sabato 16 ottobre 2021

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - L' OTELLO E LA MALEDIZIONE DEGLI HOTEL di Pablo Ayo

 













A Otello Bonacasa gli hotel portano sfortuna: braccia rotte, fidanzamenti saltati, lavori persi. Tutto da quando a 16 anni Evaristo, il bullo del liceo, non gli diede il soprannome di “Hotello con l’H”. Evitando di avvicinarsi a alberghi, pensioni, B&B e soprattutto hotel, pian piano le cose gli vanno meglio: diventa un informatico di successo e fonda assieme all’amico Marco Trifoldi l’azienda “Cloud 9”. Finalmente ha un sacco di soldi, un lussuoso appartamento e una fidanzata bellissima: Alisa. Tutto va bene fino a quando non si reca negli Emirati Arabi per presentare il suo nuovo progetto agli azionisti. Convinto che ormai la sfortuna sia passata, alloggia nell’Hotel più bello di Dubai, l’Atlantis.
Da quel momento la vita di Otello va a pezzi: quando la polizia trova nella sua stanza d’albergo una valigia piena di cocaina si ritrova costretto a fuggire, prima dagli Emirati Arabi e poi dal carcere di Rebibbia, inseguito da sicari della Camorra, spacciatori colombiani e malavitosi romani. Otello dovrà riuscire a scoprire chi lo vuole incastrare e perché, con l’aiuto di alcuni incredibili personaggi incontrati in carcere: il gigante polacco Baby Wachowsky, il vucumprà Sahid, il falsario veneto Bepi, il contrabbandiere ligure Ceschìn e soprattutto Evaristo, il suo odiato ex compagno di liceo che lo aveva soprannominato “Hotello”.





Questa volta, il lettore non si aspetta di leggere questo libro di Pablo Alto, nient’affatto carico di suspense, di misteri, di paranormal e tanti personaggi ai quali il lettore si era affezionato.
Dimenticate lo Sherlock Holmes dei suoi romanzi mistery e noir e pensatelo come scrittore di altro genere, soprattutto di quella comica. Beh, a questo punto ne viene fuori un pot-pourri veramente divertente e saltano subito all’occhio le scene ben focalizzate del nostro bravo sceneggiatore.

I personaggi sono ben tratteggiati, a tuttotondo, e le storie sono unite tra loro da un filo sottile di intrecci ben costruiti che ti rimangono dentro fino all’ultima pagina del libro.

Le sottostorie sono ben elaborate all’interno della principale, tanto che sia quasi impossibile abbandonarle o tralasciare una parte che un’altra. A tutto ciò che viene scritto all’interno del romanzo, dalle azioni che compiono i personaggi, alle riflessioni, c’è sempre pronta una risposta.

Lo stile dell’autore è colloquiale e scorrevole, in alcuni passaggi forse troppo descrittivo, che al lettore sembra di avere davanti, non un libro, ma un copione cinematografico.

La storia ci narra di Otello Bonacasa al quale gli hotel portano sfortuna, perché ogni volta che si avvicina a uno di questi per alloggiarvi, finisce sempre nei guai, o farsi male, arti fratturati, fidanzamenti finiti male, lavori persi. La storia inizia da quando ha compiuto appena sedici anni, grazie a Evaristo, il bullo del liceo, che gli dà il soprannome di “Hotello con l’H”.

Il protagonista comprende, che l’unica cosa che gli rimane da fare, è restare lontano dagli Hotel con L’H’ B&B, ma col tempo le cose sembra che gli vadano per il verso giusto: diventa un informatico di successo e fonda assieme all’amico Marco Trifoldi l’azienda “Cloud 9”. Finalmente riesce a trasformarsi in un ricco magnate, che vive in un lussuoso appartamento e a farsi una fidanzata bellissima: Alisa. Tutto fila liscio, quando per un viaggio di lavoro non si reca negli Emirati Arabi per presentare un suo nuovo progetto agli azionisti. Otello, infatti, convinto che la sfortuna lo abbia abbandonato, decide di alloggiare nell’Hotel più bello di Dubai, l’Atlantis.

Tuttavia, da quel momento in poi, la sua vita comincerà a frantumarsi. La polizia infatti fa irruzione nella sua camera e trova una valigia piena di cocaina, a quel punto, cosa fa Otello? Preso dalla paura, scappa, prima dagli Emirati poi dal carcere di Rebibbia, sempre inseguito, è costretto a sfuggire anche ai sicari della Camorra dagli spacciatori colombiani e il non plus ultra; dai criminali romani.

