Respiro Readers
vi segnaliamo l'uscita
del nuovo romanzo dell'autrice italiana Emma Scacco.
TITOLO: Esitate in love
AUTRICE: Emma Scacco
CASA EDITRICE: Self Publishing
SERIE: Sliding Love #2
GENERE: Romance
PAGINE: 336
PREZZO EBOOK: 0.99
DATA USCITA: 25 Maggio 2020
Dopo la
partenza di Greta per alcuni a Copperas Cove la vita sembra essersi
sospesa in un limbo, nel quale non si va avanti né indietro.
Purtroppo però il ranch McLoad dovrà scontrarsi con la dura realtà:
la banca vuole riscuotere il suo credito e la tecnologia, nuovo
nemico silente, avanza. Un avversario oscuro incrinerà nuovamente le
sorti della tenuta e di tutti coloro che ci abitano.
In un
intreccio di incontri, amori, paure e rinascite riusciranno Steve e
Arianna a salvare il ranch e a vivere, finalmente, il loro amore?
PROLOGO
Steve
La necessità di
questo bacio sfonda ogni mio tentennamento. È la prima volta che mi
perdo così tanto in lei da non discernere la ragione dal sentimento.
E il secondo ha la meglio. Si sono sfidati come due vecchi cowboy,
duellando una di fronte all’altro, in canna un solo colpo, una
lotta alla pari e regolare, tra la polvere di quello che è rimasto
di me, dopo questa estate devastante. Un solo proiettile esploso,
solo uno dei due sfidanti è rimasto a terra.
La ragione… R.I.P.
E il sentimento,
libero di bruciare di se stesso, fa tabula rasa di tutto, come una
mandria di cavalli selvaggi che invade la prateria del mio essere.
Non posso fermarmi,
non ho più nulla con cui contrastarlo. Perciò affondo in questo
bacio che ha il sapore d’amore e necessità, le mie mani sfiorano
il suo corpo e lasciano le sue libere di vagare sul mio, conquistando
cellula dopo cellula.
Odore di fieno e di
lei riempie le mie narici, i miei occhi strabordano della bellezza
del suo corpo color latte, sul seno algido svettano i capezzoli
turgidi e scuri, solo vederli è un richiamo a saggiarne il gusto,
come una tazza di panna e fragole dopo un afoso pomeriggio di lavoro.
Lei è il gusto
della mia estate, del mio inverno, di tutti gli autunno e le
primavere che verranno.
«Steve», sussurra,
mordendosi le labbra rosse e gonfie, buttando la testa indietro e
facendo ricadere i suoi capelli rossi che, non volendo, si mischiano
al colore del fieno, come se questo granaio stesse bruciando, non
solo di passione.
Il mio nome che esce
dalle sue labbra è ciò che di più sublime si possa sentire.
La sovrasto con il
mio corpo. Le sue lunghe gambe bianche si allacciano alla mia vita,
supplicandomi di darle di più.
Ha già tutto di me:
il mio amore incondizionato, la mia fiducia, il mio rispetto. Tutto.
Potrebbe
schiacciarmi con un solo gesto, ma il mio cuore malandato sa che non
lo farebbe mai, lo vedo scritto nei suoi luminosi occhi azzurri,
liquidi di passione. Nessuna donna mi ha mai guardato così, nessuna
di quelle che ho avuto mi ha dato tanto, senza concedermi il proprio
corpo. Lei quello non l’ha mai donato a nessuno e ora freme perché
la faccia mia, per unirci in qualcosa di unico e nuovo per entrambi.
Mi blocco.
Porco cazzo! Questo
non è il solito sogno ad occhi aperti o chiusi. È la realtà…
Lei è sotto di me,
nuda, i suoi fianchi continuano a brandire i miei, mentre mi sollevo
come ustionato, lanciandole i vestiti che ci eravamo strappati a
vicenda.
Il suo sguardo
sgomento mi ferisce come un coltello conficcato all’altezza del
petto.
Mi rivesto,
scappando come una lepre inseguita dal coyote. Non posso farle
questo, non sono la persona giusta. Lei è così pura e io sono
macchiato per sempre.
Non perché sia
vergine e minorenne, sarei disposto all’inferno per lei, la
prigione è minaccia da poco, è per quello che ho fatto e sono
stato.
Il passato rimarrà
per sempre: l’adolescenza violenta, la ricerca del piacere che
riempisse i buchi neri della mia anima, la droga, le donne, i soldi e
il sesso.
E non posso
macchiare anche lei.
Arianna
«Se esci da quella
porta, non azzardarti a tornare.»
Il freddo che
avverto sulla pelle ora che Steve sta fuggendo come un ladro, non è
nulla rispetto al gelo che mi pervade le pareti delle vene quando
realizzo che mi sta allontanando per l’ennesima volta.
