martedì 26 novembre 2019

Segnalazione Romanzo - TRAGUARDI di Antonio Del Gaudio








Respiro Readers

vi segnaliamo il romanzo

dell'autore italiano Antonio Del Gaudio.










TITOLO: Traguardi

AUTORE: Antonio Del Gaudio

CASA EDITRICE: Il Babi Editore

GENERE: Narrativa

PAGINE: 422

PREZZO CARTACEO: 20.00

DATA USCITA: 10 Settembre 2019






É il 1988 quando Franco Uboldi, nato nel 1934, storico ciabattino di Arona, va in pensione. Quel giorno, quando chiude per l'ultima volta la clèr del suo negozio, decide di riprendere gli studi della lingua italiana per raccontare meglio di sé, delle sue esperienze, dei suoi innumerevoli sport e dei suoi viaggi. In questo suo diario ci narra la sua vita tra la boxe e il calcio, le corse nelle maratone di Los Angeles, della Death Valley, di Saint Louis in Senegal, le gare di triathlon, il tennis e poi il kayak, con cui riesce ad arrivare sino a Venezia, le traversate a nuoto, sino alle corse cicloturistiche con la sua amata bicicletta che gli consentirà di girare gran parte dell'Europa, attraverso i suoi memorabili viaggi in solitaria: Barcellona, Amsterdam, Copenaghen, La Valle della Loira e molti altri ancora. Non solo viaggi ma anche ricordi, pensieri, conoscenze, esperienze, quelle che Franco imprime su quei fogli ingialliti dal tempo, che oltre a farci viaggiare, emozionare e affaticarci con lui, ci insegnano come con la forza, la pazienza, il sacrificio e una grande passione, si può raggiungere qualsiasi traguardo e neppure l'età può essere un ostacolo ai propri sogni.







I Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile. Francesco d’Assisi


Era il 1988 quando Franco Uboldi andò in pensione. Il 15 dicembre per l’esattezza. Come Franco, anche il mondo si stava preparando ad un forte cambiamento. Circa un anno dopo infatti cadeva il “Muro di Berlino” ponendo fne alla Guerra Fredda. Nelson Mandela usciva per la prima volta dal carcere, per un malore, dopo ventiquattro anni di prigionia e due anni dopo, l’11 febbraio 1990, veniva liberato dall’allora presidente sudafricano Frederik De Klerk. Alla fne di quell’anno terminava la guerra tra Iran e Iraq, conosciuta anche come “Guerra del Golfo”, che in più di otto anni aveva causato più di un milione di vittime. La Palestina, con Arafat, si preparava a discutere il riconoscimento dello Stato di Israele, mentre in Europa si ponevano le basi per quella che sarebbe stata l’Unione Europea. Mentre nel mondo, la distensione e la cooperazione avanzavano di gran passo, in Italia si formava, dopo la caduta di Giovanni Goria, un nuovo governo (formato da un pentapartito composto da DC, PSI, PSDI, PRI e PLI) con a capo Ciriaco De Mita, che durava poco più di un anno. Francesco Cossiga era Presidente
 della Repubblica e l’Italia si preparava ad un nuovo scandalo, l’inchiesta “Mani sul territorio”, un flone di indagini collegate a “Mani Pulite”, relativa ai fondi destinati ai terremotati dell’Irpinia, a seguito del devastante terremoto che avevano colpito le regioni Campania e Basilicata nel 1980. Sempre nel 1988 era esploso lo scandalo delle carceri d’oro: tangenti distribuite ai politici sugli appalti per la costruzione degli istituti di pena. A giugno le Brigate Rosse assassinavano il senatore democristiano Roberto Rufli e alla fne dell’anno si cominciava a fare luce sulla strage di Ustica quando le indagini confermarono che fu sicuramente un missile, ancora di dubbia provenienza, ad abbattere quel DC29, aereo di linea italiano con a bordo 81 passeggeri che precipitò il 27 giugno 1980 tra Ponza e Ustica. Un Italia in subbuglio tra malafare e terrorismo, accordi segreti e fondi indebitamente sottratti allo Stato, tangenti, stragi di mafa con le uccisioni del giudice Antonio Saetta e del giornalista Mauro Rostagno. Era anche l’anno della nascita del Salone del libro di Torino, diventata una delle più importanti manifestazioni d’Europa in campo editoriale. Era il glorioso anno di Bernardo Bertolucci con i 9 Oscar vinti con il flm L’ultimo imperatore, un anno di trionf sportivi come quello del grande Maurizio Fondriest che vinceva i Campionati del mondo di Ciclismo su strada, e di una fortissima nazionale di calcio maschile allenata dal tecnico Azeglio Vicini che arrivava alla semifnale degli Europei perdendo poi con l’Urss per 2 a 0. Il 1988 era anche l’anno della gloriosa medaglia d’oro di Gelindo Bordin, primo atleta italiano a vincere una maratona olimpica ai Giochi Olimpici tenutisi a Seul. Notizie che Franco Uboldi ascoltava, leggeva, digeriva e rimuginava in pensieri ai quali non sapeva come dar forma.

