martedì 8 marzo 2022

Segnalazione Romanzo - NELLA PANCIA DEL MOSTRO di Dario Villasanta

 




Respiro Readers

vi segnaliamo l' uscita 

del romanzo dell'autore italiano Dario Villasanta.











TITOLO: Nella pancia del mostro

AUTORE: Dario Villasanta

CASA EDITRICE: Self  Publishing

GENERE: Narrativa Contemporanea 

PAGINE: 177

PREZZO EBOOK: 2.99

PREZZO CARTACEO: 9.88

DATA USCITA : 5 Dicembre 2021






Uno sconosciuto si ritrova legato a un letto di contenzione, in una cella d’isolamento dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Di nuovo lì, perché? Domenico e Giulia, appena redenti da un passato ai limiti della legalità, apprendono la notizia dai giornali e credono si tratti di Dax, l’ambiguo amico di un’estate che ha cambiato le loro vite, tirandoli fuori dal fango, tra mezzi legali e scorciatoie da strada.
Tra tentativi di mettersi in contatto con quel misterioso internato per scoprirne l’identità, e forse salvarlo da lì, e il tormento dei protagonisti per esorcizzare il loro passato recente, la storia percorre spietata la realtà italiana degli OPG, i vecchi manicomi criminali.
Sullo sfondo, dentro e fuori la nefanda struttura sanitaria, si muove una schiera di personaggi minori, ugualmente protagonisti di una personale disperazione che incontra quella di Domenico e Giulia, ma che non può lasciare indifferente nessuno di noi.
Una storia incredibile ispirata a fatti realmente accaduti, e una denuncia sociale che ci coinvolge tutti.




PROLOGO
Mi si snebbiano gli occhi al risveglio, mentre sento di non poter muovere i polsi. Ci metto poco a capire che sono legati al letto: strisce di cuoio, con ogni probabilità. E questa mi pare già una fortuna, visto che in alcuni posti ti legano con semplici strisce di stoffa, strette fino a fare male, che ti bloccano la circolazione e tagliano la pelle a ogni tentativo di movimento. La luce che vedo è quella del giorno, l’unica finestra non ha imposte ma solo sbarre. È chiusa, ma sento lo stesso il vocio degli altri internati nel cortile di sotto e un rumore di ghiaia sotto ai loro passi strascicati e fiaccati dalle terapie coatte e sedanti.
Speravo di non entrarci più, qui dentro, ma ci sono tornato. Sono passati anni, eppure l’odore di malato è sempre lo stesso. Mi guardo intorno e intuisco, dal tanfo di piscio stantio e di disinfettante che non riesce a coprirlo, che sotto il letto è stato messo un pappagallo per l’urina. Eppure c’è una porticina scorrevole e spessa che dev’essere quella del bagno. Loro però non te lo lasciano usare, ci vanno solo a prendere l’acqua per lavare la padella in cui devi fare i bisogni. Se ti va bene, perché più di una volta ho visto invece pazienti legati, lasciati lì ad agitarsi nelle proprie feci, bagnati di urina e sporchi fino alla punta dei capelli.
Per questo dico che mi è andata bene, anche stavolta: ho conosciuto posti dove solo un buco nella rete metallica permetteva di espellere gli escrementi senza doverci rantolare dentro, a parte il fatto che si veniva legati da nudi e la rete era quasi sempre arrugginita e sporca delle schifezze di chissà quanti altri prima di noi.
Loro potrebbero arrivare da un momento all’altro, per controllarmi, come anche no. La telecamera a circuito chiuso, che mi guarda da un angolo del soffitto, è visibile dalla guardiola e basta e avanza, la maggior parte delle volte. L’unica speranza per riuscire a chiedere almeno una sigaretta è chiamare a gran voce, sperando che al piano ci sia qualcuno e che poi abbia voglia di starmi a sentire.
Non ho niente addosso se non maglietta e mutande, e non ne ho a sufficienza per potermi cambiare se serve, o dopo la doccia che di tanto in tanto si riesce a ottenere.
Ora mi trovo legato perché ho opposto una dura resistenza al momento di venire ricondotto qui; a qualcuno forse ho procurato dei lividi, ma non abbastanza visto che ho avuto la peggio, come d’altronde temevo che andasse.
E rieccomi allora al punto di partenza, lo stesso dove sono già stato per cinque anni non molto tempo fa, e dove non sembra cambiato nulla, almeno non nella stanza di isolamento in cui sono rinchiuso.
Non credo che uscirò tanto presto da qui, anche se spero di farcela ad abbandonare questo soffitto bianco che mi guarda imperterrito e spocchioso, irridente e stronzo per la mia forzata impotenza.
Mi chiedo però se io sia ancora in grado di sopportare tutto questo, di nuovo, dopo aver assaggiato la libertà. E che libertà! Chissà se quelli che ho lasciato là fuori ora stanno bene, se poi hanno risolto qualcosa della loro vita e chissà quando potrò comunicare di nuovo con loro…
È la solitudine ciò che sconvolge davvero in una stanza d’isolamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, la consapevolezza di aver perso i contatti con qualsiasi persona al mondo tu conosca, tagliati di netto da
un’entità giudiziaria che ha qualsiasi potere su di te, anche quello di farti sentire una merda più di quanto tu non faccia da solo.
Inutile piangerci sopra, non servirebbe a niente e so bene quale soddisfazione darebbe ai miei meschini carcerieri. Esseri venuti dal nulla, che nulla contano all’infuori di questa recinzione e che qui invece trovano quel potere e quelle occasioni di comando arbitrario che non avranno mai nella vita reale, e questa certo non la è. Capaci solo di sfogarsi su chi potere non ne ha più, neppure per andare al cesso.
Bentornata all’inferno, anima mia, fatti forza e coraggio perché solo quelli forse ti salveranno. É te che cercano, lo sai, ed è te che proveranno ad annientare in tutti i modi che conoscono. Sono bravi in questo, sono potenti e intoccabili, ma tu mi servi sopra ogni altra cosa.
Bentornata in OPG!







Dopo aver lasciato la Statale di Milano, dov’era iscritto al corso di Filosofia, e una lunga gavetta nel commerciale, è diventato un pubblicitario per poi riconvertirsi alcuni anni dopo all’editoria. Ha lavorato come promoter e ufficio stampa per autori ed eventi nazionali. Oltre ad “Angeli e folli” e “Nella pancia del mostro” ha pubblicato “Confessioni di un cameriere: Racconto crudele” (Oakmond Publishing, 2019) e auto-pubblicato “Dalla cenere: racconti scritti dal bordo del posacenere”, “Strade sporche” e “Il gioco del castello” (quest’ultimo con autori e autrici vari). 









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