mercoledì 20 ottobre 2021

Segnalazione Romanzo - RIFLESSI SULL'ACQUA di Andrea Sartorio

 





Respiro Readers

vi segnaliamo

la  nuova uscita 

del romanzo dell'autore italiano Andrea Sartorio.












TITOLO: Riflessi sull'acqua

AUTORE: Andrea Sartorio

CASA EDITRICE: Lulu.com

GENERE: Narrativa 

PAGINE: 148

PREZZO CARTACEO: 13.42


DATA USCITA:  2 Luglio  2021






Un racconto delicato, intimo, profondo, genuino, limpido, sincero. La forza di un'amicizia nascente a cui non si può resistere. Il fascino e il mistero di un incontro che inspiegabilmente riflette qualcosa di noi. Il bisogno di sentirsi speciali per qualcuno. La bellezza della complicità tra amiche nei gesti teneri e affettuosi che ci fanno sentire a casa, al sicuro e ci donano protezione. Un viaggio nell'animo dei personaggi, intrinsecamente legato al cosmo… l'immaginario, i sogni, le aspirazioni, le incertezze, i sentimenti più nascosti, anche quelli insondabili, che non affiorano alla parola. Un invito ad abitare i paesaggi interiori e i confini con l'altro in piena libertà. Lo sguardo di speranza rivolto al futuro e alla possibilità di cambiare il mondo.




Pagine...


Le pagine più belle di un libro sono quelle dove non accade nulla; quando i personaggi sono assorti a contemplare le onde del mare o il profumo del gelsomino in una notte stellata. Là sui loro cuori la speranza di un bacio e di un sogno.


Ci sono pagine che vengono lette in fretta per scoprire come evolve la storia e pagine che si rileggono decine di volte emozionandoci sempre. E pagine che nemmeno sfioriamo perché ci fanno paura.


Ci sono pagine scritte sotto la spinta della gioia, e pagine dall’inchiostro sbiadito e pieno di aloni per le lacrime versateci sopra, e pagine che non abbiamo mai scritto perché troppo impegnati a far altro, e pagine che vorremmo strappare e dimenticare.


Ci sono pagine dei capitoli passati che rimarranno lì sepolte e mai più lette. E pagine qualche volta scritte cambiando le parole per evitare che le emozioni si esprimano troppo. Pagine di racconti a metà che non sono mai stati conclusi.


Ci sono le pagine scritte al contrario perché a volte si vuole trasgredire o si è troppo distratti per aprire bene il quaderno. Ci sono pagine che avrei voluto scrivere e non ho scritto. E altre che ho scritto e non avrei voluto scrivere.


E poi pagine piene di sorrisi. Pagine di ragazzi che si baciano e rubano il sonno alla notte. Pagine che parlano del passato, dei ricordi più belli e dei dolori e pagine che sperano nel futuro e sono piene di sogni.


Ultime ci sono le pagine che si custodiscono in luoghi sicuri perché raccontano i nostri segreti. Di esse viene donata una riga alla volta. E ogni riga ci ricorda chi siamo.


Capitolo 1:


Ciao, sono Lisa. La storia che vi racconto inizia su una panchina, in attesa di un autobus. Mi suscitava una strana sensazione ricominciare a prendere un mezzo pubblico dopo un anno in cui avevamo evitato ogni contatto per paura dei contagi, ma le cose stavano cambiando. Sono tornata nello stesso luogo due anni dopo e la panchina non c’è più: al suo posto c’è un semicerchio in pietra. Non c’è nulla che ricordi quel momento che a me e Félicie ha cambiato la vita e forse non solo a noi. E chissà... forse se l’autobus non fosse stato in ritardo non sarebbe accaduto nulla. Mentre penso a quel luogo risento le parole di Félicie, ho la sua immagine chiara e nitida nella mente con i suoi vestiti semplici, il suo viso a metà tra il malinconico e il gioioso, i suoi occhi verdi intensi con il poco trucco che ha sempre amato usare. Con il microfono in mano davanti alla piazza parla calma ma con una forza pazzesca. “Ormai nulla torna più indietro: cambiare o rinunciare; pochi all’inizio ci credevano, ma la vita riserva sorprese ed è l’emozione più grande: guardare avanti con il cuore pieno e colmo di speranza... Ho finito, grazie per avermi accolta e ascoltata!”.

