Di fronte al corpo senza vita di suo padre, Adriana non prova dolore. Turbata da improvvisi attacchi di panico, decide di entrare in analisi e comincia a ricordare episodi della sua infanzia che aveva rimosso. Sergio viene ritrovato in strada senza vita, lì, tra cartoni e vecchie coperte dove aveva deciso di trascorrere gli anni che gli restavano da vivere. Isabella l’aveva amato con tutta se stessa, ma non era riuscita a liberarlo dai suoi demoni e alla fine si era sottratta ad un matrimonio fatto di violenze fisiche e psicologiche, di condizionamenti, di compromessi… Adriana è stata il frutto di un amore malato, ma quando un amore smette di essere sano e si ammala? Fino a che limite è giusto sopportare per amore? Questa storia è un viaggio in cerca di risposte, o forse, in cerca dell’amore, quell’amore di cui tutti noi, malgrado tutto, abbiamo bisogno: l’amore degli Altri.
“Penso che ci sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore (F. De André, cit. in introduzione di Francesca Bufano, L’amore degli altri).
Verona, 1995. Adriana da Milano si trova nella città veneta per il riconoscimento del cadavere del padre, il Professor Araldi.
Un uomo dal passato autorevole, ridotto da molti anni a vivere in strada, dormire dove capita e tirare avanti tra il cibo della mensa dei poveri e il vino scadente comprato con i soldi dell’elemosina.
Adriana è tormentata da alcuni confusi ricordi d’infanzia legati alla figura del padre, violento e alcoolizzato…Adriana ricorda i suoi nove anni, quando il Professor Araldi le si presentava davanti, sporco di alcool e fumo, dicendole: perché non ti ammazzi?
La morte del padre porterà Adriana a scavare nel fondo del suo passato, in cerca delle motivazioni di quelle parole terribili.
Come per reazione alla disistima, all’indifferenza e alla violenza verbale del padre, la giovane Adriana cerca di primeggiare in tutto: emergere, farsi spazio tra gli altri, essere la prima della classe, superare i maschi in educazione fisica.
La ragazza vive un’adolescenza appartata e ascetica, tutta dedita allo studio, senza amori e amicizie.
Professionalmente riesce ad emergere diventando uno stimato avvocato. Ma resta una donna sola, senza amicizie, se non qualche frequentazione strettamente professionale con colleghi di studio.
Adriana è intrappolata in una depressione che peggiora con la morte del padre.
Contemporaneamente alla storia di Adriana, Francesca Bufano racconta la storia di sua madre Isabella, una ragazza arrivata a Verona nel 1958 dal sud dove incontra quello che sembra essere il grande amore della vita: Sergio Araldi, un uomo più grande di lei colto e raffinato. Lo stesso che si rivelerà ben diverso da quello che sembrava: un maschio “incapace di accettare i propri limiti” come afferma nella prefazione la psicologa Loredana Otranto.
E poi c’è la confessione del Professor Araldi, un uomo provato dalla vita di strada, divenuto l’ombra di sé stesso, che guarda scorrere la vita e l’amore degli altri e porta avanti una spietata auto-analisi: per lui gli anni passati in strada alla fine sembrano essere stati i migliori di una vita apparentemente perfetta, ma profondamente infelice.
Chi vive in strada rinuncia a tutto, pensa Sergio, ma lui non riesce a rinunciare alle parole.
La scrittura densa e profonda di Francesca Bufano ci porta direttamente dentro la vita di tre personaggi in qualche modo falliti e provati dalla vita. L’amore degli altri è quello che loro manca. Personaggi solitari o delusi in cerca d’amore.
L’amore degli altri ha la struttura di un thriller psicologico: c’è un motivo per il quale Sergio Araldi sembra odiare così tanto la figlia Adriana, che dovrà scavare a fondo dentro sé stessa con l’aiuto del dottor Verrenghi per scoprire il segreto che il padre le ha consapevolmente nascosto.
Nella parte del romanzo con protagonista la giovane Isabella l’autrice racconta una società ancora profondamente patriarcale, nella quale la donna era “costretta” a sposarsi dalla pressione sociale e relegata a un ruolo subalterno.
Un romanzo breve di grande intensità, che tratta temi rilevanti, e ci porta dentro le vite tormentate di personaggi “antieroici” dei quali l’autrice riesce a riportare perfettamente il punto di vista senza alcun giudizio morale.
Particolarmente interessante, nei capitoli con protagonista Sergio, la profondità con la quale l’autrice indaga sulle ragioni che possono spingere una persona a scegliere la vita di strada.
Un romanzo breve assolutamente da consigliare, di grande intensità e caratterizzato da uno stile essenziale e coinvolgente.
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