venerdì 8 novembre 2019

Segnalazione Romanzo - ROYAL DARLING. EMMA di Kylie Gilmore









Respiro Readers

vi segnaliamo il nuovo romanzo

dell'autrice Kylie Gilmore.










TITOLO: Royal darling. Emma

AUTRICE: Kylie Gilmore

CASA EDITRICE: Extra Fancy Books

SERIE: I Rourke #3

GENERE: Romance Contemporaneo

PAGINE: 207

PREZZO EBOOK: 4.99

DATA USCITA: 5 Novembre 2019






Jackson
Essere un dio del rock non è poi quello che si crede.

È diventato un lavoro senz’anima. Ed è il motivo per cui mi trovo sulla casa galleggiante di un mio amico, lontano dai riflettori, sperando di ritrovare la mia via verso la musica.

Già. Niente da fare.

Ho appena scoperto una clandestina a bordo e non riesco a credere chi è. Una maledetta principessa? E questo sussiegoso microbo di donna non ha intenzione di andarsene, quindi le faccio un’offerta che la spaventerà: una scappatella senza impegni.

Solo che lei dice sì.

Io dico no e lei si chiude prontamente nella mia camera.

Giuro che la scaricherò al prossimo porto.

È un problema avvolto in una bella confezione virginale e so che non dovrei toccarla.


Emma
Sono una sposa fuggiasca che cerca di evadere senza che mi trovino.

Ma quando Jackson Walker mi scopre nascosta nella sua barca (e mi riprendo dallo shock di essermi imbattuta nel nascondiglio di una rock star) capisco immediatamente che lui è esattamente ciò di cui ho bisogno. È selvaggio, rozzo, perfetto.

La mia famiglia non approverebbe mai. La stampa ci farebbe a pezzi. Eppure continuo a volerlo.

Lui è l’antidoto alla mia vita dai confini ristretti.

Ma riuscirà a guardare oltre il mio titolo, per vedere la donna che desidero essere?







