venerdì 6 novembre 2020

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - L'INGANNO DEL SANGUE di Maria Carla Mantovani

 
















New Harbour 1947



Nonostante la polizia faccia di tutto per arginare la potenza delle Famiglie criminali, New Harbour è una città ancora piena di pericoli e giochi di potere.

In questo capitolo conclusivo assisteremo al conflitto finale per il potere: gli accordi verranno traditi e nessuno potrà più considerarsi al sicuro.

Sesso, soldi, tradimenti e amore faranno da sfondo a questo ultimo volume, dove non ci saranno più regole tranne una: non fidarti di anima viva.








Come mi aspettavo, il secondo volume della trilogia “L’inganno del sangue” non mi ha deluso. Quello di Mariacarla Mantovani è una storia intensa, ricca di colpi di scena incastrati alla perfezione tra un passaggio e l’altro. Carla Maria Mantovani si dimostra ancora una volta una scrittrice sopra le righe nel creare una trama in cui si avviluppano amore, crimine e sentimento. Un romanzo dalle sfumature noir che avvince e appassiona fin dall’incipit.
La presenza del male è ovunque a New Harbour , e si evince attraverso gli efferati delitti commessi per vendetta dai clan rivali. Il ritmo è serrato e il lettore, a volte, - almeno questa è stata la mia sensazione - rimane senza fiato, mentre i battiti cardiaci aumentano e a volte rallentano secondo la tensione creata magistralmente dall’autrice.

Per alcuni passaggi la trama si riallaccia ai vecchi film dei Gangster-movie anni trenta; esempio sono Gli Intoccabili (1987), sulla vera storia del gruppo di polizia che diede filo da torcere alla criminalità di Chicago durante il Proibizionismo, ed Era mio padre (2002), pellicola su un gangster irlandese che negli anni '30 sfidò i boss dell’epoca. Una storia in cui l’allusione ai leader della malavita di poter alimentare la corruzione, le proprie ricchezze e imperi criminali grazie al mercato nero, al contrabbando di alcool al riciclaggio di denaro sporco e al giro della prostituzione, è ricco e ben studiato. Anche i dialoghi tra i personaggi  rispettano molto il linguaggio dei gangster degli anni trenta, “Al Capone, Dillinger”, per citarne dei più famosi. Il plot delle azioni è frizzante e reso ancor più vivace dalle sparatorie, inseguimenti e rapimenti, con personaggi che fumano beatamente ognuno nelle proprie auto. Devo dire, che anche il fumo delle sigarette inserite nei lunghi bocchini per sigarette che andavano molto di modo negli ’20 e ’30 tra le signore e adoperato da una delle protagoniste, “Miranda”, ha impresso al romanzo delle sfumature velate che rende più credibile i personaggi.
Dunque, un romanzo, quello della Mantovani, ben strutturato che appassiona con i suoi ritmi, ma che allo stesso tempo ripropone una società americana anni ’30 che sorprende e conquista. Il finale non è scontato come si potrebbe pensare, anzi, il lettore fa fatica a capirne i meccanismi, finché l’insospettabilità non viene a galla, tuttavia preparatevi a questo solo alla fine.

Libro consigliatissimo.














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