A Cristina piacevano le mele e il miele, questo il significato del titolo che, con una sfumatura di fiabesca poesia, ci porta dritto al cuore della vicenda: un amore tutto al femminile del passato che riprende forma in un presente dai contorni sfumati come un acquerello. Nessuna fiaba per Sally, la pragmatica protagonista che incontra (per caso?) la sua vecchia fiamma, forse l'unica che l'abbia fatta sentire viva. Gli anni sono trascorsi eppure la bellezza non è sfiorita, o forse c'è bellezza anche nella sconfitta e nella solitudine che porterà le due donne a riallacciare la loro difficile relazione. Qualcosa però resta nell'ombra, o qualcuno: un pericolo incombe, una presenza dolce si nasconde, parole non dette e passi pesanti risuonano dietro gli angoli della sera estiva. La storia di Sally e Cristina trova la forza nel suo essere silenziosa, provinciale, triste e languida, ma contiene un grido di speranza che ci esorta a non smettere mai di combattere.
Una volta Cristina aveva detto che le piacevano le mele e il miele e Sally aveva deciso che le amava entrambe (Silvia Iside)
Le mele e il miele. Un poetico gioco di parole che ci porta dentro la storia di Sally e Cristina, due ragazze che si incontrano per la prima volta a scuola, in un immaginario paese toscano. Sally è concreta e pragmatica, Cristina un’aspirante poetessa. Come due opposti che si attraggono.
A distanza di quindici anni, in una sera d’estate, Sally incontra di nuovo per caso la sua vecchia fiamma, forse l’unica persona che aveva realmente amato.
In quindici anni tutto è cambiato. Sally lavora nell’ambito della medicina forense, Cristina ora ha un figlio, Matteo, ed è stata lasciata da un compagno che cercherà di ostacolare in ogni modo la sua nuova vita.
E poi c’è il rapporto difficile con i genitori di entrambe. Per Sally, Cristina è l’unica persona che la abbia mai fatta sentire viva.
E così, il loro amore “tra le mele e il miele” sembra essere più forte di tutto, in una Toscana in parte immaginaria (il paese di Crespole) e in parte ispirata a luoghi realmente esistenti (Torre del Lago, Sinalunga).
Oltre ai genitori, ci sono figure “istituzionali” come la dottoressa Castellani, direttrice del laboratorio dove lavora Sally, e l’assistente sociale Lara di Vasio, che rappresentano in qualche modo un mondo istituzionale che ancora non è in condizione di accettare come naturale l’amore tutto al femminile fra Sally e Cristina.
Ed è proprio la possibilità di ricostruirsi una nuova vita assieme al figlio di Cristina, Matteo, ostacolata da tutta una serie di personaggi secondari, dall’ex compagno di Cristina ai genitori, il cuore della trama del romanzo di Silvia Iside.
Le mele e il miele è caratterizzato da una scrittura di taglio poetico, come i versi della sua protagonista Cristina, pervasa da un sottile senso di malinconia e languore.
Un affresco perfettamente riuscito di un’Italia ancora provinciale e bigotta, nel quale Sally e Cristina per i genitori sembrano non poter essere altro che amiche.
Silvia Iside ci racconta con grazia e poesia come questo amore tutto al femminile riemerso dal passato si riaffacci nella vita delle due protagoniste, strette in un ruolo che appare a volte forzato e inautentico. Le due ex compagne di scuola riallacciano la loro difficile relazione in un mondo esterno che sembra a loro ancora ostile.
Le mele e il miele è un’opera di grande qualità, nella quale l’aspetto romance si affianca a temi di carattere più sociale, come l’affresco di un’Italia provinciale e lievemente ipocrita nel quale ancora non si riesce ad accettare fino in fondo che l’amore nasce tra persone, a prescindere dal loro sesso biologico, e dove tutti restano intrappolati in maschere sociali che stanno loro strettissime.
Le mele e il miele, secondo romanzo di una giovane autrice dalla scrittura già pienamente compiuta e impeccabile, è difficile da inquadrare in un genere definito, come tutte le opere che possiamo qualificare nell’ambito della letteratura tout court. Una lettura che mi sento di consigliare a tutti, e della quale ho particolarmente apprezzato lo stile venato da una costante malinconia e da una sfumatura poetica che ci accompagna a partire dal bellissimo titolo.
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