Respiro Readers
vi segnaliamo il nuovo romanzo
dell'autrice italiana Ela Colins.
TITOLO: L'ultimo spettacolo
AUTRICE: Ela Collins
CASA EDITRICE: Self Publishing
GENERE: Romance Erotico
PAGINE: 55
PREZZO EBOOK: 1.80
DATA USCITA: Novembre 2019
Michelle è una giovane donna vincolata da un matrimonio che le ha fatto conoscere troppo presto cosa sia il dolore e la tristezza. La sua vita prende una piega inaspettata quando il suo destino s’intreccia a quello di Norman.
L’uomo, un semplice poliziotto di quartiere, rappresenterà dapprima un porto sicuro per la sua fragile esistenza e infine un amante passionale, con il quale Michelle riscoprirà l’amore.
Ma la vita di Norman non è affatto facile. Anche lui è intrappolato in un matrimonio infelice, tenuto in piedi solo per amore della sua unica figlia.
Lo loro vite complicate trovano sollievo l’una nelle braccia dell’altro grazie alla loro relazione clandestina, che ormai è una densa spirale di emozioni contrastanti, è il perfetto ossimoro tra il desiderio di un rapporto normale e il brivido del rischio di essere scoperti dai rispettivi compagni.
Entrambi sono coscienti che quel loro gioco è diventato troppo pericoloso e il peso dei reciproci sentimenti rischia di mandare in frantumi le rispettive realtà.
Il teatro dei loro incontri segreti e il testimone dei loro peccati è un vecchio cinema, lo stesso che li ha accolti durante il loro primo incontro e che forse ospiterà il loro “ultimo spettacolo”.
“Se il per sempre è una favola, ti prego raccontamela ancora.”
L’uomo, un semplice poliziotto di quartiere, rappresenterà dapprima un porto sicuro per la sua fragile esistenza e infine un amante passionale, con il quale Michelle riscoprirà l’amore.
Ma la vita di Norman non è affatto facile. Anche lui è intrappolato in un matrimonio infelice, tenuto in piedi solo per amore della sua unica figlia.
Lo loro vite complicate trovano sollievo l’una nelle braccia dell’altro grazie alla loro relazione clandestina, che ormai è una densa spirale di emozioni contrastanti, è il perfetto ossimoro tra il desiderio di un rapporto normale e il brivido del rischio di essere scoperti dai rispettivi compagni.
Entrambi sono coscienti che quel loro gioco è diventato troppo pericoloso e il peso dei reciproci sentimenti rischia di mandare in frantumi le rispettive realtà.
Il teatro dei loro incontri segreti e il testimone dei loro peccati è un vecchio cinema, lo stesso che li ha accolti durante il loro primo incontro e che forse ospiterà il loro “ultimo spettacolo”.
“Se il per sempre è una favola, ti prego raccontamela ancora.”
Terzultimo spettacolo
Michelle rallenta il passo per specchiarsi nella vetrina di un negozio, passa l'ombrello dalla mano destra alla sinistra per poter ravviare un ciocca di capelli che l'è finita davanti agli occhi. Piove a intermittenza dall'inizio della giornata e l'umidità ha reso vani tutti i suoi sforzi di sistemare i suoi capelli in una piega decente.
Trattiene l'impulso di legarli perché sa quanto a Lui piace accarezzarli e giocarci. A suo marito invece non importa più come acconcia i capelli, a dire il vero Michelle si sente un fantasma ai suoi occhi, ma da due anni è quasi felice che sia così. Da due anni quello è l'ennesimo pomeriggio diverso, pur essendo sempre lo stesso. E' l'ennesimo in cui prova una scossa di eccitazione ogni volta che assapora l'attesa e la trasgressione. Se dovesse fermarsi a pensare al modo in cui è iniziata non avrebbe mai scommesso che le cose avrebbero preso quella piega.
Lei, sposa a diciotto anni per un amore che credeva sarebbe durato in eterno, una gravidanza arrivata troppo tardi per salvare il suo matrimonio e il peso di un contratto che la vincola all'infelicità.
Alza il passo, mancano solo cinque minuti all'inizio del film, non che le importi molto della pellicola, è la terza volta quella settimana che la "vede", ma ogni minuto che spreca è un minuto in meno con lui.