Capitolo Uno

Emma

Domani sposerò un uomo che ho incontrato solo due volte.
La prima volta avevo sedici anni, appena dopo il nostro fidanzamento e la seconda volta questa settimana, per preparare il nostro matrimonio. È normale per un matrimonio combinato tra due regni remoti. Mi passo una mano tremante tra i capelli. Il nervosismo è fuori luogo. Sono la principessa Emma Rourke di Villroy, quinta in linea di successione al trono e figlia primogenita. Sono stata educata a essere corretta, imperturbabile e per aderire strettamente al protocollo reale. Devo essere all'altezza della situazione.
In effetti, sono stata piuttosto fortunata riguardo al marito che i miei genitori hanno scelto per me. Il principe ereditario Abdul Marjan di Kainei ha solo un anno più di me, ventisei, ed è attraente, con i capelli castano scuro pettinati nitidamente con la riga da una parte, occhi marroni color cioccolato e un sorriso pieno di denti bianchi. È stato educato in Inghilterra ed è stato un perfetto gentleman durante la sua visita, questa settimana. Dopo il matrimonio, mi trasferirò a Kainei, un regno prospero nel sud-est asiatico.
Non ho semplicemente nessuna ragione per preoccuparmi.
La prova del matrimonio nella cappella del palazzo comincerà tra poco, ma prima che mi vesta per l'occasione, decido di andare a vedere mia madre, nella sua suite privata. Penso che sarebbe contenta della compostezza regale che ho mantenuto durante questa settimana di eventi sociali. Non ha partecipato a nessuno dei festeggiamenti, vuole semplicemente restare da sola con il suo dolore. Mio padre è morto tre mesi fa. Mi manca, manca a tutti. Era il re, una presenza importante e vitale nella mia vita prima del cancro che alla fine se l'è portato via. Mia madre ha abdicato al trono alla sua morte, non ha voluto governare senza di lui.
Faccio un respiro profondo, cercando di raggiungere la compostezza perfetta che ci si aspetta da me, prima di bussare alla sua porta.
Apre Joan, la cameriera di mia madre, chinando la testa e facendo una breve riverenza. «Altezza.»
«Mia madre è sveglia?»
Joan fa un passo indietro. «Sì, Altezza, anche se è ancora a letto.»
Sospiro. Avevo sperato che il mio matrimonio l'avrebbe fatta uscire dal suo stato di auto-segregazione. Vorrei poter fare qualcosa per aiutarla. Passo attraverso il salotto formale per andare nella sua stanza, dov'è appoggiata ai cuscini in un grande letto antico di mogano, quasi al buio, con solo il riverbero della TV montata sulla parete. Il volume è così basso che non sono sicura che riesca a sentire ciò che dicono. Accendo la piccola lampada sul comodino e do un'occhiata allo schermo. È il reality show che era solita guardare con mio padre.
Si volta lentamente a guardarmi e mormora: «Ciao» prima di tornare a guardare la TV.
Mi sento il cuore pesante. Indossa una vestaglia di seta azzurro chiaro, ha i capelli scuri sciolti sulle spalle, non nel solito ordinato chignon, come se non le importasse più del suo aspetto. Mia madre era sempre vestita con abiti color pastello dal taglio perfetto, truccata e con tutti gli accessori giusti. Ora ha le borse sotto gli occhi nocciola e la pelle è troppo pallida. Tranne che per il funerale non esce da oltre un anno. Era rimasta al fianco di mio padre quando era allettato. Abbiamo gli stessi colori, anche se la mia carnagione non è così pallida. A me piace restare all'aperto, a Villroy.
Mi chino per baciarle la guancia. «Mamma, stasera c'è la prova del mio matrimonio. Ci raggiungerai per la cena, dopo?»
«Sarò al matrimonio» dice, con la voce arrochita, come se non parlasse da un po'.
Mi siedo accanto a lei sul letto e le prendo la mano fresca. «Partirò presto. Temo di non essere pronta. Non parlo ancora bene il malese. Sarà tutto così diverso là.»
Lei non reagisce.
«Ho paura» ammetto a bassa voce.
Finalmente mi guarda e mi stringe forte la mano. «Non hai paura. È solo nervosismo ed è normale. Devi superarlo.»
«Sì, mamma.» Lo so. Perché è così difficile? Ho passato la mia vita a comportarmi secondo gli standard elevati di mia madre e la mia ricompensa è stato un legame molto stretto. Ero la figlia che desiderava dopo quattro maschi. Ero la figlia di cui andava fiera. Ora mi sembra così lontana. «Vorrei che avessi partecipato a qualcuno degli eventi di questa settimana. Sei sicura di non volerti unire a noi, magari per il dessert?»
