Da amici a amanti, una storia a lenta combustione.
Chloe
Essere trombamici non è una cosa reale. Niente da fare. Una volta superato quel limite, l’amicizia è finita. Chiedetemi come faccio a saperlo. Quindi tengo la testa bassa, mi do da fare per essere accettata alla facoltà di medicina per poi trovare una cura per il cancro. Voglio che la mia vita significhi qualcosa, restituire qualcosa di significativo al mondo. Gli uomini sono una distrazione che non mi posso permettere.
Brendan
Da quanto ho conosciuto Chloe Travers, sono stato travolto da un istinto di protezione che non sapevo di avere. L’ho tenuta a distanza, nonostante il desiderio rampante. Le nostre famiglie sono legate e questo significa niente storielle casuali. La possibilità di ricadute negative e di futuri incontri imbarazzanti è troppa.
E poi lei si trasferisce alla porta accanto per l’estate. Difficile? Direi più il collaudo decisivo della mia forza di volontà. Stiamo passando ogni momento libero insieme, da amici e mi sta facendo impazzire. Vorrei superare quel limite, ma se, facendolo, la perdessi?
Commedia romantica standalone con un lieto fine da svenire. Nessun cliffhanger.
Chloe
Incontro lo sguardo di Brendan. Le sue sopracciglia si arcuano sopra i brillanti occhi azzurri, un azzurro così sorprendente che è difficile distogliere lo sguardo. Ha un’espressione speranzosa. Smetto di guardare quegli occhi ipnotici, ma non riesco a smettere di guardarlo. I suoi capelli castano scuro sono più lunghi in cima e disordinati, probabilmente morbidi al tatto. I capelli, insieme alla barba corta curata e quel sorriso diabolico, gli danno un aspetto canagliesco. Termine che ho imparato dai romance storici della cognata di mia sorella. Ne ho letto uno solo per capire i motivi dei premi che ha ricevuto e del suo status di bestseller. E scommetto che Brendan è una canaglia, sempre alla ricerca di una nuova conquista.
Prima che le cose procedano oltre, lo informo: «Non sto cercando un rapporto casuale. Tanto per essere chiari».
Lui cerca di non sorridere. «Sarebbe come baciare mia cugina. Sbagliatissimo.»
Mi irrigidisco. Avrei giurato che mi stesse occhieggiando durante la cena. Distolgo gli occhi, con le guance in fiamme. Mi sento una completa stupida per aver pensato di piacergli. Probabilmente mi guardava a cena perché io continuavo a fissarlo. Non è che lo volessi. È solo che, beh, qualunque donna con un cuore che batta noterebbe quanto è sexy e stupendo, ancora più degli altri Rourke perché i suoi occhi scintillano e sembra sempre pronto a sorridere. Sembra sempre promettere che con lui passerai dei bei momenti. Il mio rossore si espande al collo a quel pensiero. Niente da fare.
Lui si china verso il mio orecchio con il fiato che mi accarezza la pelle facendomi rabbrividire: «Diventiamo amici». Solo che suona come: Facciamo sesso.
Ma è solo il mio cervello che mi sta facendo brutti scherzi. Le parole sono così in contrasto con la reazione del mio corpo che mi fanno andare fuori fase.
Brendan si tira indietro, con un sorrisetto sulla faccia e un’espressione furbetta. «Oppure potresti sempre passare il tempo con tua sorella. Sembra piuttosto preoccupata per te.»
Ecco! Non ho bisogno che mia sorella mi stia addosso, per assicurarsi che io stia bene. E, solo per dimostrarlo, non tornerò immediatamente nella mia stanza a studiare. Farò esattamente ciò che ho detto che avrei fatto. Passare del tempo con questo tizio, che mi vede come un’amica platonica. O una cugina. Giusto. Perfetto. Sarà. Divertente.
«Andiamo.» Gli faccio segno di seguirmi. Passo oltre la sala da pranzo, diretta alla stanza nella torre in fondo al corridoio. Sento la gente che sta ancora parlando nella sala da pranzo, rimandando il momento di alzarsi. Prima o poi saranno tutti in salotto, ma non sono dell’umore per affrontare una folla.
A metà strada verso la stanza nella torre, rallento il passo. Michael sta venendo verso di noi, con i capelli biondi corti e la t-shirt grigia umidi di sudore. Probabilmente stava allenandosi nella palestra al piano di sotto.
«Dove mi stai portando?» mi chiede Brendan, ignaro dell’imminente confronto.