L’ho inseguito
tutta l’estate. L’ho accompagnato con pazienza, prendendo ciò
che lui centellinava, senza mai pretendere nulla, ma non posso fare
finta di non sentire questo desiderio che non è solo dettato dalla
carne: la mia anima richiede di unirsi alla sua, perché lo amo.
Mi copro con i
vestiti che mi sono stati lanciati addosso ancora appallottolati,
come li ha recuperati da terra, mentre a grandi passi si allontanava
da me, da noi, per l’ultima volta.
Sono nuda, ma non è
questo a farmi sentire esposta, è invece la consapevolezza che lo
strappo non potrà essere più ricucito. Tremo, un fremito mi
attraversa, ma le parole escono decise e scandite e raggiungono il
ragazzo come una freccia.
«N-non posso»,
biascica. I suoi occhi, che prima mi avvolgevano, ora sono distanti e
colpevoli, di cosa ancora non so, non mi è dato sapere.
Esita… Lo vedo; è
un istante che istiga
la mia speranza. Si disintegra però con il passo che gli permette di
superare la soglia del granaio e lasciarmi sola.
È un attimo lungo
una vita e doloroso come se mi pestasse il cuore con un tacco a
spillo. Non è bastato quello che ci ha legati in questi mesi a farlo
rimanere con me.
Non ho mai saputo
cosa si provasse a regalare qualcosa a qualcuno che ami e vedere la
delusione sul suo viso, fino a oggi.
Steve ha adorato il
mio corpo, finché è diventato così reale da spezzare il sogno nel
quale ero caduta. Mi ha fatto sdraiare sul fieno per accoglierlo,
sarei stata anche su un letto di braci ardenti per riuscire a
diventare sua, per fonderci. Ma tutto questo non è stato un regalo
ben accetto.
Stavo per donargli
tutta me stessa, evidentemente non sono abbastanza.
Ripudiata, ancora
prima di essere amata. Il fardello di quello che sono pesa come un
macigno, un’eredità scomoda, un ricordo indelebile.
Eravamo una cosa
sola, sento ancora il suo profumo sulla pelle e mi rivesto umiliata e
affranta, mentre i capelli mi si appiccicano al viso rigato di
lacrime.
Ogni passo verso
casa è faticoso come se trasportassi la delusione sulle spalle e non
nell’animo. Il portico sembra deserto e di questo sono intimamente
grata, non avrei sopportato di incrociare gli occhi spenti di Luke.
Da quando nonna ci
ha lasciato, il colore azzurro delle sue iridi vira al grigio, come
se il cielo nel suo sguardo contenesse solo pesanti nuvoloni pieni di
pioggia. Gli stessi occhi con i quali l’ha ammirata adorante per
quasi cinquant’anni, ora hanno perso la luce.
Mi guardo intorno.
La prateria mi ha
sempre risollevato il morale, osservare la vita del bestiame, che
procede placida, mi rammenta quanto tutto sia effimero, ma, mentre
cerco la pace per sanare la mia ferita, vedo la sagoma di mio
fratello, Jonathan, seduto sulla vicina staccionata intento a
studiare la cavalla Palomina.
Colei che ha unito
Jonathan al suo grande amore: Greta.
Si sono avvicinati
per permetterle di realizzare il sogno di salvare il ranch del padre,
Michael MacLoad. Si sono avvicinati abbastanza da azzerare l’odio
che si era intromesso tra la nostra famiglia e la sua. Quel sogno
però è costato caro a tutti.
Lei se n’è
andata, è tornata a Londra da sua madre, sua nonna e la sua vita a
metà. Prima di partire si è dimenticata di noi a causa del furto
dei suoi cavalli architettato da mio padre, durante il quale ha perso
la memoria. Lui voleva il ranch per sé, perché gli ricordava la sua
amata, la sorella di Michael, morta a causa di un incidente a
cavallo. Per l’amicizia che legava i due, mio padre non è finito
in galera, è ancora qui con noi. Michael non l’ha denunciato,
eppure io non so se potrò mai perdonarlo del tutto. [M1]
Com’è strana la
vita.
Io ho appena
distrutto ogni frammento che potesse, in qualche modo, ricordarmi
dell’esistenza di Steve, del suo passaggio sulla mia strada.
Vorrei cancellare
anche i ricordi, se solo potessi, mentre Jonathan si crogiola nel
dolore di quello che poteva essere ogni singolo giorno. Ha persino
acquistato la cavalla per una cifra assurda e passa ogni minuto
libero a osservarla, come se la sua presenza gli riportasse indietro
lei.
Sono sicura che l’ha
amata. Non come Tiffany, lei lo faceva stare comodo e lui si era
abituato alla situazione. No, Greta lo metteva sempre in difficoltà,
lo obbligava a essere migliore, ma dopo che ha perso la memoria,
tutto è cambiato.
