Respiro Readers
vi segnaliamo
l'uscita del nuovo romanzo
dell'autrice italiana Dyvina Sollena.
TITOLO: Sangue nero
AUTRICE: Dyvina Sollena
CASA EDITRICE: Self Publishing
GENERE: Paranormal Romance
PAGINE: 382
PREZZO EBOOK: 2.99
PREZZO CARTACEO: 12.00
DATA USCITA: 18 Luglio 2020
“A volte ci si arrabbia quando si ha qualcosa da nascondere. E quando si ha qualcosa da nascondere significa che esistono dei segreti.”
Rebecca Janette Cross, Reb per gli amici, è una giornalista ambiziosa decisa a scovare quella notizia che le consentirà di scrivere un articolo sensazionale, con il quale arrivare al successo nel suo campo, permettendole così di allontanarsi da Hazycreek che l'ha vista nascere.
Quando una notte si intrufolerà nella villa dei temuti Winterbourne, incontrerà l'oscuro e affascinante Sebastian, unico figlio maschio erede della potente famiglia. Il giovane uomo con la sua seducente bellezza e maestria nel non rispondere alle domande di Reb, riuscirà a spezzare tutte le certezze della ragazza su quello che credeva di conoscere dei suoi concittadini facendole iniziare un’estenuante battaglia con se stessa.
In bilico fra l'accecante, quanto inspiegabile, passione per Sebastian e la certezza che qualcosa di oscuratamene maligno si sta muovendo fra le persone di Hazycreek, Reb cercherà una risposta a tutte le sue domande che invece di trovare risoluzione, aumenteranno sempre più.
E quando scoprirà la verità nascosta dietro a quei segreti, la vita di Rebecca non sarà più la stessa.
Una lotta tra corpo e mente, tra cuore e ragione, tra giusto e sbagliato che metterà alla prova le sue convinzioni e la sua tenacia nel risolvere il mistero della sua città.
«Che fine ha fatto la mia macchina?» mi domandò slacciandosi la cintura.
«Me ne occuperò personalmente. Ora va a dormire, Rebecca. Riposa e non pensare troppo», le sussurrai all’orecchio aiutandola ad aprire la portiera.
Lei non scese, allungò un braccio e la richiuse.
Perché non scappi? Lo farebbe chiunque.
«Non potrò mai dormire dopo tutto quello che è successo.» Incrociò le braccia sotto il petto e mise il broncio.
Osservai il suo viso teso, le sopracciglia aggrottate e quelle labbra ferite che non smetteva di mordicchiare. Sentivo ancora il loro sapore in bocca. Era difficile starle accanto per quanto lo desiderassi.
«Non è successo niente di grave, Rebecca.»
«Sì, invece. Non lo concepisco, mi sembra di impazzire. Sono le medicine? Forse ho le allucinazioni e non è successo niente davvero.»
Parlava, parlava senza prendere fiato, arrovellandosi la mente di domande senza soluzione.
La guardavo lottando con me stesso e quello che la sua vicinanza mi suscitava.
Avrei potuto far tacere tutti i suoi dubbi, ma non sarebbe più stato divertente.
«Cosa pensi di aver visto?»
«Tu hai cambiato faccia e anche le tue sorelle.»
«Mi sembra di averti dato prova di cosa posso diventare. Non hai le allucinazioni.»
Si prese la testa tra le mani.
Se non ci fossero tutte queste dannate regole.
Ma era sbagliato.
«No.»
Per quanto fremessi dalla voglia di farla mia, una parte di me non voleva farle del male. Non senza il suo consenso, e non mi era mai successo.
Lei era diversa, lo era per me, a prescindere dal destino che prima o poi avrebbe iniziato a rincorrerla.
«Perché mi hai risparmiata?» domandò girandosi di scatto dalla mia parte.
«Vai a casa, Rebecca.»
«Perché mi hai dato quel bacio?»
Afferrai il suo mento con una mano e sfregai il pollice sopra il taglio sul labbro. Qualche goccia di sangue finì sul mio dito. Lo portai alla bocca e lo leccai.
«Stai attenta, potrei ancora cambiare idea.»
Non si mosse, continuò a guardarmi accigliata e confusa allo stesso tempo. Quegli occhi verdi incatenati ai miei, le gote in fiamme, le lentiggini attorno al naso che la facevano sembrare così innocente.
Diavolo! Non aveva idea di quanto stesse rischiando.
«Te lo dirò, per l’ultima volta. Vai a casa, Rebecca.» E sperai che mi ascoltasse perché avrei potuto non rispondere più delle mie azioni.
Era testarda, curiosa, non voleva arrendersi. Faceva domande su domande, troppe, a cui non volevo rispondere.
«Non lo so.»
«Bugiardo.»
Mi sporsi verso di lei, passandole una mano tra i capelli, l’afferrai per la nuca e la baciai di nuovo, con veemenza, senza lasciarle il tempo di respirare.
Mi spinse via con un lamento.
«Mi hai fatto male», disse toccandosi il labbro ferito.
Sorrisi spavaldo.
«Vai a casa.»
«Ma…»
Non la lasciai finire.
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