Norman si è già accomodato alla poltrona della fila centrale, insieme a lui solo due persone hanno deciso di assistere proprio a quello spettacolo e fortunatamente sono ben distanti. Porta una mano chiusa a pugno a sostenere la testa, mentre l'altra è posata sul ginocchio e lo picchietta con un dito. E' impaziente.
Quel pomeriggio non hanno molto tempo e Norman è intenzionato a sfruttare tutti i centodieci minuti del film. Vorrebbe non tornare a casa, vorrebbe non lasciarla mai, ma deve per sua figlia, deve per sua moglie.
Dio solo sa quanto si sente meschino e disgustoso ogni volta che torna a casa, ma una parte di sé è più leggera da quando quella storia è iniziata.
Le luci nella sala sono già spente quando sente l'inconfondibile rumore dei suoi tacchi. Norman non si volta, sorride con soddisfazione mentre immagina quel piede piccolo e delicato chiuso nelle decolleté nere; immagina, anzi n'è quasi certo, che sono quelle con il laccetto sulla caviglia e non può fare a meno di girarsi a quel punto.
Tiene lo sguardo basso proprio per iniziare a studiarla dai piedi e infatti ha indovinato le scarpe, sono eleganti, sensuali e slanciano quelle gambe a tratti troppo sottili. Quei giunchi fanno parte della magrezza nervosa di Michelle, così come il sedere contenuto ma di una forma deliziosa, i fianchi spigolosi e i seni piccoli. E' l'eredità di un passato da ballerina di danza classica e di un presente come insegnante.
Non sa bene cosa lo abbia colpito di quella donna, non se si considera che le donne troppo magre non gli sono mai piaciute. Eppure in quel fisico fuori dai suoi canoni ha trovato la donna perfetta. Sotto il trench che porta aperto indossa un abito, lo sa perché ogni loro incontro al cinema è caratterizzato da una mise sex-friendly. Michelle si siede accanto a lui e sfila il trench, accavalla una gamba e finalmente si volta ad osservarlo. Norman sorride appena e con le nocche le sfiora il ginocchio in una carezza lenta che arriva a sollevarle l'orlo dell'abito fino a metà coscia. - Pochissimi testimoni dei nostri peccati stasera... - mormora mentre solleva una mano per sfiorargli l'accenno di barba sulla guancia soda. - Ti dispiace? – chiede divertito. - La sensazione di intimità compenserà il mio lato esibizionista. – ammicca e porta le mani sul colletto della sua camicia per liberarsi dei primi bottoni. Posa la testa sulla sua spalla e infila una mano sotto il tessuto per poter accarezzare il petto solido anche se non muscoloso, nel frattempo la mano di Norman si è insinuata sotto l'abito per scoprire che non indossa l'intimo. - Finirai con il macchiare il vestito come l'ultima volta. – fa notare mentre sente i primi umori bagnargli la punta delle dita. - Non importa... il bello è proprio questo. – pronuncia in un sussurro al suo orecchio che dimostra quanto quel gioco la ecciti. - Non temi che lui possa notarlo? Cosa gli racconterai? – chiede ironico, riferendosi al marito della donna. - Non lo noterà, lui non nota mai niente. Norman percepisce subito il cambio di atteggiamento della donna e istintivamente smette di accarezzarla solo per afferrarle il viso con entrambe le mani e baciarla. Michelle si abbandona subito a quel contatto, ne ha bisogno come l'aria che respira e Norman sa quanto sia affamata di dolcezza e attenzioni.
Per un attimo l'uomo pensa al marito di Michelle, in due anni non ha mai pronunciato il suo nome e non ha mai parlato di lui, se non qualche accenno in frasi pregne di tristezza e risentimento. Norman si chiede spesso come sia possibile ignorare una creatura così meravigliosa come la sua Michelle. Sua, ancora per poco.
Quel bacio denso le fa dimenticare suo marito, suo figlio, la sua malinconia e l'insoddisfazione; le piace come Norman la bacia, è dolce e aggressivo allo stesso tempo, se la prende con comodo fino a farla gemere contro le sue labbra per chiedere di più. Infatti non passa molto tempo prima che l'uomo torni con le mani sul suo corpo, questa volta con gesti e tocchi più audaci e sicuri. Senza rendersene conto stanno rovistando l'uno negli abiti dell'altra alla ricerca dell'intimità, dell'odore e del calore reciproco.