Non riesco a trovare la voce. Lo sguardo di Michael rimbalza da me a Brendan e indietro e comincia ad aggrottare le sopracciglia.
«Terra a...» Brendan smette di parlare quando Michael si ferma davanti a me.
Un muscolo si contrae sulla guancia di Michael. «Grazie per i biscotti.»
«Prego.»
Si volta verso Brendan. Hanno circa la stessa altezza e la stessa corporatura: più di un metro e ottanta di muscoli e spalle larghe, ma Michael è addestrato a disarmare, neutralizzare e distruggere se necessario. È il capitano delle guardie di palazzo. Ho il cuore in gola. Brendan mantiene la sua posizione.
Michael dice a denti stretti: «Toccala e morirai». Si raddrizza e fa il saluto a Brendan. «Scherzo. È un mio dovere e un onore proteggere i Rourke.» Lascia cadere la mano e si allontana a passo di marcia. Divertente, ma forse anche no.
Riprendo a camminare verso la stanza della torre, senza sapere che cosa dire dopo quella scena.
«Dunque... non è stato per niente inquietante» dice sottovoce Brendan.
Gli do un’occhiata di sottecchi. «È una guardia di palazzo.»
«Quindi hai portato dei biscotti a un assassino addestrato?»
«Non preferiresti restare nelle sue grazie?»
Lui si ferma, di colpo molto serio. «Ti ha minacciata? Ti farebbe del male?»
«No. La famiglia reale l’ha nominato capitano delle guardie. Se loro si fidano di lui, perché non dovrei fidarmi io?»
Brendan scuote la testa. «Io non mi fido nemmeno un po’. Mi pare pericoloso.» Sorride, con gli occhi che scintillano diabolici. «Di te, invece, non posso avere paura. Sei così piccina.» Mima il gesto di afferrarmi e lanciarmi come fossi un pallone, facendo un lungo fischio mentre io presumibilmente sto volando per aria.
Sbuffo e continuo a camminare. «Non sono piccola, sono minuta.»
«Vorrei veramente lanciarti per aria e farti atterrare su qualcosa di morbido, ovviamente, ma il tuo ex mi ucciderebbe se ti toccassi, quindi, niente da fare.» Scuote la testa come se fosse irritato, con un sorriso sulle labbra.
«Niente da fare, pazzoide.» Non credo che Brendan sia mai serio. Cioè, Michael lo ha praticamente appena minacciato e lui ha fatto finta di niente. Sono un po’ nervosa per questa situazione. Non per me, per Brendan. Il poveretto sta solo cercando di essere amichevole. Non sta nemmeno pensando a me in quel modo.
Vado dietro la stanza nella torre e uso entrambe le mani per spostare una libreria di legno, perché è anche la porta di un passaggio segreto.
Brendan spalanca gli occhi, poi mi rivolge un sorriso di apprezzamento. «Forte!»
Gli sorrido anch’io. È come se pensasse che sono forte anch’io, una cosa di cui nessuno mi ha mai accusato. Entro e cammino in un passaggio di pietra in discesa, con un soffitto basso. La luce è scarsa, solo quella che filtra dalla porta aperta.
Brendan prende il telefono dalla tasca della giacca blu scuro e accende la torcia. Osservo la sua espressione mentre guarda il passaggio. È stata Sara a mostrarmi questo posto. Una volta era una vita di fuga verso un’uscita laterale del palazzo, una forma di difesa, ma adesso è diventato un magazzino.
«Che cosa sono questi?» mi chiede, illuminando una scultura di pietra. «Cupidi?»
«Sono cherubini.» Il corridoio ne è pieno, la maggior parte è appesa alla parete, alcuni solo appoggiati. «Facevano parte di un’antica sezione del palazzo demolita dopo il grande incendio.»
«È veramente forte.»
Lo seguo mentre illumina man mano ogni cherubino, alcuni rotti ma ancora carini, mentre ci inoltriamo nel corridoio. Vengo invasa da un senso di pace. È bello mostrargli una parte del palazzo che conoscono in pochi e adoro questi cherubini, con le loro dolci facce paffute, che aspettano solo che i visitatori li ammirino ancora una volta.
Brendan si volta a guardarmi, abbassando il telefono in modo che io non abbia la luce negli occhi. «Non avevo idea che ci fosse qualcosa del genere. È stato il tuo ex a mostrartelo?»
Mi sgonfio. «No, mia sorella. Potremmo non parlare del mio ex? È una situazione un po’ spinosa.»
Lui arriccia le labbra e ringhia: «Toccala e morirai». Poi, con la sua voce normale: «Capito, ex psicopatico».
