mercoledì 26 gennaio 2022

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - PATIENCE di Fabio Lenza

 













“Patience” è la storia di due cuori distanti e di una città che non li lascia amare.
Quando un ciclo di violenze e discriminazioni porta Jesse Black e Jennifer Maxwell a conoscere l’amore, essi impareranno che tutto ha una conseguenza: dovranno allontanarsi, resistere alla distanza e convivere con la pazienza.
Comunicando solo tramite lettere, verranno a conoscenza degli intrecci politici e famigliari che li circondano.
Seppur lontani, le azioni di uno e dell’altra influiranno sul destino della città… nel bene o nel male, ne siano essi consapevoli o non.





Siamo nel 2015, nella città di Orwell, cinta da maestose montagne e famosa soprattutto per la prestigiosa scuola “Alba”. Nella comunità, i cittadini si dividono in due fazioni: i Residenti, i cui figli frequentano la scuola pubblica, e gli Ospiti, provenienti dall’alta classe sociale e residenti a Orwell solo momentaneamente, per dar modo ai loro figli di frequentare la rinomata scuola con una retta annua veramente esosa e dunque per pochi eletti.
Ricchi e poveri sono i due lati opposti di una stessa medaglia, come è sempre stato nel corso degli anni, come d’altronde è divisa la bellezza artistica e urbana del paese: floride e costose ville da una parte, la miseria in periferia dall’altra. Abbiamo dunque due tipologie di persone che si affrontano: Ospiti contro Residenti.
Ma ciò che sta per accadere, dividerà le due comunità in due distinti fronti. Jennifer Maxwell, la figlia del Primo Ministro in veste di Ospite si innamora di un ragazzo del posto, Jesse Black i cui occhi verde smeraldo incantano la ragazza, perdendosi in quelli di lei azzurro mare. I due giovani provano subito l’uno verso l’altro un forte trasporto e si innamorano, un amore che cambierà radicalmente la loro vita e soprattutto la visione di vedere le cose in modo diverso.

Tuttavia, il destino crudele tende, come si sa, i suoi agguati. Infatti, i due giovani saranno costretti a vivere lontano l’uno dall’altro, ma questo non cambia affatto i loro sentimenti, tanto che faranno il possibile per ritornare ad amarsi come è stato fin dall’inizio. Un amore grande quello di Jesse e Jennifer che alla fine coinvolgerà tutti le persone della città, decretandone perfino il loro destino. Nella storia, Ipov dei personaggi si alternano tra Jennifer e Jesse che narrano al tempo presente.
Il primo a iniziare e Jesse, un ragazzo amabile e altruista; il ragazzo che tutte le ragazze vorrebbero al fianco, ma che deve fare i conti con una famiglia davvero difficile, coi suo mille problemi.

Se vogliamo, possiamo affermare che sia anche un romanzo epistolare, dato che, i due giovani, comunicando solo tramite lettere, scopriranno gli intrecci politici e famigliari che li circondano.

Dopo svariati capitoli a raccontare è Jennifer, iniziando dal suo arrivo in città e nel momento in cui avviene l’incontro tra lei e Jesse. L’abilità dell’autore nello spezzare la narrazione secondo i due punti di vista è davvero apprezzabile. Da lettrice, posso dire che si comprendono a meraviglia i punti di vista, anzi, sembra che siano proprio i lettori a essere emotivamente coinvolti in prima persona, grazie al media res del tempo presente e dallo stile sobrio ma incisivo con cui si appoggia l’autore. Non meno lodevoli le sottostorie che si allacciano tra loro e arricchiscono magistralmente la storia.

Sottostorie con le quali l’autore riesce a creare vicende alle quali ne seguiranno delle altre seguite da conseguenze a dir poco, freudiane. Possiamo definire una storia di Eros e Thanatos, dove l’amore e l’odio, la morte e la vita si affacciano vive per sanare o far perire alcuni dei personaggi.

La redenzione dei peccati, degli errori commessi è il fine ultimo di molti personaggi, i quali cercano, a modo loro, di andare avanti e vivere un futuro più onesto, più commiserevole, migliore sotto l’aspetto umano.

Le ambientazioni sono ben descritte , ma ciò che muove il sole e l’altre stelle, è l’amore (come affermava Dante nell’ultimo verso della Divina Commedia – Paradiso, XXXIII, v. 145) L’amore di due giovani come fu nei tempi passati tra Beatrice e il Sommo poeta, come il Giulietta e Romeo shakespeariani, personaggi che hanno travolto e travolgono ancora i cuori di chi si appresta a leggere i loro drammi, con il loro finale non sempre felice, anzi, commovente, che trasporta le anime nei meandri di un confine senza confine, dove esiste la disparità tra bene e male, tra povertà e ricchezza, dove tutto sembra uguale a tutto, ma che non lo è, perché, invero, siamo noi a creare il nostro destino, nonostante tutto...

Il romanzo è di quelli che non finiresti mai di leggere, una storia che non ti senti mai sazio nel porre la parola: “Fine”.

Buona la conflittualità di certi personaggi come la spocchiosa e odiosa Matilde nei comportamenti che tiene nei confronti di tutti, anche se è proprio questo suo modo di fare che porta avanti alcuni passaggi e personaggi, che altrimenti sarebbero spariti dal prosieguo della storia.

Non dimenticando tra l’altro i vicini, Rust Shepherd, Fergus, il bambino malato e cagionevole di salute che non ha amici. James, il fratello di Jesse etc.

(Forse, avrei cambiato qualche nome di personaggio per non creare dissonanza, come ad esempio: James e Jesse), ma sono bazzecole a confronto di ciò che può regalarti un simile capolavoro.


È una lettura che definirei di “introspezione” e porta a riflettere su ogni minimo passaggio, su ogni pensiero scaturito dai personaggi, tanto da proiettare il lettore all’interno della storia come se fosse lui la vera star.

Consigliatissimo sotto ogni punto di vista. 







 








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