Hanno lottato spalla
a spalla per salvare il ranch, ma ora è tutto sfumato e lui passa
ore a quel recinto, appoggiato alle assi di legno senza fare un passo
o dire una parola.
«Perché non vai da
lei?» urlo, facendo volare lo storno appollaiato sul filo della
corrente.
Persino Palomina
alza la testa nella mia direzione. Non ha paura. Quel cavallo ha
carattere da vendere, un po’ come la sua proprietaria che è volata
dall’altra parte dell’oceano per tornare a una vita che non le
appartiene.
Come mi manca. Lo so
che manca anche a lui, anche se finge di non aver sentito. Non vuole
affrontare la realtà, quindi fa come gli struzzi e mette la testa
nella sabbia.
«Perché non vai da
lei?» ripeto, avvicinandomi.
«Voglio che si
abitui alla mia presenza», risponde con rassegnazione.
«Non parlavo del
cavallo», lo sfido.
La felicità è a un
passo e nessuno ha le palle per azzerare la distanza.
«Lo sai benissimo,
c’è bisogno di me qui.»
Già questa è la
sua scusa. Chissà quale sarà quella di Steve. Poco mi importa, non
voglio sentire né l’una né l’altra, sono stanca di questi
cowboy che non hanno il coraggio di vivere, sanno solo sbattere i
tacchi e fare tintinnare gli speroni sulla terra.
«Sei solo un
fottuto vigliacco, ma tranquillo, sei in ottima compagnia.»
Si volta indignato
nella mia direzione. Non ho mai visto quello sguardo che ora mi sta
riservando, ma non desisto.
«Non puoi capire.»
Alzo il mento.
«Pagliaccio.»
L’ho chiamato così
solo quando ha lasciato che Greta andasse in ospedale da sola dopo il
furto.
Ora sono io che lo
scruto con disprezzo. Paga un prezzo alto anche per qualcuno che non
è qui.
Me ne vado. Mentre
attraverso il portico mi chiama a gran voce. Non mi volto e non
rispondo.
La brava e
obbediente Arianna è morta oggi, sepolta dalla paura che hanno altri
di vivere.
Jolene
«La mia bambina!»
Così esordisce
l’uomo intrigante sui sessant’anni, avvolto in un abito di
sartoria che sta a pennello sul suo fisico ancora tonico, alzandosi
dalla sedia del ristorante nel quale mi ha dato appuntamento. Mi
rifletto in un paio di occhi scuri, identici ai miei, mentre lui
sfoggia il suo sorriso affilato.
C’è stato un
periodo in cui ho creduto davvero che quelle parole fossero dette con
affetto sincero. Ho smesso di crederlo, però, prima di imparare a
scrivere. Ci sono cose che non ti insegnano a scuola.
Sorrido, per
lasciarlo nell’illusione di esercitare ancora potere su di me, ma
non per amore.
Non più. Mai più.
«Papà, che bello
vederti, come sta la mamma?»
Fingo un entusiasmo
che non mi appartiene. È qui perché vuole qualcosa e sono certa non
ci metterà molto a mettere in tavola le carte che vorrà farmi
vedere. Le vincenti le terrà nascoste come il più abile dei
croupier.
«Le manchi da
morire», esagera.
Immagino. Mia madre
è una di quelle donne che bastano a se stesse, anzi a volte è di
troppo anche da sola, visto com’è spropositato il suo ego.
«Ma fatti vedere!
Sei stupenda. So che gli studi vanno a gonfie vele, siamo orgogliosi
di te.»
Lusinghe. Deve aver
proprio necessità.
«Non mi lamento»,
cerco di non dare troppo peso alle sue parole, ma è difficile quando
da una vita aspetti un po’ di considerazione.
«Non fare la
modesta con il tuo paparino…» Appoggia la mano sulla mia e stringe
in un gesto di affetto che trovo forzato e fuori luogo.
«Pierre, sappiamo
entrambi per cosa siamo qui, quindi, per favore, non tirarla troppo
per le lunghe.» La mia voce esce scandita e tagliente e affetta il
sorriso finto sulle labbra carnose di mio padre. Vorrei non
assomigliargli, invece, siamo identici e non solo per l’aspetto
fisico.
«La famiglia ha
bisogno di te», taglia corto.
Deve essere grave e
godo di poter avere per una volta il coltello dalla parte del manico
o almeno è quello che mi lascia credere. Ho capito tempo fa di non
avere scelta: lui manipola la vita di tutti in modo più o meno
velato e ti trovi costretto a fare quello che chiede, non per amore e
neppure per rispetto, solo perché non hai altra scelta.
«Se mi rifiutassi…»
Il suo sguardo mi
ghiaccia e finalmente lo vedo Requin,
lo squalo, come da bambini ci divertivamo a definirlo io e i miei
fratelli: il sorriso tagliente di chi sa di poterti mangiare in un
sol boccone.
