Cinzia sta passeggiando per le vie del quartiere, quando un uomo attira la sua attenzione. È Morris, un vecchio amore che non vedeva da vent'anni. Un incontro in apparenza casuale, durante il quale nessuno dei due accenna al terribile segreto che condivide con l'altro.
Qualche giorno dopo, però, Cinzia viene a sapere che nel suo paese natale è stato dissotterrato il cadavere di Giulio, un amico che risultava scomparso, e capisce che Morris non è tornato per caso nella sua vita. Per lei è il momento di fare i conti con un incubo: la paura di essere incriminata per un crimine mai commesso, ma nel quale è suo malgrado coinvolta.
Confidarsi con il marito Samuele sembra impossibile e mentre le bugie si moltiplicano per tenere sepolta quella parte oscura della sua vita, la polizia comincia a scavare nel passato in cerca del responsabile dell'omicidio.
Intanto, Samuele viene contattato dalla sorella di Giulio che gli chiede aiuto per far luce sul delitto del fratello. La sua curiosità di giornalista e la paura di perdere Cinzia lo spingono a indagare, anche a costo di scoprire una scomoda verità.
In che modo Cinzia è coinvolta nell'omicidio? Perché Giulio è stato ucciso? E chi è Morris, l'uomo che Cinzia teme così tanto?
La mia mente venne trascinata indietro di vent’anni e bombardata dai ricordi. Fatti che erano rimasti per tanto tempo sotto il livello della coscienza, ora riaffioravano come detriti indesiderati. I giri in auto. Gli incontri clandestini. Le effusioni furtive. Il soggiorno con sangue ovunque. Il terrore di essere incriminata per omicidio.
Lo notai nel riflesso di una vetrina. Non ero sicura che fosse proprio lui, ma bastò quella visione indistinta a provocarmi una fitta allo stomaco. Finsi di guardare i vestitini per bambini esposti al di là del vetro, tentando di mettere a fuoco il volto rispecchiato. Se l’uomo dall’altro lato della strada era davvero Morris, si era irrobustito, aveva sostituito la barbetta caprina con un folto barbone brizzolato, e ora portava i capelli – anch’essi spruzzati di grigio – molto corti. Del resto, era passato del tempo da quando l’avevo visto l’ultima volta, riflettei mentre adocchiavo il vetro. Vent’anni. Era ancora un bell’uomo, uno di quelli a cui giova invecchiare, uno dei fortunati ai quali il tempo regala fascino e non solo rughe. Feci un rapido calcolo. Doveva aver superato la cinquantina.
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