venerdì 12 giugno 2020

Recensione Romanzo - BY ANDREA - ELISON PUBLISHING - L'APE LEGNAIOLA di Stefania Bonatti

















Quasi fosse un esercizio catartico, una sorta di intimo diario, questo romanzo si può considerare la cronaca di un amore, dai confini labili al tempo del COVID19. Amore e odio, in realtà: quel che oggi viene definito un amore tossico. Due solitudini che si sono incontrate, compensandosi. La tormentata protagonista, Stefania, ventunenne studentessa di Filosofia, in forma epistolare si rivolge a Enrie, l’oggetto di tali sentimenti. Non lo fa, tuttavia, per mezzo di lettere o messaggi, se non in minima parte, quanto piuttosto attraverso lunghe pagine di introspezione, che proiettano, sublimandola, una condizione di estremo disagio. Enrie ha anche qualche problema di dipendenza dalle sostanze. Un altro tipo di dipendenza, invece, è quello della protagonista: la dipendenza affettiva, probabilmente alimentata dal difficile vissuto della stessa Stefania, data in adozione in giovanissima età.








Stefania è una studentessa di filosofia di 21 anni. Una ragazza particolare, profonda e sensibile, “ha quella difficoltà di adattarsi alla vita che hanno solo le persone veramente speciali”. Stefania è fragile come un fiore di cristallo, ma come le ha detto la sua psicologa Manu, ha le potenzialità per brillare come un diamante. Già da bambina era soggetta a crisi depressive e a pulsioni autodistruttive, fino ad essere ricoverata a 14 anni in un reparto di neuropsichiatria infantile, dove ha modo di conoscere altre “ragazze di cristallo” come lei. Il disagio psichico e la depressione non sono ancora pienamente riconosciuti nella nostra società e questo la fa molto soffrire.
Ed è proprio la sua pulsione autodistruttiva che la porta a legarsi in maniera apparentemente indissolubile a Enrie, un ragazzo totalmente diverso da lei, cresciuto in una periferia di una grande città che non viene mai nominata, seguendo il modello del “maschio che non deve chiedere mai” che non deve piangere mai, che non deve abbandonarsi alle emozioni. Stefania è fragile, sensibile, introspettiva, propensa al ragionamento astratto. Enrie è, almeno apparentemente tutto d’un pezzo, diretto, pratico; Stefania è cresciuta in un quartiere “elegante” della città, Enrie in una periferia dalle mille sofferenze, nella quale è quasi impossibile non essere coinvolti in storie di droga e micro-criminalità e a volte si lascia andare a comportamenti illegali e talvolta violenti anche verso la persona amata.
Enrie ha frequentemente comportamenti aggressivi, anche se non in maniera estrema, verso di lei ed è una persona molto gelosa che la accusa di praticare la filosofia del “chiodo schiaccia chiodo” quando cerca di emanciparsi da lui.
Stefania ed Enrie sono due opposti che si attraggono in un amore malato, tossico, che non li fa stare bene, ma li autodistrugge. Un’attrazione che è quasi interamente mentale, di testa, gli aspetti erotici o sessuali restano assolutamente sullo sfondo in questa complicata relazione.
Ed è Stefania, in particolare, questo fiore di cristallo sempre sul punto di rompersi in mille pezzi, ad essere ossessionata dall’amore malato per lui. Lei non è sola, ha una bella rete di amicizie maschili e femminile, Marisa, Antonio, Carlo, Rachele che la sostengono nella sua fragilità e insieme la esortano a liberarsi dalla sua ossessione per Enrie per riprendersi la propria vita in mano. C’è la madre e il suo compagno, Enrico, con il quale ha un rapporto conflittuale. Nonostante tutto, però, Stefania ha lasciato per anni “la porta sempre aperta” ad Enrie, facendo in modo di essere progressivamente avvelenata da ogni sua piccola cattiveria. Stefania ama la natura, le passeggiate isolate senza telefono distaccata dal mondo; la sua psicologa, Manu, con la quale ha un