Sofia è una donna che possiede a Venezia un negozio di bigiotteria. Un giorno, davanti alla vetrina della sua attività, si apposta un giovane senzatetto. È vestito con un cappotto logoro, ha il viso coperto da cappello e sciarpa e trascina con sé un sacco colmo dei suoi poveri averi. Il clochard fissa Sofia per alcuni minuti e poi va via. La storia si ripete per giorni, finché Sofia, infastidita e spaventata, lo scaccia. Ben presto, però, scoprirà che quel senzatetto possiede un potente magnetismo erotico. Tra Sofia e il giovane inizia così uno strano e sensuale gioco erotico...
Stavo per riabbassare lo sguardo quando lui tolse una mano dalla tasca del suo logoro trench e la posò sul vetro, delicatamente, come se non volesse lasciare impronte. Fece scorrere le sue dita sulla vetrina, senza staccare gli occhi da me. Quel gesto mi sembrò intriso di un erotismo tanto antico quanto potente...
Un
giorno Sofia, la proprietaria di un negozio di bigiotteria elegante a
Venezia frequentato dalle più famose fashion blogger d’Italia,
nota uno strano personaggio davanti alla sua vetrina. Sembra un
clochard, ma non chiede l’elemosina. Si limita a posizionarsi
davanti alla vetrina e fissarla. La prima volta, resta una decina di
minuti. Quasi non ci fa caso. Il giorno dopo, il misterioso
sconosciuto si ripresenta. Sempre alle cinque, e la fissa per una
decina di minuti. Sofia è sposata con Alberto, fisioterapista che
segue una rigorosa dieta vegana e persona molto rigida, ma il loro
amore si sta lentamente, inesorabilmente raffreddando.
Se
all’inizio Sofia è infastidita dallo strano clochard, piano piano
inizia ad avere delle fantasie erotiche su di lui, una persona
dall’aspetto altero e prestante nonostante la condizione di
apparente povertà estrema. Tra di loro inizia un gioco erotico tutto
mentale, lui la fissa ogni giorno sempre alla stessa ora, e prima di
andarsene, sfiora la vetrina con una mano scatenando l’eccitazione
di Sofia.
Un
giorno Sofia trova il coraggio di uscire e parlargli, gli offre di
aiutarlo regalandogli un cappotto e offrendogli gratuitamente un
monolocale a Marghera. Il clochard, che afferma di chiamarsi Ulisse e
chiama la ragazza Orchidea, accetta il cappotto, ma dice di aver
scelto liberamente questa vita e non voler cambiare. In lui c’è
qualcosa di misterioso….
Un
giorno successivo, Sofia/Orchidea invita Ulisse nel retro del
negozio. Il loro gioco di erotismo tutto mentale continua; lui le
chiede di indossare una collana, una delle sue fantasiose creazioni,
e poi di spogliarsi lentamente sino a restare con solo quella
indosso. L’eccitazione di Sofia giunge al culmine “ci
guardammo negli occhi per
qualche istante.
Sembravamo bruciare”,
quando lui improvvisamente si sottrae.
Nel
frattempo il matrimonio tra Alberto e Sofia è al capolinea. La
ragazza, sempre più intrigata dal misterioso clochard, inizia a
seguirlo e lo vede ripetere lo stesso gioco di sguardi con un’altra
ragazza, la commessa di un negozio vicino. Sofia la contatta e lei le
dice che era già successo con altre donne. Sta solo divertendosi con
questi giochi di sguardi? Sofia si trasforma in investigatrice, segue
Ulisse su un treno diretto oltre Venezia e lo vede uscire dal bagno
completamente rivestito a nuovo, come se non fosse un clochard.
Quale
mistero nasconde l’intrigante sconosciuto?
Lo
sconosciuto che mi guarda come
altri lavori di Giulia Amaranto ha la forma del racconto lungo. La
sua scrittura come sempre è avvolgente e nello stesso tempo concisa
ed essenziale; il suo lavoro si colloca a metà tra il romance e il
racconto erotico con una nota misteriosa che lo avvicina al giallo.
Rispetto ad altri racconti dello stesso genere, come Selvaggia
voglia di lei e
Stanotte tutto è
concesso,
l’erotismo sprigionato da Lo
sconosciuto che mi guarda
è non solo dilazionato al termine del racconto, ma è meno
esplicito, prevalentemente di testa, ma non per questo meno intenso
ed emozionante.
Lo
sconosciuto che mi guarda
appare estremamente originale per la scelta del protagonista: un
clochard non è una figura frequente nelle fantasie erotiche più
comuni.
Anche
l’ambientazione come sempre nei suoi lavori non è casuale,
Venezia, città dal fascino sottile e misterioso, è adatta per
questo racconto come lo era il paesino senza nome dell’Italia
centromeridionale per Selvaggia
voglia di lei.
Il
lavoro di Giulia Amaranto dietro l’apparenza leggera cela quasi
sempre spunti di riflessioni più profonde: quello che scrive non
resta mai intrappolato in un genere, sia esso il
romance o il
racconto erotico, ma è letteratura tout court. Così come i suoi
personaggi, anche loro non sono mai intrappolati in un genere, ma
sono aperti a tutte le esperienze erotiche e amorose che la vita ci
propone, a volte sorprendendoci.
Lo
sconosciuto che mi guarda è
un racconto da leggere come prezioso antidoto a questi tempi tristi,
nei quali le persone sembrano sempre più rinchiudersi in sé stesse,
nei quali veniamo ogni giorno invitati da una retorica pubblica
neo-puritana a diffidare degli sconosciuti e delle sconosciute come
potenziali pericoli, nei quali le relazioni erotiche e amorose sono
mediate da APP e algoritmi che ci vorrebbero proporre la persona
esattamente compatibile con noi, la nostra ombra proiettata, quando
invece a volte l’attrazione più dirompente si verifica tra gli
opposti e le migliori occasioni ci capitano per caso quando meno ce
lo aspettiamo.
Sofia,
la ragazza protagonista del racconto di Giulia, dopo una prima
diffidenza iniziale, non ha paura dello sconosciuto che la guarda,
nonostante la differenza di “classe” sociale. La scena della
collana è già un premio per Sofia/Orchidea. Ma lo sconosciuto è
anche molto ambiguo e ha fatto lo stesso gioco con altre ragazze,
avrà fatto bene Sofia a fidarsi?
Lasciamo
al lettore, al quale consiglio di tutto cuore questo breve e intenso
lungo racconto, l’emozione di scoprirlo.
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