Se penso al nostro primo incontro non posso che sorridere: una ragazza come Félicie non avrebbe mai iniziato una conversazione in modo normale, con frasi come: “sai a che ora arriverà l’autobus?” oppure “dove stai andando di bello?” No, infatti mi guardò e quando incrociai il suo sguardo mi disse: – Tu te lo faresti un tatuaggio?

Non lo so! Non mi aspettavo la domanda. Certo mi era capitato di pensarci, dove, come? Mi sarebbe piaciuto, mi avrebbe stufata? Ma la domanda era stata improvvisa e risposi solamente: – Come?

Ma sì, avevo capito benissimo la domanda. Ma non capivo quale risposta dare.

Non immaginavo cosa stava per avvenire ma ora non anticipo nulla; furono giorni intensi, tra noi accadde di tutto, e mi raccomando – Ricordatevi che io e Félicie ci vedevamo per la prima volta!


* * *


C’è un ricordo importante della mia infanzia che custodisco come una gemma preziosa, in verità ne ho tanti ma adesso mi è venuto in mente questo, chissà perché? I flash che ci propone la nostra memoria sono a volte misteriosi. Ero in Piazza del Campo a Siena con mia mamma e mi ero avvicinata ad una fontanella per riempire la mia minuscola carriola di plastica, un piccolo gioco appena acquistato. Nessuno mi aveva detto che il getto era forte, né mi aveva avvisata che la fontana non aveva la griglia, ma solo un buco profondo in cui l’acqua finiva inghiottita. E finì inghiottita anche la mia carriola: lacrime! Mentre mia mamma mi diceva di stare più attenta, un signore, a me sembrava grandissimo, ma probabilmente era un ragazzo sulla ventina, si avvicinò e cominciò a scrutare il buco.

Avete per caso una torcia? – ci chiese. Niente torcia. Girò attorno al buco cercando di capire cosa fosse, mi affascinava e nel frattempo avevo smesso di piangere.

La vedi? – gli chiese sua moglie o forse solo la sua ragazza. Si accovacciò e mise la mano, si sdraiò e infilò anche la spalla nel buco. Lo vidi sorridere ed alzarsi; aveva la maglietta tutta bagnata e sporca e in mano la mia carriola.

Si è bagnato tutto!

Va bene così, oggi c’è il sole e fa caldo. Tieni piccolina.

Se ne andò. Mia mamma mi rimproverò che non avevo nemmeno ringraziato; in verità nemmeno lei aveva ringraziato. Comunque io avevo nuovamente la mia carriola ed ero felice. Chissà ora che fine ha fatto, forse persa in uno scatolone con scritto “giochi di Lisa”.


* * *


Il paesaggio del paese disegna strisce parallele: la prima striscia è azzurra, il mare, e mi fa pensare all’infinito. Quando ho voglia di svegliarmi presto al mattino corro in spiaggia a vedere l’alba: il sole appare dietro le montagne della Croazia rivelandone tutti i contorni. Forse l’infinito è un po’ troppo e mi piace pensare che ci sia qualcosa al di là.

La seconda striscia è la spiaggia, il luogo dell’allegria o forse di un’apparente e momentanea leggerezza: è piena di ragazze bellissime e sorridenti; si radunano in gruppetti e chiacchierano, si raccontano le loro avventure, giocano a volley e ascoltano la musica. Non mancano i ragazzi bellissimi, ma sono più rari e non capisco mai di cosa stiano parlando. La spiaggia mi dà la spensieratezza, sento il sole caldo sulla mia pelle scoperta e mi sento circondata da sorrisi.