rapporto molto profondo, la aiuta a ricostruirsi una sua pratica di vita che comprende lo studio metodico, le escursioni nella natura, la palestra, queste amicizie preziose e stabili. Quando la vita e l’anima di Stefania si sta progressivamente ricostruendo, trasformando il fiore di cristallo in un diamante, arriva una doppia deflagrazione: prima Enrie viene arrestato, per una questione legata alla droga e alla criminalità. Poi, mentre un lungo inverno sta per lasciare il posto alla Primavera, la vita si ferma per il cosiddetto “lockdown”, il blocco totale di tutte le attività e delle libertà personali con il quale si è scelto di contrastare in Italia e in molti altri paesi la diffusione del cosiddetto Covid-19.
Una condizione devastante per tutti, ma in particolare per le persone fragili, per le persone bisognose di amore, affetto, socialità, vicinanza, per i fiori di cristallo come Stefania; ma anche una condizione che ha permesso di riflettere a fondo sulla qualità delle proprie relazioni e ha spinto molte persone ad approfittare di questo blocco forzato della vita per riflettere sulle proprie relazioni e fare pulizia di quelle tossiche. E così la quarantena forzata di Stefania si addolcisce quando dalla città si trasferisce con la madre e il compagno Enrico nella sua casa isolata in campagna, dove le è possibile mantenere un contatto con la realtà e la natura. Qua ricostruisce il rapporto con la madre e Enrico. Ed è li, in quella casa, dove le tragedie fisiche e interiori della più crudele della primavere giungono lontane e ovattate, che Stefania prende coscienza di essere come l’Ape Legnaiola. Un insetto nero e apparentemente pericoloso fuori, ma dall’animo dolce e sensibile. In quella casa prende coscienza che lei ha valore in sé, che non è un errore, che la sua sensibilità speciale la rende unica e preziosa, che deve canalizzare positivamente la sua diversità in creatività e liberta interiore, che dalla distruzione dei rapporti umani portata in quei mesi di isolamento dovrà rinascere un mondo di persone felici, vere, gentili e che non hanno paura di esternare le proprie emozioni. E cosi nel finale, pur continuando ad amarlo nel fondo del suo cuore, Stefania si libera dalla soffocante ombra proiettata di Enrie.
L’Ape Legnaiola è tutto costruito come un monologo interiore di Stefania; entriamo nella sua psiche, nella sua anima e ne siamo totalmente catturati dalla prima all’ultima pagina.
Un libro che tratta temi molto delicati, la depressione, la pulsione autodistruttiva, gli amori tossici e malati, i danni psichici causati dai lunghi mesi di isolamento per il lockdown con un linguaggio coinvolgente e a tratti ipnotico. Nel personaggio di Stefania mi sono identificato, per la mia difficoltà ad adattarmi a certi schemi sociali, per la mia percezione di avere una sensibilità diversa dal comune, per la mia tendenza, in passato, a legarmi a persone che mi hanno fatto stare più male che bene, quasi seguendo come lei una pulsione autodistruttiva. L’Ape Legnaiola trasmette però positività. Dall’incubo dell’isolamento può rinascere per reazione un mondo che dà spazio alla relazione, alla socialità, all’amore, alla poesia. Guardandosi dentro a fondo, anche i fiori di cristallo come Stefania possono diventare diamanti trasformando la propria diversità e difficoltà di adattarsi al mondo in una forza per cambiarlo in meglio. Una lettura da consigliare a tutti, sia a chi si identifica in questo personaggio, sia a chi magari è più simile a Enrie o Marisa, persone più dirette, pratiche o magari apparentemente superficiali, perché quando incontreranno una ragazza di cristallo come Stefania sapranno riconoscere il diamante prezioso che si nasconde dietro la superficie scura come un’ape legnaiola.
















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