A stento riescono a contenersi e solo di rado si guardano intorno per controllare che nessuno li stia osservando; il fatto che quel loro rituale vada avanti da tempo li fa sentire più coraggiosi, più strafottenti per meglio dire. Le dita dell'uomo affondano nelle sue pieghe umide quasi con violenza in un ritmo serrato e costante, un rumore liquido si fonde con il respiro affannato di Michelle, che nel frattempo gli si è aggrappata al collo e cerca come può di allargare le gambe il più possibile senza farsi notare.
La donna abbassa lo sguardo per cercare nel buio la patta dei pantaloni di Norman, lo trova pronto per lei, ma entrambi sanno che non possono fare l'amore come è già accaduto diverse volte, quando in sala c'erano solo loro e l'hotel di fronte al cinema era diventato troppo lontano. Così sbottona rapidamente i jeans, insinua una mano oltre l'orlo dei suoi boxer e si accontenta di sentirlo semplicemente nel palmo della sua mano. Lo sente sussultare per la sorpresa e l'impazienza, spinge il bacino per andare contro la sua mano e agevolarle i movimenti in un quasi goffo scivolar sulla poltrona. Ansimano l'una sulla bocca dell'altro in un costante strofinio di arti e intimità aspettando che uno dei due ceda all'orgasmo. Norman apre meglio la mano e automaticamente il palmo colpisce e friziona il piccolo nodo di carne di Michelle e a quel punto esplode, sfida la scomoda posizione e i braccioli della poltrona per spalancare le gambe e smette di accarezzarlo per lasciarsi andare a quel momento di estasi. Norman la osserva rapito mentre la luce dello schermo le illumina il volto arrossato dal piacere, gli occhi chiusi, la bocca umida e gonfia di baci.
Quando l'onda di piacere inizia a scemare, Michelle serra le gambe per trattenere ancora un po' le sue dita dentro e l'uomo si gode i piccoli spasmi della sua intimità ancora fremente e piacevolmente bagnata. A quel punto un fitta lo colpisce proprio al membro e gli ricorda quanto sia doloroso ammirare
quello spettacolo con la mano della sua Michelle ferma, così accenna un movimento di fianchi che non vuol essere invadente, ma che risulta dannatamente disperato.
La donna coglie subito quel grido silenzioso e abbassa il capo per poterlo accogliere nella sua bocca. Stimolato dalla precedente visione erotica e dalla sorpresa di quel gesto, Norman riesce a stento a trattenersi per più di qualche minuto prima di abbandonarsi anche lui all'orgasmo in un gemito roco. Michelle fa appena in tempo a sollevarsi che le luci si accendono. Fine primo tempo.
Si guardano negli occhi spaesati e senza ben capire neanche loro le dinamiche, riescono ad usare il trench della donna per coprire le gambe e qualcos'altro. Guardano di sottecchi i restanti spettatori del cinema e poi scoppiano a ridere, mentre Norman le passa un braccio dietro le spalle per stringerla a sé e Michelle rifugia il volto nell'incavo fra il suo collo e la spalla.
Restano attaccati per tutto il resto del secondo tempo, con le mani intrecciate e gli sguardi fissi sullo schermo, ma senza realmente vedere nulla del film. Quello è il terzultimo spettacolo prima che la pellicola venga archiviata e in cuor suo Norman sa cosa significhi.
Quel gioco ha raggiunto un livello troppo pericoloso, sua moglie è diventata sempre più sospettosa e l'alcool le acuisce le paranoie. Anche quando torna a casa da un reale doppio turno in centrale, deve subire le sue sfuriate, deve cercare di contenere le sue crisi e soprattutto è stanco della realtà che offre a sua figlia. Norman socchiude gli occhi per qualche istante e posa un bacio fra i capelli di Michelle, per un attimo immagina che siano una coppia normale, immagina che lei sia sua moglie. Le lotte per la dipendenza dall'alcool non esistono più, le sedute dallo psicologo sono solo un brutto sogno e la minaccia degli assistenti sociali smette di pesargli sulla testa come la spada di Damocle.
