha molto senso. Si, il suo intuito la porta a trovare la soluzione del caso, bene, ma proprio per questo mi aspetto una donna poliziotta che sappia il fatto suo. Ovvero, se sei capace di infrangere le regole, andando contro il tuo capo (che è anche l'uomo che ami), come mai poi non sei capace di andare oltre determinati pensieri fuori luogo, che arrivano in qualsiasi momento, a prescindere da ciò che tu stai facendo? Mi spiego meglio.

Immaginiamo di trovarci dinanzi un corpo che giace a terra senza vita, sul sagrato di una cattedrale (giusto per citare uno degli omicidi presenti che tutti conoscete, perché riportato nella trama) con un'orbita vuota e un occhio appeso al collo. Siamo dei poliziotti ma siamo pur sempre umani, perciò la nausea è del tutto comprensibile. Una volta passata però, i pensieri dovrebbero navigare tutti verso un punto in comune, cioè il caso che abbiamo davanti. Invece no, Mina inizia a pensare a quanto sia bravo e intelligente, mentre analizza la scena del crimine, il suo capo (nonché amore della sua vita) mentre palesemente e davanti a tutti, lui la insulta perché lei ha i conati di vomito nel vedere un occhio che penzola da un collo, su di un cadavere per giunta! E questa cosa si ripete spesso nella storia, Mina viaggia con la mente sul fatto che vorrebbe essere una moglie, sposata con quella specie di uomo:

“Si, lui mi tratta male, ma io lo amo”.

“Lui mi dice che devo lavorare sodo per diventare un bravo poliziotto, perché al momento ho molte pecche, però cavolo io vorrei tanto fare la moglie a tempo pieno e avere la possibilità di fare lunghe passeggiate in riva al mare, accanto a lui, che invece è sposato con il lavoro e non è capace nemmeno di “copiare” le frasi dei Baci Perugina per consolarmi. Però io lo amo”.

Insomma, andiamo. Non sono una fautrice del discorso che la donna di oggi deve essere a tutti i costi forzuta, super intelligente, autonoma, perfettamente indipendente, capace di svolgere ogni compito possibile e immaginabile, perché non deve assolutamente dipendere dall’uomo… di fatti ormai in giro si vedono solo coppie nelle auto in cui lei guida e lui dorme accanto! No, non lo sono. Ognuno è libero di fare le proprie scelte ma cavolo, Mina è un qualcosa di assurdamente incomprensibile!

Mi sarebbe piaciuta una donna capace almeno di saper giustificare le proprie azioni, invece di una che scappa di nascosto dal proprio capo (nonché amante) per poi pensare: “Cavolo se lo scopre mi uccide! Mannaggia, come posso fare per nasconderlo? Lui non mi crede, non mi ascolta. Madonna, speriamo che non lo viene a sapere! Però quanto lo amo!”.

Questi sono purtroppo i “ma” che secondo il mio piccolissimo parere penalizzano un tantino la storia. Per il resto, lo consiglio a tutti gli amanti del genere.





















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