Mi avvicino al bagno lasciando sul pavimento quei pochi indumenti che ho addosso, spalanco la porta e finalmente vedo l’unica cosa bella di quella casa: una enorme Jacuzzi e tra i denti mormoro: “Almeno qualcosa di decente.”
Di ritorno sento: “Ti ho sentita, stronza” mi giro e vedo Ezio vestito solo con una cravatta rossa, a dir poco oscena, della compagnia aerea per la quale lavora e due bicchieri di crema Whisky, gli chiedo se almeno è originale Baileys o se arrivi dagli scaffali dell’Ikea anche quella. Senza neppure rispondermi, mi getta addosso il contenuto di entrambe i bicchieri e con le sue bellissime mani me lo spalma sui seni, mi fa sedere sulla vasca, mi allarga le gambe, si mette in ginocchio e con la lingua beve e raccoglie il liquore che cola lungo il corpo. Mi prende un piede e inizia a leccarmelo, sì, Ezio è un feticista, ama i piedi curati e profumati anche se sono quelli di un uomo, lui non fa distinzione di sesso quando si tratta di piedi. Sento la lingua tra le dita del mio piede e quando poggia la mano sulla pianta, sobbalzo, si scusa, sa che non deve farmi solletico sennò mi innervosisco. Prende la caviglia e accompagna il piede destro sulla sua spalla sinistra poi prende il sinistro e mentre lo bacia lo porta sull’altra spalla. Con le mani allarga le grandi labbra della figa per vedere il clitoride, che dice di piacergli tanto, gli si accosta con la lingua e con movimenti circolari lo stimola fino a farlo diventare gonfio. Sento le sue dita infilarsi nel mio corpo e pian piano i miei piedi scivolano dalle sue spalle giù per la schiena, devo assolutamente tenermi aggrappata alla sua testa per non scivolare a spalle indietro nella Jacuzzi. Non posso resistere ancora per molto in quella posizione e non voglio neppure godere perché sarebbe un orgasmo poco appagante; lo prendo per i capelli e gli dico di fermarsi perché sono scomoda e che è meglio entrare in vasca. Ezio arriccia il naso e scostando le mie gambe e girandomi su me stessa, mi fa scivolare dentro. Lui non entra, resta alle mie spalle e mi massaggia con delicatezza il collo, la nuca fino ad arrivare al seno, poi si sposta di lato e infila una mano nell’acqua, cerca il mio sesso che non fatica a trovare e seguita il lavoro di bocca iniziato pocanzi.
Sono talmente rilassata che rischio di scivolare sott’acqua, stendo le braccia sul bordo della vasca per tenermi stretta mentre sento che le gambe iniziano a tremare leggermente, le piego e le allargo sempre più. Mi giro verso il pilota e gli dico che voglio avere il cazzo in bocca mentre godo, ma nella posizione in cui siamo è impossibile, al massimo può mettermela in mano, e così fa. Appena sento quello splendido giocattolo tra le mani, per un attimo trattengo il fiato e subito dopo parte il mio primo urlo di piacere seguito a ruota dal secondo e da un terzo, perché Ezio mi conosce bene e sa che non deve fermarsi finché non sono io a chiederglielo o finché lui non ha voglia di godere. Dopo il terzo urlo lui molla tutto e me lo trovo dentro la vasca e soprattutto dentro me che spinge come un ariete. Le mie spalle e la schiena sbattono contro la vasca e fanno strabordare acqua da tutte le parti e dopo una serie di colpi sempre più forti mi gira E mi fa mettere in ginocchio, riposiziona il cazzo da dietro e tirandomi a sé dalle spalle, chiede con porca insistenza di potermelo infilare nel culo. Gli rispondo di no, gli dico che deve supplicarmi per scoparmi dietro, lui senza fermarsi mi dice che vuole sentirmi godere ancora.
“Dai, fammi sentire che ti piace, ti prego lascia che te lo infili nel culo, lascia che te lo riempia tutto, lo so che ti piace, non fare la troia e fai godere anche a me.”
Sento i suoi colpi farsi sempre più profondi e appoggiando il mento al bordo della vasca, con le mani, allargo le natiche e mi abbasso, spostandomi in avanti e sento la punta del cazzo entrare nel culo. Una sensazione stupenda e sentire quell’uomo ringraziarmi come se gli avessi aperto le porte del paradiso, mi sta facendo eccitare da pazzi, sto quasi per venire e voglio che lo sappia.
“Ezio, eccomi, sto per godere ancora, dai spingi forte e fammi sentire quanto mi vuoi.”
Le gambe mi cedono e appoggiandomi al bordo vasca soffoco un urlo nei pugni stretti delle mani; anche lui gode gridando e sento arrivare sulla schiena il suo corpo che, accostando il suo viso al mio, mi sussurra in un perfetto inglese: “Fare l’amore con te è sempre fantastico, you are special.”
“Anche in inglese resti ruffiano come tutti” gli rispondo. Dopo esserci asciugati, ci corichiamo completamente nudi a letto e sbadigliando gli racconto del mio desiderio di festeggiare il cinquantesimo compleanno facendo sesso con cinque uomini, uno per decennio. Lui si dice interessato e inizia un racconto del quale ricordo forse la frase iniziale.
“Io l’ho fatto con altri due uomini e un’amica per il trentesimo compleanno di lei, si chiamava Jennifer.”
Patrizia nasce a Mantova nel 1970. Trascorre l’infanzia in una famiglia dove la madre è “il capo” indiscusso alla quale tutti devono obbedire in silenzio. Già da bambina, l’indole la porta a essere la ribelle della famiglia e tutto quello che fa è in contrapposizione con le regole impartite dal capobranco. La sua adolescenza è quella di una ragazza piena di limitazioni: no alle discoteche, poca confidenza ai maschi, no alle uscite fino a tarda notte e no a tutte quelle cose che una ragazzina vorrebbe e dovrebbe fare. Subito dopo il diploma, trova un ottimo lavoro che la rende autonoma, ma vivendo ancora in famiglia, non ancora libera di affrontare quelle esperienze che tanto vorrebbe.
Sovversiva, si infatua di un ragazzo che è tutto l’opposto di quello che ogni genitore desidererebbe per la propria figlia; lo sposa, lo rende padre e, dopo aver capito che il suo matrimonio è diventata un’altra gabbia troppo stretta, fugge lasciando tutto al marito pur di poter vivere libera la propria maternità e la propria vita senza avere attorno qualcun altro che le dica cosa fare e cosa no. Seppur il suo lavoro sia molto impegnativo e fare la mamma sola la spaventi non poco, riesce a ritagliare un po’ di tempo per sé, per innamorarsi ancora e per realizzare le sue fantasie erotiche che da sempre desidera. Arrivata a cinquantuno anni, un amico la invoglia a mettere per iscritto quelle che sono state le sue esperienze più interessanti e così nasce l’idea per questo libro. Il raccontare alcune delle sue trasgressioni è stato, per lei, come tornare a viverle e voler mandare un segnale a tutte quelle donne tentate dal “peccato”, ma che, per timidezza, senso del pudore o mille altri motivi, non hanno il coraggio di buttarsi in nessuna avventura che non sia “pulita”.
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