«Un altro, per favore» ordino, spingo il bicchiere sul bancone per farlo riempire.
Come poco prima i movimenti del barista si ripetono e con destrezza il bicchiere è riempito.
Nel frattempo, i miei occhi si guardano intorno. Inquadrano la sala, gli invitati. Inquadrano la mia donna intenta a parlottare con un’amica incontrata alla festa per caso.
Infine, per un caso indipendente dalla mia volontà, semplice istinto primordiale o un bisogno inspiegabile, si dirigono verso l'ingresso, fossilizzandosi sull'unica persona che mai avrei pensato di rivedere proprio questa sera.
Sull'unica che, da ben dodici anni, mi dà l’ovvia dimostrazione che un cuore nel petto ce l’ho anch'io.
Sento la terra mancarmi sotto i piedi; un treno ad alta velocità prendermi in pieno quando i miei occhi verdi la inchiodano a me. Inevitabilmente e inaspettatamente le sfumature opposte ma simili dei nostri occhi chiari
vengono a collidere, a legarsi indissolubilmente come due magneti che s’attraggono per legge naturale; due pezzi di puzzle nati per incastrarsi; due anime perdute che dopo un viaggio faticoso e tormentato si sono appena ritrovate.
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