Lei mi lascia andare la mano e torna a guardare la TV. «Non sono pronta ad apparire in pubblico. Sarò là domani per la cerimonia.»
Mi si stringe il petto e mi manca il respiro. Capisco che sia in lutto, ma non posso fare a meno di sentire di averla persa. Avevo immaginato che questo sarebbe stato un momento gioioso, in cui lei si sarebbe unita a me per tutti i preparativi prima delle nozze, il momento più alto del rapporto madre-figlia. Una piccola parte di me aveva sperato che mi avrebbe preparata per ciò che mi aspetta, dato che anche lei aveva fatto la stessa esperienza, attraversando mezzo mondo, da un piccolo regno isolato al largo delle coste australiane fino all'isola di Villroy, al largo della costa sud-occidentale della Francia, per sposare mio padre, un uomo che non aveva mai incontrato prima del giorno delle loro nozze.
I miei genitori avevano sollevato l'argomento di un matrimonio combinato quando avevo sedici anni, spiegandomi che era il modo tradizionale, chiedendomi se avrei accettato l'uomo che avrebbero scelto per me, e io avevo acconsentito prontamente. Non era un obbligo; la maggior parte dei miei fratelli maggiori aveva scelto di non adeguarsi, eccetto l'erede, Gabriel, che era tenuto a rispettare standard più elevati. La verità è che volevo portare avanti la tradizione ed ero fiera di sapere che avrei aiutato Villroy con un’utile alleanza. Sapendo che anche quello dei miei genitori era stato un matrimonio combinato che era poi sfociato in un grande amore, ero stata contenta della mia decisione. Ma adesso che è arrivato il momento, appena dopo il mio venticinquesimo compleanno, come avevano richiesto i miei genitori, sto mettendocela tutta per mantenere la compostezza. E, mi addolora ammetterlo, sto avendo dei dubbi. Vivrò con un estraneo in una terra straniera, che non ho mai nemmeno visitato. Mi mancherà la mia famiglia, la mia casa, la mia isola. Villroy è parte di me, con il suo mare azzurro-verde, le scogliere rocciose e le dolci spiagge sabbiose. Ho passato molti momenti felice a Villroy. La mia felicità futura non è altrettanto certa.
Mia madre parla a voce così bassa che devo chinarmi per afferrare ciò che dice. «Adesso devi rivolgerti a tuo marito per farti confortare.»
Le lacrime mi bruciano gli occhi. Capisco che sta tentando di aiutarmi spingendomi verso il mio futuro marito, ma fa male. Seppellisco in fondo alla mente tutte le mie preoccupazioni, le mie paure, i miei dubbi. Non ho intenzione di condividerli con Abdul. Devo essere coraggiosa. Mi alzo e faccio una breve riverenza. «Ci vedremo domani.»
Lei china la testa, ma il suo sguardo resta incollato alla TV.
Esco precipitosamente dalla stanza, dirigendomi al piano di sopra, alla mia suite, per vestirmi. Mi trema il labbro e lo mordo, dicendomi di essere superiore. Finirà tutto presto. Mi adatterò alla mia nuova vita. Sono la figlia di mia madre: forte, imperturbabile, fiera, e farò ciò che è giusto per il mio regno. Il mio matrimonio forgerà un'alleanza che porterà benefici alla traballante economia di Villroy e ci assicurerà un futuro stabile. Onorerò mia madre e la renderò fiera, seguendo i desideri dei miei genitori.
La mia cameriera, Lina, mi sta aspettando con i vestiti pronti. È efficiente e competente, quindi ci vuole poco perché io sia pronta per la prova generale. O forse sono io che penso di aver fatto in fretta, perché in realtà speravo segretamente di rimandare ancora un po'.
«Siete bellissima, vostra Altezza» dice. «Questo colore vi dona.»
«Grazie» rispondo, assente. Il mio abito decoroso a maniche lunghe, pizzo delicato sopra una guaina rosa pallido, è veramente bello. Il mio guardaroba è sempre castigato e corretto, colori pastello, spalle e scollatura sempre coperti, l'orlo alle ginocchia. Il mio abito da sposa è una creazione splendida ma pudica di seta, pizzo e tulle. Perfino la lingerie per la mia prima notte di nozze è modesta: una fluida camicia da notte bianca, lunga fino ai piedi con la vestaglia abbinata. Il mio pensiero va a cosa, se mai ci sarà qualcosa, potrei provare per il mio nuovo marito la mia prima notte di nozze. Non mi ha mai toccato, non mi ha mai nemmeno tenuto per mano. Non sa che non sono vergine, che una volta ho sperimentato la passione. Gli dirò la verità se mi sembrerà che possa capire le azioni avventate di una ragazza, ma se si aspetta una sposa vergine, cosa possibile in un regno tradizionalista come il suo, ho la bugia pronta. Sono sempre stata brava a improvvisare.
