Ricordi di una bambina che, come tutte le estati, trascorre le vacanze nel paese d'origine dei propri genitori: un piccolo paesino nell'entroterra Siciliana. Tra usi, costumi e leggende, getta uno sguardo al mondo nel tentativo di capirci qualcosa in più del modo di pensare degli adulti.
Non ho mai recensito un racconto ma questo somiglia tanto ad una pagina di diario, anzi, se proprio voglio essere precisa, sembra la pagina di un "memoir", con tanto di testimonianza di un'epoca storica e di un ambiente sociale.
Si tratta di un breve stralcio della vita di una bambina, cresciuta al nord Italia, che in estate si trasferisce in un paese dell'entroterra siciliano dove risiedono i nonni.
Da buona siciliana, riesco ad immedesimarmi negli stati d'animo della protagonista che deve prima trascorrere parecchie ore sul treno per raggiungere la meta (dopo quarant'anni la situazione è molto simile), poi dovrà affrontare modi di fare e linguaggi a lei sconosciuti. I siciliani, soprattutto nei paesi più internati, hanno sempre avuto un codice e dei comportamenti che a prima vista potrebbero sembrare antiquati ma, come sottintesi bene dall'autrice, sono rivolti alla protezione di ciò che gli appartiene. La solidarietà tra la gente è ineguagliabile, oltre alla fiducia e al senso del sacrificio; tutto ciò che viene fuori dal loro ambiente però è da tenere sott'occhio o da criticare, come se aprirsi a nuove culture potrebbe distruggere il loro equilibrio.
La figura su cui si focalizza il racconto è quella della madre, la quale cambia umore soltanto all'idea di tornare nella sua terra. Come tutti gli emigrati, anche la mamma è felice di tornare a casa sebbene per poco tempo, necessario per onorare la sacralità della famiglia, fattore molto accentuato negli isolani.
Malgrado non sia mai riuscita a vedere il mare, la piccola protagonista mantiene un ricordo piacevole di quelle estati; l'amore e la libertà provati in quel paesino la fanno sentire "immensamente viva", a sottolineare che un tempo e in luoghi lontani, i bambini erano più felici.
Scritto con un linguaggio lineare e corretto, avrei gradito che questo racconto facesse parte di una raccolta da propinare a giovani lettori.
non ho letto il racconto. Ma mi fido di Rosalba. La Recensione e ottima. Non gradisco il vocabolo PROPINARE, ma questo e un mio pensiero.
RispondiEliminaCi fa piacere che la recensione ti sia piaciuta :) spero che sia un iput per te nel provare a leggerlo anche tu, Sconosciuto o Sconosciuta..sarebbe stato carino lasciare un nome per poterti ringraziare meglio.
EliminaELY