Selvaggia è una ragazza senza pudore. Ogni notte, nel suo pick-up, si esibisce per gli uomini del paesino di campagna in cui abita. Una notte, però, una ragazza le fa una scenata in pubblico durante uno spettacolo, facendola sentire per la prima volta una svergognata. Selvaggia è incuriosita da quella bellissima signorina "perbene", che si chiama Marianna, e comincia a farsi strada nella sua vita. La curiosità diventa attrazione irresistibile e Selvaggia si accorge di provare un'intensa passione per lei. Qual è il segreto che Marianna nasconde e che infiammerà ancora di più il cuore e il corpo di Selvaggia?
Ho parcheggiato il pick-up; ci sono già cinque uomini lì in attesa. Ormai conosco le loro facce. Non mi salutano, come al solito fanno finta di essere lì per caso. La cosa mi eccita sempre, mi fa pensare che sia la prima volta, che quello che farò li stupirà. Temporeggio per qualche minuto, stendendo il rossetto con la punta delle dita, mentre mi guardo nello specchietto. Attendo che il pubblico si faccia più numeroso e, come sempre, non devo aspettare più di qualche minuto. A occhio e croce saranno una ventina, questa sera...
Selvaggia e
Marianna sono due ragazze di provincia, da alcuni dettagli suggeriti
dall’autrice me le sono immaginate in un paese del Lazio interno o
comunque dell’Italia Centrale. Apparentemente molto diverse, sono
in realtà profondamente unite dal condurre una vita non autentica.
Selvaggia
ha 19 anni, e dopo la morte della madre e l’abbandono del padre,
vive sola con Nonna Evelina.
Si guadagna
da vivere spogliandosi ed esibendosi ogni sera nel suo pick up a
“beneficio” degli uomini del piccolo paese in cui abita. La sua è
solo una performance,
anche se molto esplicita, non è mai stata toccata da nessuno degli
“uomini che guardano”. Quando la incontrano di giorno, questi
uomini un po’ ipocriti la ignorano o la guardano male.
La nonna,
con la quale ha un rapporto profondo e tenerissimo, alla quale offre
ogni sera un dolcetto, è convinta che lavori fino a tardi in un bar.
Marianna lavora nel negozio di alimentari del padre, detto “Peppino
il Cornuto” per una vecchia storia di tradimenti coniugali. E’
fidanzata con Mario, con il quale mostra però una certa freddezza
dal punto di vista dell’intesa erotica, apparentemente perché è
una ragazza composta e perbene. Sogna di fuggire a Roma per studiare
e lavorare come infermiera, sente di vivere una vita non sua.
Le loro vite
si incontrano all’improvviso una sera, quando Mario si fa
accompagnare da lei allo spettacolo di Selvaggia e lei la attacca in
maniera molto violenta: “Dovresti vergognarti! Mi fa schifo quello
che fai! Mi fai ribrezzo!”. Selvaggia rimane nello stesso tempo
sconvolta da tanto odio gratuito e intrigata da questa strana
ragazza. La notte dopo l’aggressione Selvaggia, che non era mai
stata con una donna, è assalita da intense fantasie sessuali con
Marianna protagonista, molto ben descritte dall’autrice.
Il giorno
dopo si presenta fuori dal negozio del padre con una rosa per trovare
una connessione. Le due ragazze si parlano, e come spesso accade in
varie situazioni, basta parlarsi per “rompere il ghiaccio” fra
due persone. Anche se Marianna continua a non approvare le
performances di Selvaggia, diventano amiche, e alla fine Marianna le
confessa di non provare alcun interesse per gli uomini e che
frequentava Mario solo per indossare una maschera sociale e farsi
accettare dal padre e dal paese. Quella sceneggiata contro Selvaggia
era di fatto un’aggressione a un parte di se stessa.
L’autrice
è molto abile a dilazionare la tensione erotica fra le due
protagoniste per buona parte del racconto, fino a farla esplodere
solo nelle pagine finali, con il primo bacio alla “sagra del
tartufo” e il primo intensissimo incontro erotico il giorno dopo,
nel retro della bottega di Marianna che diventerà il luogo del loro
amore. La prima delle due scene erotiche con le due ragazze
protagoniste è quella descritta con più intensità e
coinvolgimento. Nel piccolo paese in cui abitano, il loro è un amore
impossibile. Quando il padre le scopre, insulta la figlia con una
terribile sfuriata e la convince a trasferirsi a Roma. Sembra un
abbandono, ma le ragazze restano in contatto e riescono a vedersi
ogni tanto fino a che, dopo la morte dell’amata nonna e il suo
tacito assenso al nuovo amore della nipote, Selvaggia può
raggiungere la ragazza che ama a Roma e progettare di aprire una
piccola attività di fast food e panini.
E’ vietato
calpestare i sogni, è vietato soffocare la propria natura o le
proprie inclinazioni, è vietato non vivere un amore in cui si crede
fino in fondo, è vietato farsi condizionare dal giudizio di persone
ipocrite o limitate da pregiudizi: è questo il bel messaggio del
racconto di Giulia Amaranto, che non è solo un racconto erotico f/f,
ma anche e soprattutto una storia di crescita e consapevolezza
personale.
L’esibizionismo
sfrenato di Selvaggia e il perbenismo di facciata di Marianna erano
due facce della stessa medaglia, delle reazioni nevrotiche al
soffocamento di se stesse, della loro vera natura. E soffocando se
stessi, si sta male, come accade alla due ragazze prima di
incontrarsi.
Del racconto
di Giulia Amaranto mi è piaciuta anche l’ambientazione in
un’Italia profonda e provinciale, quasi un po’ volutamente retrò
nelle descrizioni dei personaggi di contorno come il padre “Peppino
il Cornuto”. Un’Italia profonda dove tutti conoscono tutti e a
volte si desidera di scappare a Roma (o nella grande metropoli più
vicina) per disperdersi in un anonimato di una città dove nessuno si
accorge di te, un’Italia dove convivono tradizioni secolari con la
realtà del mondo di oggi, dei social network, della sempre maggiore
somiglianza negli stili di vita fra le diverse generazioni, un’Italia
dove la vita è più lenta, ma che a volte può dimostrarsi più
accogliente e aperta di molte metropoli.
La trama è
coinvolgente, la scrittura piuttosto semplice e fluida; il racconto
avrebbe forse avuto le potenzialità per essere sviluppato
maggiormente, fino a farlo diventare un vero e proprio romanzo,
caratterizzando di più i personaggi secondari e curando di più uno
stile comunque interessante.
“Selvaggia
voglia di lei” è una lettura che mi sento di consigliare per il
messaggio liberatorio che contiene, in particolare a ragazze/i che
rinunciano alla propria felicità per restare prigionieri di maschere
sociali e vite già predisposte da altri, in un’epoca storica nella
quale i pregiudizi sull’omosessualità, meno radicati e espliciti
di un tempo, covano sotto la cenere e possono esplodere. Per tutti
gli altri è comunque una lettura fluida e piacevole, e Giulia
Amaranto ha il dono di farci immaginare visivamente non solo le due
ragazze, ma anche l’ambiente del piccolo paese con i suoi
personaggi. Personalmente vedo il suo racconto molto adatto a un
adattamento cinematografico, in forma di cortometraggio o anche di
film vero e proprio aggiungendo magari qualche storia o elemento di
contorno.
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