Lo
dico con franchezza, non mi hanno mai interessato particolarmente le
storie horror: Zombie, sangue, brutalità, cadaveri, cimiteri etc.
Tuttavia, quest’opera mi ha incuriosito, perché la stesura
avviene attraverso una serie di lunghe filastrocche a rima baciata,
che scorre fluida tra una strofa e l’altra e le storie si
intrecciano in modo pregevole. (Scena d’amore compresa tra Diva e
William)
“C’era
una volta
una storia capovolta,
dei mostri parlava
e non li
vessava” ...
L’autrice ci presenta un mondo circense
strambo, dove si esibiscono esseri deformi e arpie.
Gente che
nessuno vuole, abbandonata da tutti, umiliata e spesso derisa,
bullizzata per l’aspetto poco piacevole. (Ma qual è la giusta
misura per affermare che un aspetto sia piacevole o meno? Punti di
vista...)
Una caratteristica che mi ricorda il film: The Elephant Man. Una pellicola in ‘timing’, di respiro, nel quale l’effetto patetico è mantenuto strutturando il racconto in numerose sequenze brevi, chiuse da dissolvenze al nero che arrivano spezzo nel mezzo di una situazione lasciandola in suspence e piena di interrogativi. [...]
L’input che da inizio alla storia, è proprio l’arrivo del tendone circense, e la sparizione in paese di alcuni bambini. Ci sarà correlazione tra la sparizione e l’arrivo del circo?
A questo punto, l’indagine del giovane e coraggioso dottor William porterà a galla la verità.
La storia si può collocare come favola Young/adult, ma come tutte le favole, e come avviene nelle favole, - rammento quelle della Fontaine -, alla fine c’è la classica morale: Morale della favola? Una storia, quella dell’autrice, che fa riflettere sulla diversità, sul bullismo e chi più ne ha più ne metta. Sulla malvagità di certi esseri umani, persi nel loro tronfio mondo imbellettato, dove la bellezza viene al primo posto, e se non lo sei, sei fuori. – Influencer - o meno, attenzione perché William non solo riuscirà a salvare i bambini, ma farà molto ma molto di più.
Questo, però, lascio a voi scoprirlo...
La storia, a parte le differenze aspettoriali, è intensa, ricca di emozione e di passione, per una vita che la protagonista, forse avrebbe voluto vivere in modo diverso, ma che purtroppo le è stato negato proprio dal suo aspetto per metà arpia.
Ora passiamo allo stile dell’autrice: semplice e diretto, senza enfasi ma che comunque è da ritenersi avvincente.
(Beh, non poteva credo adoperare uno stile diverso, visto che è scritto in rima baciata).
Se devo dirla tutta, mi è sembrato di leggere un canto poetico in stile fantasy.
La sorpresa, è stata, che pensavo di leggere un horror, ma che poi tanto horror non è, perché vi ho trovato in esso alcune caratteristiche che si distanziano molto dal classico genere orrorifico.
I POV dei personaggi sono ben delineati; si capisce cosa pensa l’uno o l’altro, anche se non ci sono stati approfondimenti nella caratterizzazione fisiognomica, ci sta.
Consigliato.
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