Franco Uboldi, dopo quarant’anni di lavoro, diceva addio alla professione di ciabattino (o “ciavattino” 1). Un mestiere che l’aveva accompagnato per tutta la vita e che gli aveva permesso di ottenere quel riscatto sociale sempre desiderato, sin da quel lontano 1955, quando decise di andare via dalla casa in cui era nato e lasciarsi alle spalle quegli anni non facili nelle campagne della periferia di Milano. Franco Uboldi era felice quel giorno in cui chiudeva per l’ultima volta la clèr2 del negozio in via Liberazione ad Arona. Un esercizio che aveva rilevato e tenuto per ventidue anni e grazie al quale aveva potuto realizzare molti sogni. Costruirsi una casa e viverci con la donna meravigliosa che aveva conosciuto nel ’58 e sposato due anni dopo. Avere con lei un fglio da amare ed un’attività tutta sua, perché il suo animo libero lo faceva sentire “rinchiuso” quando lavorava alle dipendenze di altri. Era riuscito in quei duri anni, dall’apertura di quel negozietto, a crearsi un suo piccolo mondo. Franco Uboldi, però, continuava ad avere un cruccio che lo rodeva dentro. Si sentiva inadatto, non all’altezza del mondo in cui viveva e che sognava di visitare. Quando ascoltava i telegiornali, quando leggeva i quotidiani o quando gli capitava di dialogare con qualche suo cliente “istruito”, si rattristava nel sentir pronunciare termini a lui “sconosciuti”. Aveva difcoltà nel leggere e soprattutto nello scrivere, e quella “pecca” continuava, costantemente, a riportarlo col pensiero alla casa di campagna a Parabiago dove, a tempo pieno, aveva aiutato la famiglia, lavorando con loro nei campi e badando ai fratelli più piccoli. Infatti all’età di 10 anni, poco prima della fne della quinta elementare, aveva dovuto abbandonare la scuola, non
 per demeriti scolastici, anzi lui, soprattutto nella lingua italiana, trovava un certo piacere. Tutto ciò era sempre stato un pensiero fsso anche prima di quel suo ultimo giorno di lavoro, mentre riparava le scarpe nel suo negozio o addirittura mentre afrontava una delle sue innumerevoli “fatiche” sportive. Franco, infatti, possedeva una profonda passione per lo sport in generale, forse per compensare quella sua carenza scolastica. Dalla boxe al rugby, dal calcio alla pallavolo, dalle corse a piedi alle gare di nuoto, sino ad afrontare viaggi in solitaria con il suo piccolo kayak di tre metri. Aveva gareggiato in vari triathlon, granfondo cicloturistiche, maratone, campionati di calcio e di pallavolo. Ma non saper scrivere e leggere bene era un peso dentro al suo animo da cinquantaquattrenne in pensione. Nell’istante in cui aveva appoggiato la serranda a terra, era comparsa la sua tenacia promettendo a sé stesso che prima o poi sarebbe riuscito anche in quello. Al ritorno a casa ne aveva parlato subito con la sua Yvonne. Voleva intraprendere quella nuova sfda, anche se sapeva che sarebbe stata una delle più difcili della sua vita. Voleva riuscire a cancellare quella fastidiosa “pecca”.








ANTONIO DEL GAUDIO Nasce nel 1981 in provincia di Salerno ed all'età di 10 si trasferisce con la famiglia sulle sponde del lago d'Orta. Ragioniere e “quasi” laureato in Scienze Politiche. Lavora negli anni prevalentemente in ambito sociale, ma si definisce un “nomade lavorativo” per le innumerevoli e variegate esperienze professionali. Dal 2015 al 2018 si è occupato di richiedenti asilo e protezione internazionale in vari Centri di Accoglienza Straordinari situati in nord Italia, prima come operatore d’accoglienza, poi come coordinatore. Terminata quell’esperienza «fantastica, ma piena di contraddizioni», ha iniziato a scrivere a tempo pieno, cercando di raccontare le storie raccolte nella sua vita da girovago. É stato premiato al Festival delle Nuove Resistenze di Novara con il racconto breve “Un bel dì mi venne il fregolo, di fermarmi in quel di Megolo” dedicato al “Capitano” Filippo Maria Beltrami, eroe partigiano. Un’altra sua opera, dal titolo “Neve”, è stata pubblicata nel libro “Territori di parole - Passeggiare tra luoghi e storie”, tradotto in inglese e tedesco, in cui si narra di una “fuga” d’amore un po' particolare. Con la casa editrice “Il Babi Editore” pubblica il suo libro d’esordio, “Traguardi”.



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