questa terza raccolta di Cecilia De Angelis è infatti uno scorrere lento di diapositive che va attraversato senza soffermarsi sui particolari, sui singoli quadri, sulle singole poesie e facendosi trascinare semmai da quella specie di neghittosa inerzia che contraddistingue persino la sostanza metrica di questi versi, trascinati spesso con noncuranza quasi prosaica in lunghe fila di sillabe e poi magari di colpo, andando a capo, frammentati in nuclei di una, due o tre parole al massimo. Diapositive, dicevo. Nel titolo in realtà, come si vede, Cecilia De Angelis allude al cinema: ma mi pare che quello che passa sotto il suo occhio e poi si blocca sulla pagina non sia mai o quasi mai un movimento ma qualcosa di congelato, un frame isolato la cui vitalità è piuttosto nell’accumulazione. (Dalla Prefazione di Marco Berisso)
La lentezza del fiume era cinematografica è la terza raccolta poetica di Cecilia de Angelis dopo “Quando ero piccola mi innamoravo di tutti correvo dietro ai gatti” (2012) e “Quasi quasi mi compro un minimarket” (2014).
Cecilia de Angelis è anche autrice della pièce teatrale “Biologia del gusto” (2018) rappresentata al Chiostro di Santa Maria di Castello in Alessandria e al teatro Giacometti di Novi Ligure.
Una raccolta di oltre cento poesie, caratterizzate dall’uso del verso libero e dalla rigorosa assenza di punteggiatura.
Le quasi cento poesie costituiscono una sorta di percorso che va assaporato appunto con la lentezza dello scorrere di un fiume.
L’allusione al cinema non è casuale. Le poesie di Cecilia De Angelis hanno una forte componente visiva, ci scorrono davanti agli occhi le immagini delle figure e dei luoghi evocati nei testi.
Numerosi sono i riferimenti topografici a luoghi realmente esistenti, sia dell’appennino ligure-piemontese (Passo della Bocchetta, Via Pasturana 4) sia di Genova e Milano (Voltri, Cascina Gobba).
Tra le poesie più intriganti, la lunga Preghiera Agreste, una sorta di cantico dedicato alla comunione con la natura e i suoi ritmi.
Le poesie di Cecilia De Angelis si distinguono anche per il costante sottofondo ironico abbastanza raro in questo tipo di linguaggio letterario, come avviene ad esempio per Calvin Klein e Toy Story.
Non mancano toni surreali che invitano il lettore a uno sforzo ermeneutico, come l’ermetica “Dimissioni” : Il cielo è solo/sopra la piscina/ e si crede di fare estate/con quaranta persone in costume/tu sembri un bambino/col costumino a righe/ entri e esci dalla vasca/col costumino blu dove l’autrice ci sfida a trovare una correlazione fra titolo e testo. O personalissime riletture poetiche di fiabe come “La cicala e la formica”.
Non mancano poesie d’amore come “Mangiafiori” sempre caratterizzate dall’assenza di punteggiatura e da un tono vagamente surrealista e lievemente distaccato.
L’allusione al cinema si potrebbe quindi interpretare anche con l’atteggiamento distaccato da “spettatrice” che l’autrice sembra assumere verso la vita che racconta nelle sue poesie.
La lentezza del fiume era cinematografica è una raccolta estremamente originale in un’epoca in cui c’è un ritorno alla scrittura della poesia anche attraverso i mezzi social, un linguaggio che tuttavia resta di nicchia anche in ambito scolastico, come abbiamo già evidenziato parlando del libro collettivo “Il posto dello sguardo”.
La poesia di Cecilia De Angelis è caratterizzata da un linguaggio personalissimo, a volte al limite con quello della prosa nelle raccolte più lunghe, a volte ispirato alla tradizione della poesia ermetica e di quella surrealista.
Da leggere con attenzione e spettacolare lentezza come il fiume del titolo.
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