Quando un rapporto termina, lasciandosi dietro solo macerie, è proprio da queste macerie che bisogna ripartire per ricostruire se stessi, e per imparare finalmente ad amarsi.
Lui se n'è andato.
Sì proprio lui, l'uomo che hai conosciuto a quindici anni e che pensavi ti avrebbe amata per sempre è scappato con un'altra.
Fino al giorno prima lo sopportavi a malapena, ma improvvisamente eccolo diventare il più desiderabile degli uomini.
Non importa se per colpa sua ti sei trasformata in una donna fragile e lamentosa, se per colpa sua sono anni che soffri di depressione e attacchi di panico. Importa solo che lui non ti lasci, che continui a distribuirti poche briciole di affetto in cambio di tutta la tua autostima e del rispetto per te stessa. Dopotutto chi desidera stare solo e ricominciare la lunga e faticosa ricerca dell’anima gemella tra brevi flirt e cocenti delusioni?
Fortunatamente, nonostante tutti i tuoi piagnistei, lui ti lascia lo stesso, e allora ecco che la depressione come per incanto scompare, nuovi amici compaiono all'orizzonte, e tu ti chiedi se forse non sia meglio essere single che male accompagnata…
“Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie” è un libro fresco e ironico, mai noioso e talvolta veramente spassoso, ma è anche un viaggio interiore alla ricerca di sé stessi, un'esperienza per ritrovare il coraggio di vivere.
“Uomini, attacchi di panico e altre disgrazie” di Angelica Romanin non è una semplice commedia romantica, ma molto di più. Parto col dire che non è un normale romanzo a cui siamo abituati, infatti non esiste la divisione in capitoli, è un diario e come tale, la fine è soltanto l'inizio di una storia che per il momento non conosciamo. Il romanzo parte con un incipit in prima persona in cui la protagonista (che se non sbaglio è l'autrice stessa, quindi una sorta di autobiografia), dà voce ai propri pensieri mentre seduta sul divano, rilegge il diario segreto, personale. Almeno io l’ho immaginata così. Si parte con il presente per poi proseguire con la lettura dei racconti presi dal suo diario, che riguardano il passato dell’autrice, rispetto al momento in cui ci parla nell’incipit. Quindi abbiamo una storia principalmente ambientata nel passato, divisa per data (nel senso che non ci sono appunto capitoli bensì le date di ogni evento che annota sulle pagine del suo diario) e che tratta argomenti tutt'altro che banali. Un tempo le separazioni, i divorzi erano un tabù, qualcosa di innominabile. Oggi, fortunatamente aggiungerei, non è più così. Sono del parere che non sempre si è lucidi a sufficienza per capire che la persona che abbiamo accanto non è quella giusta e se la vita invece ci offre l’opportunità di esserlo, di capirlo, allora bisogna avere la facoltà di affrontare la situazione e se necessario trovare un rimedio, come può essere ad esempio una separazione. Al giorno d'oggi però va detto che forse la cosa ci è sfuggita di mano. Questa “possibilità” di poter tornare indietro per poi ripartire, viene spesso presa alla leggera, ed ecco quindi cosa accade quando sentiamo frasi del tipo:
“Ohi, sai quei due che stavano insieme dalle superiori?”
“Si, li ricordo, non si scollavano mai!”
“Ecco, ora l'hanno fatto”.
“Si sono scollati?”
“Si e per sempre. Lei ha chiesto il divorzio”.
“Ah, beh, tanto alla fine lo abbiamo sempre pensato tutti che non erano fatti per stare insieme”.
Nulla. Ascoltando frasi di questo tipo, non accade nulla, perché per tutti noi oggi è una cosa normale sapere o vedere una coppia che “scoppia”. Ma la verità, quello che nessuno analizza e su cui tutti chiudono gli occhi è la devastazione che ne consegue per la coppia stessa, per la persona. Si, forse oggi sarà anche facile divorziare dal proprio marito, o dalla propria moglie. Un avvocato, quattro firme, duemila euro e il gioco è fatto. Ok. Ma di quello che accade psicologicamente alle singole persone che si trovano ad affrontare una situazione simile, chi se ne preoccupa? Forse per quanto riguarda l'aspetto emotivo, non è tutto rose e fiori, e proprio di questo parla Angelica Romanin, mettendosi spesso in discussione, affrontando le paure, le ansie, le paranoie, i conflitti interiori che quotidianamente la assillano, dopo la fine della sua storia d'amore durata per ben quindici anni. Una storia che parlava di tutto ma non certo d'amore, ma lei questo riesce a capirlo soltanto dopo, quando ormai si ritrova ad un soffio dal baratro. A quel punto si riprende, fa un bel respiro e decide di affrontare la vita così come viene.
Devo essere onesta, alcuni punti verso il finale sono stati un po’ noiosi. La storia parte e promette davvero bene ma, a mio avviso, si perde proprio sul finale. Devo anche dire che in alcuni momenti ho sul serio pensato:
“Ma dico, sei scema o cosa? Non lo vedi che è un cretino? Perché piangi per lui? Non ha senso!”
Queste sono state frasi che mi hanno accompagnata per gran parte del libro. Però sul finale l'autrice dice una cosa che spiega tutto: purtroppo, nonostante tutto, noi essere umani siamo destinati a voler avere qualcuno al nostro fianco. Vogliamo a tutti i costi legarci ad un'altra persona anche se questo vuol dire vedersi chiudere in faccia una serie di portoni, perché è più forte di noi. Soli, non sappiamo starci.
Ovviamente non sono queste le parole usate dall’autrice (le sue sono molto più delicate) ma in linea di massima il concetto è questo, ed è la cosa che ha risposto alle mie sopracitate domande.
Domande che vengono spontanee a chi come me non ha subito in prima persona ciò che Angelica subisce in questa storia.
Per finire, questo romanzo per me merita molto, anche soltanto per la parte dedicata all'ansia e agli attacchi di panico. Soffrendone io per prima (lo confesso) durante la lettura mi sono ritrovata spesso ad immedesimarmi nella protagonista: il modo in cui descrive certe situazioni, certe circostanze, le paure, le angosce, le emozioni e i dolori fisici, beh, richiama in pieno quello che accade quando si è vittime di questo problema.
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