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Londra, 1884.
Archibald Douglas Campbell, ottavo duca di Argyll, ha un temperamento orgoglioso, freddo e altero, da vero Highlander. Signore del castello di Inveraray, in Scozia, è uno scapolo impenitente e profondamente misogino, consapevole però di dover trovare una moglie.
Lady Millicent Eglantine Herbert è la scelta sbagliata sotto diversi punti di vista. Per prima cosa, ha la lingua troppo lunga, non rispetta l'etichetta e, inoltre, pare che abbia eletto Archibald al ruolo di suo peggior nemico.
Ma cosa accadrebbe, se quella stessa ragazza fosse l'unica in grado di incendiare il cuore del duca?
Cosa capiterebbe se i due, dopo liti e battibecchi, si scambiassero un bacio sconvolgente?
E, soprattutto, di fronte a un neonato abbandonato, cosa potrebbe mai fare un povero duca infatuato, se non prenderlo con sé e trovare una moglie e una madre adatta a crescerlo?
Un matrimonio combinato tra Milly e il duca parrebbe essere la soluzione a tutti i problemi, ma l'amore, in un modo o nell'altro, riesce sempre a sconvolgere anche i piani meglio congegnati.
«Il matrimonio è il luogo del sentimento» puntualizzò, rossa in viso. «È una fortuna che non abbiate proseguito nel corteggiamento verso mia sorella, merita di meglio» concluse, sempre più arrabbiata.
Archibald iniziò a scocciarsi. Non erano molte le persone che si rivolgevano a lui in quel modo. Aveva chiuso un occhio riguardo all’etichetta, solo perché aveva di fronte una giovane fanciulla inesperta, ma non intendeva tollerare altre offese. «Per voi, che siete una frivola ragazza di appena… quanti anni avete? Sedici?» domandò.
Gli occhi di lei fiammeggiarono. «Diciassette.»
«Dicevamo… siete una giovane di appena diciassette anni e non conoscete la vita e il mondo.»
Millicent si avvicinò al duca e, che Dio mi perdoni, provò l’insano desiderio di fare qualcosa, qualsiasi cosa avesse il potere di arruffare il suo regale contegno, come per esempio esibirsi in una linguaccia o pestargli il piede con l’elegante scarpetta di seta. Non lo fece, altrimenti avrebbe dato adito agli insulti di lui, che l’aveva già definita una frivola ragazza. «Io sarò pure giovane» sussurrò, «ma di sicuro non sono frivola e, realtà ancor più certa, il fatto che io sia una donna e voi un uomo più grande di me non fa di voi un esperto né della vita né del mondo.» Alzò il mento con sfida e, giusto per farlo infuriare, aggiunse: «Archie!» Per un istante, scorse una fiammella di rabbia negli occhi blu notte di lui.
Era sempre stato troppo razionale, forse, e in effetti, un angolino della sua coscienza gli suggerì che, spesso, sono le azioni irrazionali e istintive a donare più gioia alla vita, non quelle ragionate. Ma lui ignorò quella voce e decise di attendere.
Le posò un bacio sulla fronte e la allontanò da sé. «Buonanotte, Milly» sussurrò, combattuto.
La guardò negli occhi, avvicinò il viso a quello di lei, avvertì di nuovo il suo profumo, poi si voltò e marciò via. Quella fu, senza ombra di dubbio, la scelta più razionale e sofferta che avesse mai preso.
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