«Drew quante volte ti ho dimenticato?» Ha un’espressione triste che vorrei cancellare. «Dopo oggi non ha più importanza» le dico stringendole la mano. «Davvero Drew lo vorrei sapere» è determinata anche se fragile. «Matilde, noi prendiamo il treno alla stessa ora per andare alla York, e hai fatto fisioterapia al centro dove faccio il mio stage e ci siamo incrociati svariate volte» una quantità innumerevole di sguardi che mi hanno oltrepassato. È sconvolta. «Ma ho pensato che fossi miope non smemorata. Poi ho capito, perché ogni volta che mi presentavo era come la prima volta.» «È terribile» è mortificata per me, per sé stessa. «No Matilde, dai non fare così. Anzi dammi un attimo il quaderno» e sulla pagina pulita che mi offre aprendolo per non lasciarmi sbirciare scrivo: Hai mai desiderato una seconda possibilità di conoscere qualcuno per la prima volta? Sì, caro Charles Bukowski, e le ho anche vissute, infinite magiche prime volte di cui custodisco gelosamente una Lei che ho incontrato soltanto io.
Tutti inconsapevoli del mio dramma, tutti debitori che non pagano, tutti colpevoli. Tutti colpevoli. E Davide pagherà ogni cosa, fosse l’ultima cosa che faccio. Quando tutto questo sarà finito, sarò finita anche io. Ma che importa ora? Che importa se non riavrò quello che era mio? Cosa importa. Avrò la mia vendetta e sarò satura di veleno, e con quello che mi scorrerà nelle vene imploderò fino a scomparire in un buco nero, a meno che in un attimo non ritrovi la luce
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