Diego è un uomo di successo, indipendente dalla sua famiglia d'origine e felicemente sposato con Monia, che ancora lo attrae dopo dieci anni di matrimonio. Il giorno del suo trentaseiesimo compleanno, tuttavia, la vecchia cicatrice che gli deturpa il fianco inizia a bruciare come fuoco e una donna fino ad allora sconosciuta gli compare nella memoria prendendo possesso dei suoi ricordi più remoti. Si trova poi costretto a tornare a casa per la morte del padre, ma soprattutto per ritrovare questa donna che lo attira nel luogo natio da cui era fuggito quasi vent'anni prima: un paese rurale ricco e silenzioso, in cui un lungo muro di fango, paglia e pietre dietro la chiesa parrocchiale funge da barriera alla dissoluzione. Sono due le donne che hanno vissuto oltre questa chiusura: le donne del fiume."
Il romanzo di Tala Malasca è poesia pura, avvolta nelle atmosfere cupe e insidiose di un cattolicesimo che condanna le donne, come al tempo della santa Inquisizione, alla stregoneria, per sottometterle al loro volere.
I personaggi sono descritti e caratterizzati in modo incantevole, studiati in maniera egregia, tantoché sembra parlino direttamente con me, lettore attento e sensibile alle loro vicende umane.
Anche nei più grandi scrittori, a volte i personaggi non sono stati strutturati in maniera credibile, ma la forza prorompente e narratologica di questa autrice, beh, lasciatemelo dire, mi ha lasciato perplessa e allo stesso tempo affascinata, soprattutto per come è riuscita a proiettarmi nel suo mondo, in quello dei suoi splendidi personaggi che si muovono a volte cauti a volte impulsivamente, in una storia in cui emergono credenze popolari e superstizioni seguiti da riti occulti. Aggiungo e con piacere, che questo romanzo sia il migliore che abbia mai letto in questi ultimi tempi e nel quale l’autrice riesce a esprimere una spiccata originalità e singolarità “suis generis”.
Lo consiglio, e non solo agli amanti del genere.
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