Vado alla finestra della stanza e fisso il mare. Lo spettacolo familiare mi calma. Non possono cominciare le prove senza la sposa, quindi andrà tutto bene se mi prenderò qualche momento in più per ricompormi.
«Ha bisogno d'altro, Altezza?» chiede Lina.
Ho sulla punta della lingua di chiederle: Sto facendo un errore? Mi volto. «Nient'altro, Lina. Grazie.»
Lei china la testa, fa una veloce riverenza ed esce, chiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle.
Io mi dico di muovermi, un piede dopo l'altro. Il mio corpo non collabora, quindi faccio un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Bussano alla porta. Lina deve aver deciso di chiedermi se voglio una scorta fino alla cappella del palazzo. Una volta avevo immaginato che avrei avuto mia madre al mio fianco.
«Avanti, Lina.»
La porta si apre lentamente e Anna, mia cognata, mette dentro la testa, con la sua massa di riccioli scuri. «Hai un minuto?»
Le faccio cenno di entrare, poi chino in fretta la testa e faccio una riverenza.
«Per favore, Emma, non hai bisogno di farmi la riverenza nell'intimità della tua stanza.»
Io nascondo un sorriso; mi diverte un pochino il modo in cui continua a dimenticare che il suo rango è superiore al mio. Lei è la regina di Villroy adesso, da quando ha sposato Gabriel due mesi fa.
«Sei la mia regina» le ricordo. È un'americana che ha dovuto imparare il protocollo.
Lei si avvicina e abbassa la voce. «Hai voglia di parlare?»
«Di che cosa?»
Anna sorride gentilmente, con gli occhi castani che irradiano calore. «Emma, sposarsi è una cosa grossa, specialmente quando si tratta di un matrimonio combinato che hai accettato a occhi chiusi quando avevi solo sedici anni.» Dall'età di sedici anni ho deviato dal cammino che mi ero prefissata una sola volta, e il crepacuore che mi ha causato quel passo falso mi ha fatto tornare velocemente in me. La passione arriva solo fino a un certo punto.
Mi stampo sul volto un sorriso educato. «Il matrimonio combinato dei miei genitori è riuscito meravigliosamente. Sono sicura che sarà lo stesso anche per me. Abdul rappresenta tutto ciò che potrei volere in un marito.»
«Tu lo ami?»
Cerco di calmare i nervi. «Imparerò ad amarlo.»
Anna mi punta un dito addosso. «Quella è tua madre che parla.»
«Questa sono io che parlo» sbotto. Lei non capisce mia madre o il nostro legame. Loro due sono sempre state come acqua e olio.
Lei sospira. «C'è una Renault Clio color argento parcheggiata sulla strada di servizio di fianco alla cappella, le chiavi sono sotto il tappetino, nel caso in cui volessi allontanarti e pensare.»
Sbatto gli occhi, sorpresa dal suo intuito, sapendo che potrei avere bisogno di una pausa dai preparativi per le nozze. Comunque non posso ammettere di essere nervosa. Lei è così sfacciata e franca, vorrebbe che… non lo so, ma so che è capace di tutto. Questa donna ha formulato da sola un piano brillante per trasformare la nostra morente industria della pesca in una manifattura di prodotti di bellezza naturali a base di olio di pesce, alghe, spugne, sale marino e roba simile, da usare e vendere in una nuova day-spa a Villroy. Non è certo che abbia successo, visto che il piano è ancora agli inizi, ma non posso negare che abbia un buon potenziale. E la raccolta fondi per dare il via al piano, sempre idea sua, è stata un'asta di scapoli reali, protagonisti i miei fratelli single! Scandaloso, veramente! Ho sentito che i miei fratelli hanno mostrato un po' di pelle, mettendo a nudo pettorali e addominali. Lucas ha perfino causato un tumulto, preparandosi a slacciare la cintura. Ai miei fratelli è stata concessa una libertà che io non ho avuto e non sono rigidi e corretti come me. Unica eccezione Gabriel, l'erede. Non meraviglia che io l'abbia preso ad esempio.
Ma con la prova generale questa sera, seguita dalla cena, e il matrimonio domani, non ho tempo per allontanarmi e pensare. Inoltre, pensare porterà solo ad aumentare il nervosismo. Devo essere più forte e vincerlo.
Alzo la testa. «Non ce n'è bisogno, ma ti ringrazio. Ora devo andare alla prova.»
«Verrò con te.»
