Marcus è un cacciatore di vampiri. Nient'altro ha mai avuto importanza per lui, eccetto eliminarli dalla faccia della terra. Eppure, saranno gli occhi verdi di Eva, una vampira, a farlo vacillare. Con lei si ritroverà ad affrontare il peggiore dei tradimenti, a rimettere in discussione tutto il suo mondo, tutte le sue sicurezze. E nel momento in cui si ritroverà da solo a prendere la decisione, la sua determinazione sarà l'unica a guidarlo. Furioso, umiliato, tradito, sconvolto, Marcus dovrà trovare la forza di sradicare tradizioni fossilizzate nel passato, che rischiano di seppellire lui e tutto ciò che ama. Neppure Eva potrà aiutarlo, perché dovrà affrontare la sfida più grande di tutte: vincere se stessa.
Un
Cacciatore di vampiri, Marcus, e nient’altro è più importante
per lui, se non eliminare definitivamente questa razza sanguinaria,
se non quando sulla sua strada non incontra gli occhi verdi di Eva,
una giovane ragazza di diciotto anni. Davanti allo sguardo perso di
lei, che contro la sua volontà tutto avrebbe voluto essere fuorché
un mostro, Marcus ha messo in discussione se stesso salvandole la
vita nonché tradendo la sua razza e le sue certezze di cacciatore
di vampiri.
Un
romanzo strutturato dimodoché possa dare un senso di completezza e
di credibilità a tutto l’intreccio. L’autrice, abilmente, riesce
a ideare universi paralleli nei quali i protagonisti si trovano
catapultati senza preavviso. Passaggi che, dalla descrizione di cui
l’autrice ne fa, sembrano uscire da un racconto gotico-horror alla
Poe. Nei dialoghi, poi, man mano il lettore riesce a scoprire le
caratteristiche di ogni personaggio, ed è a questo punto che salta
fuori in ognuno la propria caratteristica: fiducia, paura, coraggio e
voglia di sconfiggere il male, soprattutto, si evince la forte
amicizia che lega gli uni agli altri per uno scopo comune.
Altra
nota positiva che ho apprezzato, è la capacità della Filaci di
scrivere in modo fluido, senza soffermarsi molto a descrivere i
particolari fisici dei personaggi o di come sono vestiti. Capacità
che pochi autori fantasy riescono a mettere in atto. Ed è grazie a
questa naturalità nel descrivere, che il lettore può, fin
dall’incipit, farsi un’idea sui personaggi che ruotano intorno
alla vicenda.
In
Tela
di Tenebre – Resurrezione, è il tempo della storia che segna il
passaggio tra la vita dei morti e dei vivi. Un confine
inquietante e misterioso, Una dimensione dove tutto è possibile:
trasformazione, ripensamenti, esternazioni dolorose, gioia e
soprattutto voglia di riuscire laddove nessuno è riuscito mai.
L’autrice,
infatti, si appoggia abilmente alle metafore di come l’essere umano
possa trasformarsi da angelo a demone. Una parola la vorrei spendere
sull’ambientazione: coerente nelle sue rappresentazioni sceniche e
luoghi desolati. Castelli gotici nei quali si svolgono gran parte
delle vicende. Foreste ingannevoli, sotterranei nascosti, con i quali
i personaggi si cimentano aumentando così le proprie capacità
belliche e sensitive.
Ma
sono Marcus ed Eva che, spinti da un nuovo ideale di giustizia,
decidono di percorre gran parte della loro avventura uno a fianco
dell’altro, nonché mettere in gioco perfino le loro vite.
Tuttavia,
sebbene la Filaci scriva con stile spigliato, a volte, in alcuni
passaggi traspare l’impronta di autori celebri di genere: Poe,
Stoker, Shelley, a Van Hellsing e del più recente: twilight.
Su
questo punto, l’autrice si fa prendere la mano, soprattutto nella
descrizione delle azioni, che, d’amblè, al lettore sembra di
rivivere scene di film visti e rivisti, anche se la tensione resta
pur alta.
Per
concludere, direi che la vicenda è articolata e ricca di azioni.
Buona la prospettiva di un futuro migliore, dove vittime e carnefici
potrebbero vivere in pace tra loro. Buona anche l’idea dei due
amici fedeli a Marcus: Hati e klaus.
L’epilogo
lascia in sospeso al punto giusto, invogliandone il prosieguo alla
lettura.
Una
tinta di Shekeaspeare c’è, lasciatemelo dire. Un Shakespeare
macbethiano che non guasta.
In
questa storia di Tenebra, l’ombra e la luce si focalizzano sulla
vita e la morte, sull’ottenere la salvezza e non solo quella
materiale. Una lotta continua affinché il bene non soccomba al male,
che l’anima degli esseri umani non crolli al demone interiore
racchiuso in ognuno di noi. Ma è la sete di potere, come sempre, del
resto, a spingere l’uomo a compiere le azioni più aberranti. E
probabilmente, quando l’uomo capirà che non sono le cose terrene a
restituire loro la felicità perduta, riusciranno a comprendere che
prima o poi... (riporto una frase di Rossella O’Hara tratta dal
film Via col Vento) “Dopotutto... domani è un altro giorno!”.
Lo
consiglio agli amanti del genere horror.









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