Quasi fosse un esercizio catartico, una sorta di intimo diario, questo romanzo si può considerare la cronaca di un amore, dai confini labili al tempo del COVID19. Amore e odio, in realtà: quel che oggi viene definito un amore tossico. Due solitudini che si sono incontrate, compensandosi. La tormentata protagonista, Stefania, ventunenne studentessa di Filosofia, in forma epistolare si rivolge a Enrie, l’oggetto di tali sentimenti. Non lo fa, tuttavia, per mezzo di lettere o messaggi, se non in minima parte, quanto piuttosto attraverso lunghe pagine di introspezione, che proiettano, sublimandola, una condizione di estremo disagio. Enrie ha anche qualche problema di dipendenza dalle sostanze. Un altro tipo di dipendenza, invece, è quello della protagonista: la dipendenza affettiva, probabilmente alimentata dal difficile vissuto della stessa Stefania, data in adozione in giovanissima età.
Stefania è
una studentessa di filosofia di 21 anni. Una ragazza particolare,
profonda e sensibile, “ha quella difficoltà di adattarsi alla vita
che hanno solo le persone veramente speciali”. Stefania è fragile
come un fiore di cristallo, ma come le ha detto la sua psicologa
Manu, ha le potenzialità per brillare come un diamante. Già da
bambina era soggetta a crisi depressive e a pulsioni autodistruttive,
fino ad essere ricoverata a 14 anni in un reparto di neuropsichiatria
infantile, dove ha modo di conoscere altre “ragazze di cristallo”
come lei. Il disagio psichico e la depressione non sono ancora
pienamente riconosciuti nella nostra società e questo la fa molto
soffrire.
Ed è
proprio la sua pulsione autodistruttiva che la porta a legarsi in
maniera apparentemente indissolubile a Enrie, un ragazzo totalmente
diverso da lei, cresciuto in una periferia di una grande città che
non viene mai nominata, seguendo il modello del “maschio che non
deve chiedere mai” che non deve piangere mai, che non deve
abbandonarsi alle emozioni. Stefania è fragile, sensibile,
introspettiva, propensa al ragionamento astratto. Enrie è, almeno
apparentemente tutto d’un pezzo, diretto, pratico; Stefania è
cresciuta in un quartiere “elegante” della città, Enrie in una
periferia dalle mille sofferenze, nella quale è quasi impossibile
non essere coinvolti in storie di droga e micro-criminalità e a
volte si lascia andare a comportamenti illegali e talvolta violenti
anche verso la persona amata.
Enrie ha
frequentemente comportamenti aggressivi, anche se non in maniera
estrema, verso di lei ed è una persona molto gelosa che la accusa di
praticare la filosofia del “chiodo schiaccia chiodo” quando cerca
di emanciparsi da lui.
Stefania ed
Enrie sono due opposti che si attraggono in un amore malato, tossico,
che non li fa stare bene, ma li autodistrugge. Un’attrazione che è
quasi interamente mentale, di testa, gli aspetti erotici o sessuali
restano assolutamente sullo sfondo in questa complicata relazione.
Ed è
Stefania, in particolare, questo fiore di cristallo sempre sul punto
di rompersi in mille pezzi, ad essere ossessionata dall’amore
malato per lui. Lei non è sola, ha una bella rete di amicizie
maschili e femminile, Marisa, Antonio, Carlo, Rachele che la
sostengono nella sua fragilità e insieme la esortano a liberarsi
dalla sua ossessione per Enrie per riprendersi la propria vita in
mano. C’è la madre e il suo compagno, Enrico, con il quale ha un
rapporto conflittuale. Nonostante tutto, però, Stefania ha lasciato
per anni “la porta sempre aperta” ad Enrie, facendo in modo di
essere progressivamente avvelenata da ogni sua piccola cattiveria.
