I due giovani protagonisti, Tom ed Emily, sono eredi di un progetto scientifico sul quale prima lavoravano i loro genitori, due ricercatori impegnati in un progetto scientifico e segreto chiamato POLOM, qualcosa di portata colossale e talmente importante, in grado di rivoluzionare la conoscenza condivisa dalla comunità scientifica sulla vita sulla Terra e su altri pianeti, in particolare su Marte.
Un gruppo di persone senza scrupoli cerca di catturarli per carpire loro i segreti del progetto “POLOM” con l’intenzione poi di eliminarli.
L’equilibrio della protagonista viene spezzato da un inspiegabile omicidio che accompagna la successiva scomparsa del padrino di Emily, Matt, fatto per cui i due, decidono di andare alla ricerca del colpevole.
Emily e Tom si trovano nei guai, dopo essere stati fatti prigionieri da un gruppo di Marines, determinati a impadronirsi del POLOM. (Forse non tutti i lettori si accorgeranno che I nomi di Emily e Tom sono nomi di stelle: Antares è la stella più luminosa e il cuore della costellazione dello scorpione, mentre Etamin è la più brillante della costellazione del dragone. Così specifica l’autrice in una sua intervista.)
Alla fine, Emily e Tom scoprono che tutto è partito da uno dei luoghi più misteriosi e intoccabili della Terra: l’area 51, dove risiede la MASA, un’organizzazione militare dalla quale vengono fatti prigionieri.
La sfida più importante della loro vita è, non solo riuscire a salvarsi, ma soprattutto proteggere il POLOM e scoprire la ragione per cui le ricerche dei loro genitori sono così ambite da molti...
Dopo averne finito la lettura, posso affermare che POLOM PROJECT, primo volume di una trilogia, è un romanzo, seppur breve, dalla narrazione più avventurosa che thriller, sebbene il ritmo incalzante recupera in parte le caratteristiche del genere poliziesco. Le sequenze sceniche narrative che si susseguono sono ben descritte senza salti temporali inappropriati. Emily e Tom, (beati loro!) sonno due giovani e anche molto in gamba, coraggiosi e decisi, bravi a muoversi in un’ambientazione magistralmente ideata dall’autrice, tra cui l’originalità di spunto fantascientifico riferito al progetto segreto, su cui gli ex scienziati che ci lavorano, si interrogano sulla presenza di forme di vita su altri pianeti, specialmente su Marte.
La lettura è scorrevole, soprattutto per lo stile semplice e coeso della narrazione. C’è da notare anche la trasformazione che subiscono i personaggi, tra cui Emily, all’inizio della storia introversa, timorosa e terrorizzata per ciò che le sta accadendo, divenendo poi, audace, intrepida sicura di sé e determinata. Quindi, posso affermare, che questo è uno dei personaggi che subisce un’evoluzione all’interno della vicenda. Una formazione che può essere paragonata alla crescita interiore degli adolescenti. Per quanto riguarda Tom, invece, ho riscontrato la sua maturità fin da subito, grazie al suo carattere protettivo nei confronti di Emily, della quale si è innamorato. Un ragazzo dunque sensibile e proiettato a far valere i propri ideali.
Devo ammettere, che l’autrice, Stephenie Queen, è riuscita a impostare un thriller in cui emergono tutti gli elementi decisivi di un buon romanzo di genere: il crimine, la scoperta della verità, il senso di giustizia, nonché gli incontri con personaggi che si muovono nascosti nell’ombra.
Polom Project credo che sia un libro adatto a chi ama gli enigmi di storie che riescono a porre nella mente del lettore indovinelli ai quali biosgna essere pronti e arguti nel rispondere. Domande shekeaspiriane sull’essere e non essere, possiamo dire. Una lettura per chi ama le cospirazioni e per chi è convinto che la verità non è sempre quella nella forma in cui si mostra a noi. Tuttavia, più che paragonare lo stile narrativo dell’autrice a quello Kinghiano, direi che si potrebbe accostare più a quello dello scrittore Lovecraft.
Il romanzo seduce in alcune parti, in altre meno, scontato, ad esempio, il riferimento a diventare in un’Era futura tutti dei computer, esseri sintetici e del tutto privi di libero arbitrio...
Riferimenti letti e riletti, di sperimentazioni su sieri con ventose attaccate alle tempie e al torace ecc.
Ciò nonostante, non posso negare, che il libro si legga con piacere, anche se in generale, avrebbe potuto essere migliorato con qualche accortezza in più.
Di solito spiego sempre il perché assegno il numero delle stelle. In questo caso, ne ho date quattro, per la non propria originalità della storia.








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