“Mi hanno raccontato di un tempo in cui non si aveva paura di incrociare gli occhi degli altri. Le persone vivevano di ciò che avevano perché allora era possibile avere qualcosa. Era possibile persino provare qualcosa, e quelli che mi hanno detto chiamarsi sentimenti influenzavano la vita degli abitanti della nostra nazione. Poi è arrivato l’Enerx, e ora non si ha più nulla. Non si ha, non si prova, si sopravvive. E’ una vita scarnificata, la nostra”
Caterina Sbrana
Siamo nel 2076. L’umanità ha consumato quasi tutte le risorse della terra e rischia l’estinzione. In brevissimo tempo, l’umanità delega la propria vita a una sorta di partito politico, l’Enerx, che promette la sopravvivenza per tutti in cambio della rinuncia all’individualità, alla libertà, ai sentimenti. Nel regno dell’Enerx i figli vengono sottratti ai genitori dopo la nascita, quando per loro è stato cucito un cappuccio. È fatto divieto alle persone di guardarsi negli occhi, è fatto divieto di parlare e la curiosità è peccato.
Nessuno ha più un nome, solo un codice identificativo: “oggi non esiste nemmeno più la parola persona: ci sono cappucci neri”. L’Enerx governa questo mondo asettico, anafettivo, distopico tramite una serie di misteriosi grandi edifici chiamati “La Mente”, nessuno sa cosa o chi ci sia dentro.
La rinuncia ai sentimenti, all’incontro, alla personalità è il prezzo che l’umanità ha pagato volentieri in cambio della certezza della sopravvivenza fisica.
In questo mondo di anonimi cappucci neri, si muovono i due ribelli protagonisti, anche loro anonimi: Lui e Lei. Tutto il libro è costruito sull’alternanza dei punti di vista di Lui e Lei.
Sono due personaggi diversissimi, accomunati da un vago ricordo della vita vera, quella che c’era prima dell’arrivo dell’Enerx e della sua Mente. Lui ricorda ancora vagamente i suoi genitori e gli occhi pieni d’amore della madre. Anche lei ricorda qualcosa della madre, alla quale come tutti fu sottratta il terzo anno. I figli vengono sottratti ai genitori, e le madri non possono nemmeno piangere. “L’Enerx era silenzio e calma, e il silenzio e la calma erano morte”.
Il lato oscuro della Mente mi ha rimandato subito a due riferimenti culturali: “E poi la sete” di Alessandra Montrucchio, un libro dove un ragazzo e una donna giovane, ma già adulta, si alleano per sopravvivere in un mondo devastato dal cambiamento climatico. E Equals, il film di Drake Doremus del 2015 dove in nome della pace sociale i sentimenti e le emozioni sono considerati malattie. Il Collettivo di Equals ricorda l’Enerx di Caterina Sbrana. Chi ne prova sentimenti in Equals giunge al quinto stadio e viene soppresso. L’amore è severamente proibito, ma Nia e Silas, i protagonisti, si innamorano lo stesso e provano a scardinare il sistema.
Così avviene ne Il lato oscuro della mente. Lui e Lei, nonostante i cappucci e l’assenza di nome, non sono ancora completamente disumanizzati. Hanno memoria dei sentimenti e della libertà. Custodiscono la memoria del mondo di prima. Per questo progettano un grande attentato che distrugga la Mente, il cuore pulsante del sistema disumano dell’Enerx. Lo faranno a costo di rischiare la loro vita, per vedere la vita vera rifiorire. Ci riusciranno? Che cosa è realmente La Mente? Che cosa ci troveranno dentro? Questo lo lasciamo scoprire al lettore. La dinamica del rapporto fra i due protagonisti anonimi è magistralmente descritta da Caterina Sbrana.
Una prosa avvolgente e ipnotica cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina. L’autrice mostra di avere un’ottima conoscenza del genere della fantascienza distopica e lo rielabora in maniera eccellente in modo del tutto personale. Il libro ha due livelli di lettura; quello psicologico, delle prigioni mentali che le persone si costruiscono da soli. E quello sociopolitico, di bruciante attualità. Il baratto della libertà con la sicurezza era uno dei temi centrali de Il disagio della civiltà di Freud. Nella fantascienza distopica, l’umanità in genere lo accetta, ma soffrendo. Sono sempre piccole avanguardie guidate dall’amore, come Nia e Silas in Equals e Lui e Lei in Il lato oscuro della mente, a ribellarsi all’ingranaggio e provare a farlo saltare. Solo negli ultimi due anni, le società umane si sono trovate di fronte a due teorie che proponevano di fatto la rinuncia all’umanità come l’abbiamo conosciuta fino ad ora in nome della sopravvivenza: quella di una vita a impatto zero, simbolicamente incarnata dalla figura di Greta Thunberg che valica l’oceano in barca per evitare l’aereo. E con la pandemia di Covi-19 è emersa quella di una vita a rischio zero, ancora più attuale in giorni nei quali importanti esponenti politici e autorevoli scienziati chiedono alle persone di rinunciare a tutto ciò che secondo loro non è essenziale.
In nome della sopravvivenza e del rischio zero, diventeremo come i cappucci dell’Enerx? Ci ribelleremo? O tutto questo è solo nella nostra mente?
Il lato oscuro nella mente è un libro di qualità altissima, per la scrittura avvolgente e ipnotica, per la possibilità di offrire diversi livelli di lettura e per il messaggio di fondo: non vale la pena sopravvivere se si perde l’umanità.








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