La terza striscia è la pineta: lì tutto è più silenzioso, ci sono le famiglie che si godono l’ombra e il fresco facendo un picnic e tanti piccoli gruppi di ragazzi, qualche giovane coppia che si bacia appassionatamente e qualche anziano che nella quiete si rilassa e ripensa alla propria vita. In questa pineta ieri sono crollata in un pianto senza fine, ne avevo bisogno; il silenzio ha lasciato che ripensassi ancora a tutto quanto era successo con Giuseppe e non ho trattenuto le lacrime. È difficile piangere senza nessuno che ti abbraccia e ti consola, ma a volte è meglio essere soli piuttosto che circondati da persone che ti danno i soliti banali consigli.


* * *


Mia mamma era davvero dispiaciuta quando le raccontai che io e Giuseppe ci eravamo lasciati. All’inizio aveva vissuto molto male la nostra relazione: io avevo 16 anni e Giuseppe 25, io studiavo al Liceo e lui aveva praticamente finito l’Università. Fu con il tempo che comprese che lui non stava giocando e ci teneva davvero a me; nonostante avesse dieci anni in più amava sempre chiedermi cosa pensavo del mondo, cosa facevo, si interessava che stessi bene, a mio agio, mi chiedeva cosa mi piaceva di più e non mi aveva mai fatto fretta su... (avete capito!); era amore sincero, io ero felice e non era la differenza di età che ci impediva di stare insieme e di fare progetti. Spesso mi diceva: – Vorrei stare con te per sempre! – io sorridevo e un po’ temevo: cosa avrei mai fatto se un giorno avessi capito che non era lui la persona della mia vita? Come avrei potuto spezzargli il cuore?

Mia mamma aveva conosciuto Giuseppe e, nonostante tante preoccupazioni iniziali (ricordo una serie di lezioni sui rischi di un rapporto non protetto) alla fine fu contenta di vederci insieme. All’inizio le regole erano chiare: dovevo rientrare rigorosamente a casa alle 23.30 – Lisa se dico 23.30 sono 23.30 – ma in pochi mesi era diventata più tranquilla e si era passati a – Mandami un messaggio alle 23.30 e dimmi a che ora aspettarti.

Alla sera mia mamma restava ad aspettarmi sul divano con una coperta e leggeva un libro, quando arrivavo si alzava, mi dava un bacio e la buonanotte. Per molto tempo ho pensato fosse un dispendio inutile di energia, ora vorrei che lo facesse ancora, ma sono cresciuta. Una volta mi vide arrivare e mi chiese subito: – Lisa, è successo qualcosa? –

Pensai come potesse averlo capito e scossi la testa.

Vai a riposare, domani mattina se avrai voglia ne parleremo.

Mi diceva sempre: – Non pretendo che mi racconti tutto ma esigo che tu non corra mai pericoli – e anche – sappi che io sono sempre disponibile per ascoltarti, non ti forzo ma ci sono sempre.

Mi chiedo come a distanza di un solo anno possa essere cambiata così tanto da lasciarmi venire al mare da sola nella casa di nonna. Sono cresciuta?


* * *


Altro scambio di sguardi...

Bene, adesso è ora che mi avvii – disse al primo silenzio Félicie.

Non aspetti l’autobus?

No.

Ah, pensavo...

Vado! – mi disse, poi mi guardò con i suoi occhi verdi e aggiunse – se vuoi facciamo insieme un giretto stasera così mi racconti come finisce la tua storia.

Quale storia?

Silenzio.

Ci stai?

Non lo so, devo vedere come sono messa con gli orari... se puoi darmi il tuo numero ti scrivo.

Non ho un cellulare, se vuoi ti do il numero del campeggio ma la vedo complicata, dai, puoi decidere ora, ci vediamo alle nove e mezza qui?

E se dovessi avere un contrattempo all’ultimo minuto come faccio ad avvisarti?