«Sei un’adulta»,
soppesa, «ma non sei una stupida. Certo non posso obbligarti.»
Bugiardo!
Può eccome. E non
solo può, non è neppure così intelligente da mostrare un minimo di
rispetto o apprezzamento.
Questa farsa offende
la mia intelligenza. Dovrebbe darmi ciò che merito per il mio
lavoro, invece sarebbe capace di tagliarmi i viveri e questo farebbe
di me la collegiale più squattrinata di Boston, niente più feste,
vestiti e locali cool.
«Puoi ricattarmi,
però.» Stringo gli occhi, sfidandolo.
«Mai detto questo,
se non vuoi aiutare la tua famiglia, sei libera di lavartene le mani,
del resto i tuoi fratelli sono già stati chiamati.» E saranno
accorsi, penso con un pizzico di astio e sarcasmo.
Dopo quanto successo
l’anno scorso mi sorprende come mio padre abbia perdonato mio
fratello, giusto in tempo per avere bisogno del nostro appoggio.
Mi sistemo sulla
sedia al suo fianco, mentre ordina per entrambi un piatto che non ho
intenzione di mangiare: lui può controllare quasi tutto di me…
Quasi.
Quello che non può
controllare è ciò che mi tolgo dal piatto, ciò che limito da sola,
quello lo posso decidere solo io. In questo lui non ha voce in
capitolo.
«Cosa dovremmo
fare?» Non ho neppure provato a ribellarmi, sarebbe stato inutile e
sciocco.
«L’azienda vuole
arrivare alle distese del Texas e innestare un metodo di lavoro come
quello già utilizzato in Australia. Le grandi case verranno
sistemate e vendute a personaggi di spicco, lasciando il bestiame
gestito dai mezzi meccanici. Non vi viene chiesto niente di più che
quello che avete già fatto» spiega.
Due anni fa la sua
azienda ha conquistato l’Australia approfittando della crisi
agricola, costringendo i contadini e gli allevatori a svendere le
loro proprietà grazie a una fitta rete di contatti forniti proprio
da noi, i suoi figli. Abbiamo aggirato il sistema, facendo aprire gli
occhi ai figli di quei contadinotti sulle prospettive della
tecnologia e soprattutto sull’agio della vita in città. Quando la
gioventù si è schierata per la vendita delle proprietà, nonni e
genitori sono capitolati.
«Dove stavolta?»
soppeso annoiata. Dovrò mettere di nuovo la mia vita in stand-by,
frequentare gente di cui non mi frega un accidenti, fingermi
accomodante, trovare colui che viene considerato il leader della
comunità e convincerlo utilizzando tutti i modi.
Spencer ancora
stolkerizza i miei social e ho dovuto bloccarlo un po’ dappertutto.
Aveva creduto che mi fossi invaghita di lui al punto che avrei
abbandonato gli studi, mi sarei messa gli stivali ai piedi e avrei
cucinato e sfornato stufati e figli.
Quanto possono
essere stupidi gli uomini?
Devo ammettere che
ho imparato a manipolare la gente da qualcuno di davvero bravo, è di
fronte a me, lusinga e schernisce con lo stesso tono.
«Sei saggia.»
«Non ho scelta, ma
sappi che è l’ultima volta.»
«L’ultima volta
per quest’anno.» Ridacchia, affondando la forchetta nel pezzo di
carne che ha nel piatto, mentre io sposto l’insalata nel mio e
fingo di sorridere alla sua battuta.
Non mi interessa ciò
che pensa, prima o poi sarò davvero libera.
«Ti aspetto a
Copperas Cove tra una settimana», mi saluta, mostrando il suo
miglior sorriso e porgendo la sua carta oro alla cameriera per pagare
il conto di quello che io non ho neppure sfiorato. Lui lo sa, io lo
so, fingiamo che vada bene così. A lui non interessa, a me neppure.
Di qualcosa devo
avere il controllo. Almeno di questa cosa.
Emma
Scacco è uno pseudonimo di una aspirante scrittrice di amore e
cavalli, come ama definirsi. Nata nella pianura emiliana, amante
della vita all'aria aperta da sempre passa l'adolescenza tra campi di
gara di salto ostacoli, completo e dressage. Verso i vent’anni
scopre la bellezza della monta western e, dopo la laurea, si cimenta
con una delle sue migliori amiche nell'avventura di aprire un
maneggio tra la provincia di Modena e Reggio Emilia.
Dopo
anni passati tra i cavalli, per amore della famiglia si trasferisce
in Toscana, abbandonando le arene e cominciando a scrivere. Pubblica
in self su Amazon.
Anche
la prima storia della trilogia Sliding in Love: #1libro della
#slidingloveseries la potete trovare
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