“Non riesco a dormire! Mi disse infilandomi nel letto, era il mostro che dimorava sotto il mio letto. Ho paura, e sento freddo.
Sta stringendo la mia mano, e mi sorride, mentre con i denti mordicchia la mia gabbia d’ossa” (Alessia Piemonte)
“E’arrivata mezzanotte, con il letto faccio a botte, ora inizia la mia guerra con le bestie della terra” Dario Argento, Non ho sonno
Con questa breve filastrocca, che pur non c’entrando nulla, mi ricorda la filastrocca del fattore che la ragazza legge sul treno notturno per la stazione di Darmio (nella realtà è Torino Dora) del mio film preferito di Dario Argento, Non ho sonno, Alessia Piemonte apre la sua raccolta di “Favole della Buonanotte”. La notte è il tempo dei sogni, degli incubi, delle oscurità che emergono dall’inconscio.
Il lupo mannaro racconta la sparizione di un bambino, Gino Esposito di Napoli in una notte di febbraio. Il lupo mannaro è una delle figure iconiche dell’horror, simbolo della paura inconscia della nostra natura più istintiva e animale. E la paura del lupo mannaro spinge le persone a barricarsi in casa: un tema più che mai attuale in questi anni, che ricorda anche la scena de “Gli Uccelli” di Hitchcok quando Mitch Brenner sbarra porte e finestre.
Lech è il mio racconto preferito, narra di un’antica leggenda piemontese, quello della “golosa” un demone dalle sembianze di una bellissima ragazza che divora gli uomini che incontra come una preda. Ci sono due sorelle, Alfreda e la dolce Marinella, innamorata del giovane pastore toscano Leonzio Innocenti, siamo nel 1754. Leonzio e Marinella rimarrano vittime della “golosa”, riuscirà qualcuno a neutralizzarla? Anche Lech esplora l’inconscio, la fantasia della passione e dell’amore come totale annullamento nell’altra persona simboleggiato dal vampirismo.
Un’estate da brividi racconta l’inquietante avventura di alcuni ragazzi di Borgio, paese siciliano in provincia di Agrigento, nella Cripta delle mummie della Chiesa dei Cappuccini. Luoghi di questo genere esistono in tutta italia: la più nota è a Palermo, altre sono nelle Marche e a Roma, sempre presso la Chiesa dei Cappuccini di Via Veneto.
In Allucinazioni il giovane Manuel, dopo aver mangiato l’indigesta peperonata della nonna, viene visitato in Sogno (ma forse no, per citare Pirandello) dal petulante gnomo Carmil, manifestazione del suo inconscio. Allucinazioni, con venature comiche, è il racconto che mi è piaciuto di meno.
La Leggenda del Custode si rifà alla tradizione del cinema teen horror americano, con i ragazzi riuniti a raccontarsi spaventose storie di Halloween. È il 31 Ottobre e viene evocata la leggenda del custode del cimitero Saverio Mascia, un uomo brutto e emarginato, trucidato una notte di Halloween da quattro ragazzi.
Rispetto a Perle di Thriller, Alessia Piemonte ne “Le favole della buonanotte” verte decisamente sul versante horror. La sua scrittura concisa, ma appassionante, riesce nel miracolo di creare la giusta tensione in poche pagine. A parte il racconto Allucinazioni, un po’ più debole e con venature comiche, gli altri tengono incollato il lettore per le poche pagine e lo trasportano nel suo mondo fantastico.
L’autrice mostra anche una preparazione culturale notevole sull’argomento, arricchendo i racconti con citazioni esplicite, evocando classici della letteratura e del cinema, dimostrando di conoscere le tante leggende dell’Italia dei misteri.
Una lettura veloce e appassionante, imperdibile per gli amanti dell’horror.
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