Ti aspetterò un po’ e poi capirò e mi farò un giretto per conto mio: la pineta è sempre bella alla sera e una passeggiata da sola è un buon momento per ripensare a tante cosucce, e al ritorno posso togliermi i sandali e camminare sulla riva bagnata con l’acqua che mi scivola sui piedi – sorrise – però se ti decidi è meglio!

Va bene – le risposi convinta... in fondo avevo compiuto scelte più difficili nella mia vita.

Ci rifletto... esco con una sconosciuta, un tantino strana ed enigmatica, però mi sta simpatica. E poi posso sempre darle pacco all’ultimo minuto tanto lei non ha nemmeno il mio numero.

Allora a presto! – le dissi.

A più tardi – e nel modo più naturale e inaspettato Félicie si avvicinò e mi sfiorò la guancia con un bacio – piacere di averti incontrata.


* * *

Piacere di averti incontrata! Ho fatto un grande casino: mi ha chiesto un parere sui tatuaggi e le ho dato una risposta che non so nemmeno se sia quello che penso; in dieci minuti ho raccontato metà della mia vita senza che neanche la conoscessi e stasera esco con lei; e come se non bastasse, chissà se sarà da sola o sarà insieme al ragazzo o alla ragazza, in qualche momento ho pensato che sia lesbica, affari suoi... o arriverà insieme al suo gruppo di amici? Poco fa, non so nemmeno spiegarmelo, mi sono messa a parlare un sacco di me e della mia vita, ma stasera non so davvero cosa dire...

Il mio autobus non passa più... vado a piedi: un bel giro in pineta a sentire il profumo della resina e a guardare il rientro negli alberghi di tutti i turisti.

Gli alberghi... ecco la quarta striscia del paesaggio dopo il mare, la spiaggia e la pineta. Gli alberghi: fabbriche di relax in cui persone stressate e stanche per un anno di lavoro e giornate di fretta cercano di recuperare, serviti e riveriti, quello che in un anno non si è riusciti a fare. Mi ricordo una bella frase che ci disse il nostro prof di filosofia: – Per alcune persone il lavoro è un baratto: avere una paga in cambio di tempo e fatica; per altre è la realizzazione della propria vocazione. Il massimo obiettivo che possiate porvi studiando è raggiungere la seconda possibilità.

Chissà che farò io della mia vita? Penso a Giuseppe, almeno lui ha deciso: la sua vocazione era aiutare chi sta male nei luoghi più sfortunati e l’ha realizzata. Io ero al secondo posto. Non capisco se in questi giorni prevalga la rabbia o la frustrazione, la delusione o la tristezza. Lacrime...

Non ho più voglia di piangere. Mi asciugo le lacrime e riprendo a camminare, ne ho ancora per una mezz’ora buona. Tra l’altro casa mia è vicina al campeggio, potevo almeno dire a Félicie di trovarci da quelle parti, invece stasera dovrò fare tutta la strada a ritroso, pazienza, mi tengo in forma.

Bel tipino Félicie! Ripenso a quello che mi ha raccontato poco fa – Mi ero stufata ad un certo punto dei miei insegnanti e del loro modo noioso di spiegare e così ho cominciato a saltare le lezioni. Ma sapevo che sarei dovuta, prima o poi, tornare a scuola, subire tutte le interrogazioni ed essere tritata per bene per le mie furberie. E non volevo dargliela vinta! Tagliavo, andavo al parco con i libri e studiavo tutta la mattina, non ho mai apprezzato così tanto la bellezza di leggere un testo scolastico; mi ero creata una piccola scuola, mi portavo il quaderno e svolgevo gli esercizi di matematica uno per uno, poi studiavo storia, chiudevo il libro e provavo a ripeterla, poi letteratura, ho letto tutte le poesie del libro e ho imparato ad amarle. In due settimane ho amato un sacco il programma scolastico. Poi sono tornata a scuola e...

...e io sono così furba che l’ho interrotta e non ho sentito com’è finita la storia... per poi dirle cosa? Nemmeno lo ricordo.

Ah Lisa – penso – sei proprio pasticciona!




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