venerdì 29 luglio 2022

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - LA TEORIA DELLA PENOMBRA di Ivano Petrucci

 













Larént Sindrinssòn, un islandese dall'oscuro passato e figlio di un ex agente segreto, si ritrova a fare i conti con i suoi antichi demoni dopo sei anni di ritiro presso un remoto centro abitato nell'estremo oriente nella Russia, in cui l'anziano contadino Andreev Brackvič viene inaspettatamente trovato assassinato nel terreno della sua fattoria. Sulla scena del crimine, vengono palesati misteriosi messaggi che rivelano l'inconfutabile ritorno dell'ORP, un'organizzazione sovversiva intenta a prendere le redini di un potere delle cui origini Larént è stato diretto testimone, una potente frequenza energetica chiamata Penombra, la quale venne scaturita nell'inconscio di suo padre, Sindri Dalvinssòn, divulgandosi e nutrendosi dei lati più oscuri dell'anima. Essa, agendo come una potente frequenza difficile da decifrare, domina sugli arbitri del mondo sfruttando le emozioni negative degli esseri umani. La battaglia tra l'islandese e il suo vecchio nemico, Robert Belinskij, leader dell'ORP, comporterà profonde rivelazioni tenute sospese tra il passato, il presente e il futuro.





L’inconscio della teoria freudiana è a portata di mano e l’autore gioca alternandola alla finzione fantasy in modo veramente affascinante.

Il romanzo, sviluppato su flashback, flashforward e linea temporale del presente, comprende gli anni ‘50 fino al 2010.
La storia dei diversi protagonisti spazia in tre ambientazioni, per altro descritte in modo veramente egregio dall’autore, tra le ghiacciate steppe della Russia e dell’Islanda, con una breve tappa a Venezia.
Direi che le componenti per un romanzo come questo ci sono tutte, dal thriller, al fantasy e al dark, che mescolati insieme formano un’esplosione di genere che permette al lettore di entrare nella vita del protagonista, Larént Sindrinssòn, di Kira, la collega poliziotta, indagare sui delitti inspiegabili di persone che avvengono tra passato presente e futuro e scoperti in un paesino freddo del Nord della Russia.

È il novembre del 1959 a Mosca quando nell’intenso e freddo nord, le forze antiche bandiscono la loro originale facoltà; poteri cosmici e capacità

spirituali che sono state imprigionate. Ed in questo tempo e in questo spazio che le energie della terra si sono infuriate, periodo in cui gli esseri umani apprendono ma senza interiorizzare, o empatia

verso gli altri. Dove sono andate a finire le emozioni buone? Questo chiede l’autore, dove sono andate a finire le pulsazioni che fanno di noi un essere umano?


Solo falsità, paura e carne morta all’interno di un cervello senza più neuroni, o se ci sono ancora, sono deboli tanto da non distinguere più dov’è la verità, la ragione o l’inattendibilità di un sogno infinito. Ed è con le pulsioni emozionali negative che la Penombra si nutre.

Questa è la condizione che vive uno dei protagonisti, Sindri Dalvinssòn, padre di Larént Sindrinssòn, un islandese dall’oscuro passato e figlio dell’ex agente segreto che non riesce a

percepire nemmeno quando il vento freddo di una Russia alle prese con la Guerra fredda, con le purghe staliniane, continua a sferzargli la faccia. C’è un alito di segreti inspiegabili che aleggia nella sua vita,

nella sua mente perduta nei meandri di una visione offuscata.

E un qualcosa oltre la città, sulla Montagna dei Morti nella remota

terra degli Urali, si è impadronito del suo cuore e della sua anima mostrandosi in tutta la sua

grandezza oscura. Un qualcosa che gli permette di

osservare su ogni ombra dell’umanità, passata, presente e futura, e soprattutto, individuare ogni

punto della Terra in cui il male si è convogliato. Lo scorge

nella sua mente attraverso il vuoto di quei centotrenta

metri d’altezza della torre più alta su cui si trova, la torre del

Ministero dell’Industria Pesante, inaugurata pochi anni prima e

costruita per volere di Stalin.

Ma lui non riesce più a sopportare quel peso che si porta dentro e né a perdonarsi di non essere stato

capace di salvare quel gruppo di giovani turisti la

notte del 2 febbraio, quando La Penombra ha deciso di

assassinarli senza risparmiarne nessuno. È sua la colpa, perché fin da subito ha percepito quella forza oscura come se già facesse parte di sé, della sua esistenza.

È impazzito, o forse qualcosa di incontrollabile si è impossessato del suo corpo, del suo spirito?

Ma quando Sindri Dalvinssòn, il giovane islandese, il più capace

e perspicace degli agenti segreti del KGB, considerato dagli islandesi un essere

stregato e sempre sfuggente agli occhi di chiunque, si accorge quanta sofferenza gli provoca questa frequenza oscura, capisce che non c’è altro da fare se non lanciarsi nel vuoto dell’abisso...

Ma stranamente, dopo essersi gettato dall’ultimo piano di un grattacielo staliniano, sopravvive

miracolosamente all’impatto, viene soprannominato da tutto il popolo russo Tsaplya, l’Airone.


A questo punto, in scena appare un altro personaggio chiave della storia,

Robert Belinskij, il funzionario del FSB (Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa) e acerrimo nemico di Sindri e Larént nonché leader dell’ORP, un’organizzazione rivoluzionaria intenta a prendere le redini di un potere delle cui origini Larént è stato diretto testimone, una potente frequenza energetica chiamata Penombra, la quale è scaturita dall’inconscio di suo padre, Sindri Dalvinssòn, diffondendosi e nutrendosi dei lati più oscuri dell’anima.


Con questo episodio drammatico si manifesta la Penombra al personaggio di Larént piuttosto oscuro, circondato da una luce sinistra, conosciuto da pochi che desiderano stargli alla larga, soprattutto quando scoprono che Larént, l’islandese, riappare dal folto del bosco

come un fantasma, irriconoscibile...

Ma nessuno ha l’ardire di indagare, né sapere cosa gli è accaduto veramente.

Solo Kira, la poliziotta che l’ha salvato e alcuni contadini del luogo che a malapena lo

lo riconoscono, tentano di scoprire la verità. Episodio, dunque, che porta il lettore a porsi domande sul suo passato e su questa misteriosa frequenza energetica chiamata Penombra... lasciatagli in eredità.

Una semioscurità che riesce a gettare nel buio di una morte apparente, assurda e quanto mai inspiegabile. L’emblematico simulacro della Penombra, con le sue mani dai guanti bianchi che emergono da quell’umida oscurità ormai sempre più avvolgente...



Lo stile dell’autore è colloquiale e aiuta alla fluidità della lettura. Le ambientazioni in cui si susseguono realtà, sogno e arcano catturano, come la descrizione psicofisica dei personaggi che agiscono, amano, sognano e sperano che la Penombra non li avviluppi.
O forse, chissà, la Penombra non è solo morte e distruzione, forse, questa entità potrebbe essere la rinascita dell’umanità.




Consigliato.





 








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