- Sei taciturno stasera... Michelle solleva la testa per incontrare il suo sguardo, ma Norman tiene il capo fisso davanti a loro e lei capisce che c'è qualcosa che non va. E' raro che eviti di guardarla. - Sono solo stanco. Ultimamente le sue crisi sembrano peggiorare. Smette di bere per qualche giorno e il suo corpo si riabitua a non avere alcool in circolo, ma basta una sciocchezza per mandarla fuori di testa e allora ricomincia. L'uomo continua ad evitare il contatto visivo, mentre una strana senazione lo avvolge. Se da una parte si sente sollevato per quello sfogo, l'altra patrte di sè, quella introversa, inizia a soffocarlo.
- Le conseguenze sono disastrose... ultimamente ha iniziato di nuovo anche con gli antidolorifici per il mal di testa da sbornia, poi riprende a bere con i farmaci in corpo. L'uomo non ha mai parlato così apertamente della sua famiglia come in quell'occasione, anzi ha sempre cercato di glissare sui particolari più tristi e pietosi, sia per proteggere Michelle, sia per vergogna. Così quando Norman le vomita addosso tutti quei dettagli senza quasi prendere fiato, Michelle sa quanto gli stia costando confidarsi, quindi è facile capire quanto la situazione si sia fatta gravosa. - Norman mi dispiace... Ed è vero, le dispiace che lui debba subire e sopportare quella condizione ogni singolo giorno della sua vita.
Michelle odia la moglie di Norman, ma non per banale gelosia, quella non l'ha mai provata nei suoi confronti. La odia perché ha deciso di rovinare la vita di quell'uomo fantastico e quella della loro figlia. - Dispiace più a me. Forse Norman non si rende conto del tono con cui ha pronunciato quelle parole, ma la donna si sente ferita e si chiede come sia possibile che dopo tutto quel tempo non abbia ancora capito quanto tiene a lui, a loro. Istintivamente si allontana dal loro abbraccio e si sistema meglio l'abito in un chiaro segno di rinnego verso quello che hanno fatto poco prima. - Mitch... non intendevo insinuare che non t'importa. Non mi va di litigare anche con te. Sembra davvero esausto quando le rivolge la parola, ma non appena le afferra la mano si ricrede su quello che aveva pensato.
"Hai mai pensato di chiederle il divorzio?", quella domanda così scontata le rimane bloccata in gola. L'ha domandato così tante volte che una volta hanno litigato. Ma ogni volta che gli ha posto quella domanda ha ricevuto in risposta solo il nome della figlia. "Stronzo", pensava quando si rendeva conto che aveva usato come arma quella che è anche la sua debolezza per svincolarsi dalla nodosa questione. Anche Michelle ha un figlio e il motivo principale per cui non lascia il marito è proprio la sua creatura speciale.
La donna non fa più riflessioni sullo stato d'animo del suo compagno, si limita a cercare rifugio fra le sue braccia fino alla fine del film e quando le luci si accendono entrambi si sistemano lentamente. - Domani pomeriggio ti va di restare dopo il film? – chiede l'uomo mentre solleva le spalle e infila le mani nelle tasche dei jeans. "Restare" nel loro mondo significa prendere la solita stanza nell'albergo di fronte al cinema.
E' un'abitudine iniziata poco dopo che la passione li travolgesse proprio durante le proiezioni dei film pomeridiani. Michelle esce dalla fila di poltrone e gli si accosta, si passa una mano fra i capelli corti e biondi e si volta per guardarlo. - Potrei... Sì. – conclude sorridendo dopo aver fatto mente locale su i suoi impegni. Il giovedì la scuola di danza è chiusa e suo figlio sarà impegnato tutto il pomeriggio. Suo marito...beh lui non si fa vedere prima delle nove di sera e anche quando è in casa ha la stessa consistenza di un fantasma. Si salutano con un lungo bacio prima di uscire separatamente e tornare alle proprie vite.
Questa è un'opera di fantasia.
Ogni riferimento a persone reali, fatti realmente accaduti e luoghi è puramente casuale. Personaggi e avvenimenti sono puramente frutto dell'immaginazione dell'autrice. © Copyright 2018 Ela Collins Tutti i diritti riservati
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