A questo punto, Otello sarà costretto a scoprire chi lo vuole incastrare e il perché. Ma per raggiungere il suo obiettivo, dovrà chiedere aiuto a dei criminali incredibili che assomigliano a dei personaggi dei fumetti, che ha conosciuto durante la permanenza in prigione. Primo fra tutti Il gigante polacco Baby Wachowsky, il falsario veneto Bepi, il vucumprà Sahid, il contrabbandiere ligure Ceschìn e soprattutto Evaristo, e udite! udite! ecco il colpo di scena: il suo odiato ex compagno di liceo che lo aveva soprannominato “Hotello”.

Un personaggio ben diretto nelle sue capacità psicofisiche e se vogliamo anche un ‘furbetto’ a volte sprovveduto per le situazioni che si presentano spesso più grandi lui. Come l’altro personaggio, Bepi il falsario, che si accorge della macchia di sangue sulla moquette dell’albergo.

A trovare “una chiavetta USB!”. Oltre alla chiavetta, Bepi trova anche un orecchino, di fattura piuttosto costosa, in oro e diamanti, e chiunque lavorasse lì dentro, in quell’ufficio, una socia o una segretaria

specializzata, in quei pochi centimetri quadrati aveva perso troppa

roba preziosa e tutta insieme. Perché? Forse, anche quella più preziosa di tutte,

a giudicare dalle tracce di sangue, e Bepi sa che quando si strangola qualcuno,

una donna nello specifico, l’energia che l’assassino mette nelle mani

e l’agitazione della vittima, di solito, finisce per far cadere orecchini e collane. Lo sa perché glielo aveva confessato, una volta in cella, uno strangolatore comasco.

Bepi a questo punto si chiede: Che diavolo era successo in quell’ufficio?


Da qui in poi una serie di eventi scorrono veloci come in un film ad alta tensione.

A questo punto, Otello, aiutato da Bepi il falsario e dagli altri suoi compari, si mette sulle tracce del misterioso assassino e lo porterà a scoprire sconcertanti verità.

Per finire un arresto in grande stile del vero colpevole, con tanto di ripresa in diretta e di Otello che lo placca mentre quello cerca di fuggire. Le immagini scorrono con il logo della Cloud 9, che appaiono sui cinque megaschermi, poi, improvvisamente sostituite da qualcos’altro: Un video.

Documenti estremamente riservati e una agenda dove vi erano riportati tutti i segreti dell’Azienda, di politici, Senatori e Ministri corrotti, e lui, Otello, il quale era entrato misteriosamente in possesso del filmato dell’efferato omicidio e di tanti altri misteri ora svelati. Ma come ci era riuscito?

E come si poteva spiegare la sparizione di Otello, di Julia, anche lei si era gettata nel vuoto?

E perché i corpi non erano stati ritrovati? Che cosa era successo ai due amici di Otello?

Forse, erano semplicemente morti e non c’era altro da dire, nulla da

cercare, nessun mistero da chiarire. Si erano buttati nel vuoto e basta?

Oppure si erano nascosti? Qualcuno, da qualche parte, forse aveva

visto tutto. Magari c’era chi sapeva come fossero andate davvero le

cose. Forse la signora in fila al supermercato o il tassista in doppia fila

vicino al giornalaio. Oppure il postino.

Qualcuno sapeva.

E Otello, lui forse sapeva veramente qualcosa?

Un mistero cui nessuno riusciva a venirne a capo.


Un romanzo sulla scia di quelli del Manzini e il suo commissario Schiavone.

Ottima la parte dialogica in dialetto romanesco.

Oltre le scene delle sparatorie tra rivali, se vogliamo, alla Quentin Tarantino anni’30.



Questa nota è doverosa aggiungerla: La prima stesura di Otello e la Maledizione degli Hotel è dell’aprile 2019.

Quando nella narrazione a un certo punto all’autore è parso normale inserire una presunta

epidemia di Sars, una sindrome respiratoria acuta, ancora non c’era stata

nessuna pandemia, questo lo specifica per onore di cronaca.

(un medium – se vogliamo)

Consigliato. 






 









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