Andrea, fresco di bocciatura al classico, viene spedito per tre mesi a casa di una svitatissima zia. Nella testa di sua madre questa dovrebbe essere una punizione, ma il ragazzo – quindici anni, boria da vendere e una cresta fluo che ricorda a tutti il colore della polpa di mango – è tutto fuorché depresso: la zia abita a pochi chilometri dal mare e lui pregusta una lunga estate ricca di svaghi. Illuso: senza la paghetta divertirsi è un miraggio e la deliziosa figlia dei vicini non lo degna di uno sguardo. Frustrato, si sfoga sugli ambulanti che popolano la spiaggia; tanto, lui gli africani li ha sempre detestati, anche se non sa bene perché. Finché una sera il nostro Testa di Mango pesterà i piedi alla persona sbagliata e si ritroverà così a sgobbare gratis agli ordini di un gigante senegalese. Travolto da una serie di disavventure al limite del rocambolesco, ribalterà completamente il suo sguardo sulla vita. Le malefatte di cui si è macchiato a giugno, però, sono ancora lì, pronte a chiedergli il conto.
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