venerdì 27 novembre 2020

Recensione Romanzo - BY GRAZIA - LA VESTE PROFANATA di Claudia Torresan

 















Roma fa nuovamente da sfondo a un’indagine condotta dall’ispettore Ivan Tedesco.
In una notte di novembre, particolarmente gelida e ventosa, un giovane di buona famiglia viene assassinato nel proprio letto.
Quello che, a prima vista, si presenta come un caso di omicidio su cui indagare, ben presto si rivelerà un intreccio di misteri da svelare, di cui questo assassinio rappresenta solo la punta dell’iceberg.
La famiglia Barone, a cui apparteneva il ragazzo deceduto, crea da subito motivi validi per essere ritenuta degna di attenzione e di ricerche accurate che spieghino comportamenti inverosimili dopo la morte di un congiunto. Quasi ogni membro di quel copioso nucleo familiare pare possedere un movente per il delitto commesso.
E Ivan proseguirà l’indagine con l’aiuto dell’ex collega, Oreste, dopo il suo trasferimento fuori Roma, ma vicino a lui anche nel tentativo di risolvere questo insidioso caso.
Insidioso al punto che Ivan si troverà a dover disturbare un uomo potente, insospettabile e la cui carica si colloca ai piani alti.

Claudia Torresan è nata a Vigevano (PV), Italia. Ha conseguito un diploma in liceo classico e poi una laurea in scienze biologiche. Fra i suoi libri pubblicati: La paura torna sempre e Rime che uccidono.







La storia è ambientata a Roma, in particolare all’interno del distretto di polizia del settore Celio, dove un giorno, avvolti da cold blood, sangue freddo di un cadavere ritrovato dalla polizia, assassinato nel proprio letto. Una signature, cosiddetta in criminologia, una firma che di solito distingue un serial killer da un altro, oltre al modus operandi con cui uccide le sue vittime.

Ma qual è il movente che ha spinto l’assassino a uccidere Barone Donato, figlio di Emilio barone?

Sarà l’ispettore di polizia Ivan Tedesco insieme a Carmen Albini, il nuovo commissario donna assegnato al suo distretto, a svelare il misterioso omicidio e i misteri che avvolgono l’intera famiglia Barone alla quale la vittima apparteneva, per riportare pace e tranquillità nella comunità.

Esaminando l’intera opera, (oltre alla sinossi che rivedrei) mi trovo a dover sottolineare diversi deficit. Tra i primi c’è in effetti una trama assolutamente non nuova. Questo commissario femmina mi ricorda - e non alla lontana -, un altro capo della polizia di una fortunata serie televisiva, ma non voglio fare spoiler.

Inoltre, mi sono resa conto che ci sono delle incongruenze in fatto di conoscenza da parte dell’autrice in elementi di ordinamento giudiziario in generale.

Queste incongruenze, purtroppo, non credo possano soddisfare un lettore attento nei minimi particolari quando ci si accinge a scrivere un romanzo di questo genere. Per quanto mi riguarda, nella “Veste profanata” non si riscontrano quelle caratteristiche per le quali un poliziesco o giallo dovrebbe avere per distinguersi da romanzi che appartengono ad altri generi letterari.

Lo stile, poi, è più che ridotto a delle semplici intercalate romanesche e, anche se l’autrice si impegni a far sì che i dialoghi sembrino reali, al contrario risultano artificiosi, quasi non fossero degli esseri umani a parlare, ma marionette pilotate, tanto che l’opera non lascia spazio all’immaginazione.

Veniamo ai personaggi: Poco o niente ho da aggiungere, tranne che non mi hanno affascinato né con le loro azioni né con le loro caratteristiche. Veniamo alla suspense, che ho trovato quasi del tutto mancante e quella che c’è, è stata collocata nei momenti meno felici della storia.

La cosa alla quale farei riferimento e in modo positivo, è l’audacia e la passione che l’autrice ci mette a narrare la storia, e so quanto sia dura per un autore imporsi in un mercato editoriale sempre più vasto e pieno di scrittori che editano le proprie opere. Per questo non voglio scoraggiare, anzi, spronerei l’autrice a fare meglio perché le potenzialità ci sono, (motivazione per aver assegnato le quattro stelle) e si evincono in alcune frasi che non mi hanno lasciato del tutto indifferente. Tuttavia rivedrei alcuni passaggi e termini ad esempio come: (al posto d’impiantato nel petto – conficcato nel petto), per far sì che il testo possa risultare migliore in ogni sua sfaccettatura.

Lo consiglio comunque agli amanti del genere affinché possano farsi una propria idea 














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