TITOLO: La quercia dell'orfano
AUTORE: Cristiano Pedrini
CASA EDITRICE: Youcanprint
GENERE: Narrativa
PAGINE: 255
PREZZO EBOOK: 2.99
PREZZO CARTACEO: 18.00
DATA USCITA : Prossimamente
La vera nobiltà si acquista vivendo,
e non nascendo…
L’abbazia di Saint-René d'Angers, sorge da secoli
sulle colline che circondano il villaggio di SainteEulalie, forse a voler proteggere quel luogo della
Francia centrale dove il tempo sembra essersi
fermato. La Revenda Madre Antoinette e le sue
consorelle attendono con gioia l’arrivo di René
Fontaine. Ventuno anni prima, era stata proprio la
donna ha trovarlo in fasce sotto una quercia in una
fredda mattina di novembre.
René oggi è uno dei modelli più famosi e richiesti di
Francia, ma nonostante il suo successo è rimasto
un ragazzo con i piedi per terra ed ora pensa sia
giunto il momento di trascorrere alcuni giorni di
vacanza nel luogo dove venne ritrovato, sperando
di scoprire qualcosa di più sui suoi natali.
In quel soggiorno, il giovane incontrerà molte
persone: Maxine, un intagliatore del legno, Martin
de Rohan, appartenente ad una nobile famiglia
della regione, e un solitario e misterioso lupo che
sembra seguirlo ovunque, quasi a volerlo
proteggere dal suo stesso passato che potrebbe
emergere di colpo, travolgendolo. Queste presenze
renderanno la visita di René assai diversa da quella
che aveva immaginato, squarciando il velo che da
sempre cela le sue vere origini.
Nessuno ti ha chiesto come avresti voluto venire al mondo, né quale infanzia vivere.
Nessuno ti ha voluto offrire un futuro, un’opportunità per dimostrare quanto la tua presenza
avrebbe potuto rendere migliore il mondo che ti circondava.
Noi abbiamo cercato di darti quello che ti è stato negato,
ti abbiamo accolto come un autentico dono del cielo che,
come una stella cometa, ha illuminato le nostre vite,
mostrandoci quello che avremmo potuto essere per te, caro René.
Abbiamo gioito dei tuoi piccoli e grandi traguardi,
ti abbiamo confortato nei fallimenti che inevitabilmente fanno parte della nostra vita,
spronato a essere sempre te stesso,
costruendo, giorno per giorno, il tuo futuro…
E ora specchiandoci nei tuoi occhi vivaci e spensierati,
ascoltando la tua voce limpida e dolce,
sappiamo di essere state le persone più fortunate del mondo,
alle quali è stato concesso di amare e crescere il figlio
che abbiamo sempre desiderato.
Morgan e Serge
René chiuse la lettera e se la rimise in tasca. L’aveva aperta da poco, come aveva
promesso ai suoi genitori, ed era felice che non fossero lì con lui in quel momento,
altrimenti avrebbe mostrato loro emozioni che non sapeva nascondere. Si sfregò gli occhi
lucidi tornando a fissare fuori dal finestrino dell’auto.
Mille parole non avrebbero potuto descrivere il panorama che agli occhi di René
era rimasto immutato, nonostante dalla sua ultima visita in quei luoghi fossero trascorsi
undici anni. Aveva attraversato il piccolo paese di Sainte-Eulalie e ora percorreva la strada
che risaliva la collina dove si affacciavano gli alti alberi, noci per la maggior parte, che, con
i loro caldi colori autunnali, sembravano essersi raccolti per osservare il suo ritorno. Il
loro foliage si offriva come solenne saluto, un semplice incanto che indusse René a credere
di vivere in una sorta di favola. La sua fronte batteva in modo discontinuo sul finestrino.
La strada era in parte sterrata, proprio come se la ricordava, e nemmeno la guida attenta
del tassista era in grado di evitare che l’abitacolo sballottasse. Ma il giovane non sembrava
preoccuparsene: aveva fatto di tutto per riuscire a tornare nei luoghi che lo avevano visto
nascere, luoghi ben diversi dal mondo che in seguito lo aveva accolto e innalzato alle vette
più alte della sua professione.
L’auto svoltò all’ultimo tornante, e l’elegante sagoma dell’abbazia di Saint-René
d’Angers si mostrò instillando nel cuore di René gli stessi sentimenti di sollievo e gioia che
nei secoli addietro i pellegrini avevano provato nel trovarsi dinnanzi alle sue mura, dopo
lunghi ed estenuanti cammini. Da semplice miraggio, l’abbazia si trasformava in un’oasi
capace di mitigare le loro fatiche, una realtà che, varcato il portale d’ingresso scolpito nella
pietra millenaria, era fatta di carità e accoglienza.
Il taxi si fermò all’inizio del viale che portava all’ingresso dell’abbazia. René prese
il borsone lasciato sul sedile accanto, scese e si avvicinò al finestrino anteriore per porgere
il dovuto all’uomo di colore, che gli rivolse un sorriso compiacente. «Grazie ancora per il
suo autografo. Quando stasera mia figlia lo vedrà, andrà in estasi e mi sommergerà di
domande.»
«Sono io che la ringrazio per essere venuto fino a qui. Sono luoghi un po’
fuorimano», ricambiò il ragazzo salutandolo.
Quando si voltò il suo sguardo corse all’alto campanile, che con la sua mole
massiccia e il tetto a punta sembrava capace di sorreggere il cielo terso di quella giornata
novembrina. Era sempre stato attratto dalla semplicità di quegli edifici e da come
sapessero fondersi in un perfetto insieme: la basilica con le sue tre navate, la torre
campanaria e il monastero, uno dei più noti e pregevoli esempi d’arte romanica, che da
secoli ospitava una piccola comunità religiosa.
Camminò lungo il viale, scorgendo il taxi che si allontanava lentamente, e infine si
fermò davanti al portale di legno massiccio che si ergeva come solido baluardo a
protezione di quanto le mura di Saint-René d’Angers contenevano. I vecchi chiodi con la
grande capocchia di ferro brillavano alla luce del sole, e René allungò la mano per sfiorarli.
La loro superficie consumata dal tempo instillò in lui una strana sensazione, del tutto
nuova, essendo abituato a essere a contatto con una realtà che imponeva la perfezione,
una realtà che aveva sempre tentato di non subire, e grazie agli insegnamenti dei suoi
genitori poteva ammettere a sé stesso di esservi riuscito. Si guardò attorno prima di
sistemarsi il borsone a tracolla e premere il pulsante del campanello.
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