«È solo un po’ seccato perché ho rifiutato la sua proposta di matrimonio.»
«Oh, merda. Ti ha chiesto di sposarlo? È roba grossa. Pensavo fosse una cosa più casuale. Non mi meraviglia che mi abbia quasi aggredito.»
«Beh, è successo tre mesi fa.»
Lui china di lato la testa. «E per quanto tempo ti sei accidentalmente trovata in una relazione con lui?»
Faccio una smorfia, quando sento le mie stesse parole. «Okay, ecco che cosa devi capire. È stato una cosa saltuaria, nel corso di nove mesi, solo quando venivo qua durante le vacanze scolastiche.»
«Nove mesi! È un po’ tanto per una cosa casuale.» Sorride. «È bello conoscere qualcuno peggiore di me in fatto di relazioni.»
Mi innervosisco, sulla difensiva. «Era chiaro fin dall’inizio che non avevo tempo per una relazione nella mia vita. Sono molto concentrata sui miei studi. Sono al secondo anno alla Columbia. Mi manca un anno e poi ci sarà la facoltà di medicina. Poi altri anni per il tirocinio e la specializzazione. Ho una strada lunga davanti a me.» Allungo una mano. «E intendo una strada mooolto lunga. Una volta che sarò diventata una ricercatrice oncologica potrò cercare qualcuno per farmi una famiglia.»
Brendan mi mette una mano sul braccio. «Chloe, non hai bisogno di spiegarlo a me. Lo capisco.»
Mi calmo. «Ah, grazie.»
«Inoltre, che cosa sei, un genio? Laurea alla Columbia in tre anni invece di quattro? Ed è una delle scuole migliori. Perfino il miglior diplomato della mia classe alle superiori è stato rifiutato alla Columbia.»
Faccio spallucce. «Sono solo una che lavora sodo.»
«Giusto. Alloooora, conosci qualche altro passaggio segreto?»
«Solo un altro. Porta alle segrete.»
«Davvero? Andiamo a vederle.»
Scuoto la testa. «È veramente un brutto posto. Ci sono i ragni e non so nemmeno cos’altro che strisciano laggiù e puzza di muffa inquietante.»
«Non ho mai sentito parlare di muffa inquietante.»
«E non è il caso di andarci, specialmente di notte. Sono fredde e buie.» Incrocio le braccia, per combattere un brivido al pensiero. «Penso che ci siano anche dei pipistrelli.»
Brendan si appoggia alla parete, incrociando le braccia sul petto. «Vuoi restare qui un po’?»
«Sì. Posso prendere in prestito la tua torcia? Ho lasciato il telefono nella mia stanza.»
«Certo. Ma prima voglio una cosa da te.»
Mi blocco, di colpo diffidente.
Brendan ride. «Sembra che stia per chiederti il tuo primogenito.» Mi dà un colpetto sulla spalla. «Volevo solo sapere come hai fatto a finire completamente fradicia, sporca e tremante nella mia stanza.»
Mi appoggio alla parete accanto a lui. Qualcosa di questo spazio intimo rende più facile parlare. Quindi gli dico tutta la ridicola storia.
Lui si volta verso di me. «Ti interessava tanto mantenere l’amicizia?»
«Mi sentivo male per averlo ferito.»
«Ciò che hai fatto è maledettamente eroico.»
«Nooo.»
«Sì» insiste lui.
Espiro bruscamente. «E ho anche scoperto che la faccenda degli scopamici è falsa. Almeno la parte dell’amicizia.»
Brendan resta in silenzio per qualche momento, sembra ci stia pensando, poi dice: «Probabilmente hai ragione. Un uomo non vorrebbe mai tornare a essere solo un amico una volta superata quella linea».
Mi raddrizzo e tendo la mano per avere il suo telefono. «Ho imparato la lezione.»
Lui me lo passa, con gli occhi fissi nei miei. «Hai un grande cuore.»
Kylie Gilmore è l’autrice Bestseller di USA Today delle serie: I Rourke; The happy endings Book Club; The Clover Park e The Clover Park STUDS. Scrive romanzi rosa umoristici che vi faranno ridere, piangere e allungare le mani per prendere un bel bicchiere d'acqua.
Kylie vive a New York con la sua famiglia, due gatti e un cane picchiatello. Quando non sta scrivendo, tenendo a bada i figli o prendendo debitamente appunti alle conferenze per gli scrittori, potete trovarla a flettere i muscoli per arrivare fino all’armadietto in alto, dove c’è la sua scorta segreta di cioccolato.
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