Stefania ama la natura, le passeggiate isolate senza telefono
distaccata dal mondo; la sua psicologa, Manu, con la quale ha un
rapporto molto profondo, la aiuta a ricostruirsi una sua pratica di
vita che comprende lo studio metodico, le escursioni nella natura, la
palestra, queste amicizie preziose e stabili. Quando la vita e
l’anima di Stefania si sta progressivamente ricostruendo,
trasformando il fiore di cristallo in un diamante, arriva una doppia
deflagrazione: prima Enrie viene arrestato, per una questione legata
alla droga e alla criminalità. Poi, mentre un lungo inverno sta per
lasciare il posto alla Primavera, la vita si ferma per il cosiddetto
“lockdown”, il blocco totale di tutte le attività e delle
libertà personali con il quale si è scelto di contrastare in Italia
e in molti altri paesi la diffusione del cosiddetto Covid-19.
Una
condizione devastante per tutti, ma in particolare per le persone
fragili, per le persone bisognose di amore, affetto, socialità,
vicinanza, per i fiori di cristallo come Stefania; ma anche una
condizione che ha permesso di riflettere a fondo sulla qualità delle
proprie relazioni e ha spinto molte persone ad approfittare di questo
blocco forzato della vita per riflettere sulle proprie relazioni e
fare pulizia di quelle tossiche. E così la quarantena forzata di
Stefania si addolcisce quando dalla città si trasferisce con la
madre e il compagno Enrico nella sua casa isolata in campagna, dove
le è possibile mantenere un contatto con la realtà e la natura. Qua
ricostruisce il rapporto con la madre e Enrico. Ed è li, in quella
casa, dove le tragedie fisiche e interiori della più crudele della
primavere giungono lontane e ovattate, che Stefania prende coscienza
di essere come l’Ape Legnaiola. Un insetto nero e apparentemente
pericoloso fuori, ma dall’animo dolce e sensibile. In quella casa
prende coscienza che lei ha valore in sé, che non è un errore, che
la sua sensibilità speciale la rende unica e preziosa, che deve
canalizzare positivamente la sua diversità in creatività e liberta
interiore, che dalla distruzione dei rapporti umani portata in quei
mesi di isolamento dovrà rinascere un mondo di persone felici, vere,
gentili e che non hanno paura di esternare le proprie emozioni. E
cosi nel finale, pur continuando ad amarlo nel fondo del suo cuore,
Stefania si libera dalla soffocante ombra proiettata di Enrie.
L’Ape
Legnaiola è tutto costruito come un monologo
interiore di Stefania; entriamo nella sua psiche, nella sua anima e
ne siamo totalmente catturati dalla prima all’ultima pagina.
Un libro che
tratta temi molto delicati, la depressione, la pulsione
autodistruttiva, gli amori tossici e malati, i danni psichici causati
dai lunghi mesi di isolamento per il lockdown con un linguaggio
coinvolgente e a tratti ipnotico. Nel personaggio di Stefania mi sono
identificato, per la mia difficoltà ad adattarmi a certi schemi
sociali, per la mia percezione di avere una sensibilità diversa dal
comune, per la mia tendenza, in passato, a legarmi a persone che mi
hanno fatto stare più male che bene, quasi seguendo come lei una
pulsione autodistruttiva. L’Ape Legnaiola trasmette però
positività. Dall’incubo dell’isolamento può rinascere per
reazione un mondo che dà spazio alla relazione, alla socialità,
all’amore, alla poesia. Guardandosi dentro a fondo, anche i fiori
di cristallo come Stefania possono diventare diamanti trasformando la
propria diversità e difficoltà di adattarsi al mondo in una forza
per cambiarlo in meglio. Una lettura da consigliare a tutti, sia a
chi si identifica in questo personaggio, sia a chi magari è più
simile a Enrie o Marisa, persone più dirette, pratiche o magari
apparentemente superficiali, perché quando incontreranno una ragazza
di cristallo come Stefania sapranno riconoscere il diamante prezioso
che si nasconde dietro la superficie scura come un’ape legnaiola.
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