.jpg)
Ci sono momenti nella vita in cui ti svegli e sai di essere nel letto sbagliato, nella famiglia sbagliata, con la ragazza sbagliata. O forse sei tu quello che non va, non quelli che ti circondano.
Come sbagliata è la rabbia diventata ormai il mio carburante, il mio gasolio, il mio petrolio.
Sono in trappola. Non posso fuggire dall’ingombrante passato di mio padre e non posso ribellarmi al bastardo che mi ha fatto perdere la borsa di studio: Benjamin Clark. Il suo veleno ha intossicato la mia anima; ha ridefinito il mio presente. Ma, ancora un anno e mi lascerò tutto alle spalle. Il piano è semplice: inghiottire bile e resistere alle provocazioni. Solo che non avevo messo in conto lei.
Penelope Parker è l’unica persona sulla quale non avrei dovuto posare gli occhi. Trasuda guai, peccati e desideri ardenti. È un’invitante tentazione, è una pulsione ingovernabile sottopelle, è quella tempesta che se ti sorprende può solo mandarti alla deriva, spoglio, privo di forze, vulnerabile e spezzato. Come spezzati potrebbero diventare i miei progetti, il mio futuro.
Io sono JD: perdere il controllo non è un’opzione per il figlio di un ex carcerato.
Che sia a causa di Ben o Penny, è possibile che finisca all’inferno.
Rimango incantata da quei movimenti fino a quando non vedo uno di loro nuotare verso la riva. Si mette in piedi e afferra la tavola che, rispetto alla mia, è davvero sottile, e la porta con sé sotto un braccio. Si ferma sul bagnasciuga, slega il cordino che la tiene legata alla caviglia sinistra e si incammina nella mia direzione a testa bassa. Ha un fisico imponente, e indossa una muta che gli aderisce come una seconda pelle, definendone tutti i muscoli.
Mi schermo contro il sole del pomeriggio con una mano per guardarlo meglio.
Scuote più volte il capo per scrollarsi l’acqua dai capelli e quando è a pochi passi da me alza il viso e… cazzo! Quegli occhi li conosco.
Si ferma di botto. «Mi stai seguendo per caso? È impossibile che dovunque mi giri, tu sia lì.»
«Spero tu stia scherzando. Secondo te, non avrei altro da fare che starti dietro?» ribatto.
Il suo sguardo si assottiglia. «Dipende, se l’alternativa è annoiarti con quel coglione del tuo ragazzo…»
Okay, che sta dicendo? È forse impazzito?
«Scusa?» mi alzo e incrocio le braccia al petto.
Arretra di un passo, ma l’ostilità nei miei confronti diventa pressoché ingestibile, lo noto dalla smorfia che ha in viso e dal modo in cui stringe la tavola.
«Oh, scusami tu. Ogni tanto dimentico che Nico Parker se le sceglie tutte con un bel culo e il cervello di dimensioni ridotte.»
«Sai cosa penso? Credo che tu abbia qualche problema irrisolto… magari dovresti dedicarti più a delle sedute da uno strizzacervelli anziché stare qui a perdere tempo. È chiaro che non vedremo mai nessun margine di miglioramento in te, quindi perché non ti fai un favore e ti risparmi questo fallimento?» la sfido.
«Razza di coglione presuntuoso! Adesso mi hai stancata. Evita di rivolgermi la parola se non sai fare altro che insultarmi.»
«Con molto piacere, razza di sfigata!»
Nessun commento:
Posta un commento