Soffoco un sospiro, sapendo che Anna non lascerà perdere. È abituata a dire ciò che pensa e Gabriel la vizia. Lo ha cambiato. Gabriel non è più così formale. Ha allentato parecchio il protocollo e perfino il suo atteggiamento è cambiato. Sorride moltissimo, la sua postura è meno rigido. Tra il cambiamento di Gabriel e il fatto che mia madre si sia ritirata dalla vita e dai doveri reali, sono alla deriva. Erano i miei modelli. Una vocina nella mia testa sussurra che non è più necessario, né apprezzato, aderire strettamente al protocollo reale e alla tradizione. Ma chi sono io senza le regole secondo le quali ho vissuto tutta la mia vita?
Raddrizzo la schiena, mantenendo un'espressione piacevole e composta mentre percorro il corridoio con Anna.
«Gabriel mi ha sposato per amore» dice. «Ha rifiutato il matrimonio combinato.» Sa che ho un debole per Gabriel.
Non dico niente. Non è una novità.
Anna mi afferra per il braccio, sorprendendomi. Nessuno afferra una principessa. La stretta è forte, la voce insistente. «Vorrei che avessi la stessa felicità che ho io con Gabriel. Per favore, Emma, se hai qualche dubbio, anche solo un piccolissimo accenno di dubbio, possiamo rimandare» mi sussurra direttamente all'orecchio, «o annullare tutto. Ci penserò io a sistemare le cose, fare le scuse dove necessario.»
Deglutisco, con il cuore che mi martella nel petto. Posso osare rompere con la tradizione reale che ho accettato così prontamente? Fermare tutto dopo tutti i preparativi fatti? Quando Abdul mi ha aspettata per nove anni?
Anna continua a sussurrare ferocemente. «Si tratta della tua vita non di quella di tua madre.» Non mi piace che parli di mia madre come se mi controllasse. Io voglio bene a mia madre.
Do uno strattone per togliere il braccio dalla sua mano. «Non voglio più parlarne.»
Anna sospira ma resta zitta. Arriviamo alle scale, in fondo alle quali ci aspettano Gabriel e Abdul. Gli occhi di Gabriel s'illuminano quando vede arrivare Anna. Abdul mi rivolge un sorriso a labbra strette, esattamente come il mio.
Cominciamo a scendere verso i nostri rispettivi uomini. Anna sussurra sottovoce: «L'auto resterà lì ad aspettarti semmai ne avessi bisogno.»
«Non ne avrò bisogno» le sussurro in risposta.
Lei sorride a Gabriel e continua a parlare sottovoce. «Sei testarda come Gabriel.»
Sorrido anch'io. «Grazie.»
Poi prendo posto accanto al mio fidanzato.
«Stai benissimo» dice Abdul, come tutte le volte in cui mi vede.
«Grazie» dico pudicamente, con gli occhi bassi.
«Andiamo?»
«Sì, certo.»
Non mi offre il braccio né mi prende la mano, si limita a camminare di fianco a me per tutta la lunga strada verso la cappella, alla fine dell'ala ovest. Dietro di noi, Gabriel, Anna e l'entourage composto dai membri della famiglia e dai servitori di Abdul ci seguono lenti e dignitosi.
«Aspetto con piacere il momento di mostrarti Kainei» dice Abdul. «Sono sicuro che ti sentirai a casa, anche se fa molto più caldo di qui.»
«Non vedo l'ora» rispondo.
Continuiamo in silenzio, e la mia mente corre avanti, cercando di immaginare la mia nuova vita. Non riesco a visualizzare niente, ho la testa vuota. Invece mi concentro su Abdul. Sarà contento o deluso della sua sposa? Si prenderà un'amante una volta che gli avrò dato l'erede al trono che ci si aspetta da me? Mi piacerebbe avere un bambino. Il resto è incerto. Ho immaginato a lungo il mio tempo da sposa come un'esperienza romantica e magica, ho immaginato il mio futuro sposo veramente attratto da me. È ora di smettere di fantasticare.
Metto piede nella stupenda cappella con il soffitto altissimo e la sua abbondanza di decorazione in oro e gli affreschi, e mi sento gelare. Lo spazio che ho sempre considerato accogliente, con le statue di marmo così familiari, tre organi dalle canne d'argento, i banchi intagliati a mano e la lunga navata con la passatoia rossa, di colpo mi sembra soffocante. Respiro in fretta, con le pareti che sembrano chiudersi su di me. Anna mi è entrata nella testa, peggiorando i miei nervi già scossi.
Mi rifiuto di guardarla, mi rifiuto di guardare il mio futuro sposo. Mi concentro completamente sull'officiante alla fine della navata e vado avanti con le gambe legnose, un passo dopo l'altro.
Riesco ad arrivare alla fine della prova in modo dignitoso e composto.
Sostengo la mia parte di educata conversazione per tutta la cena di prova, scusandomi presto per prepararmi per andare a letto. La fatica della giornata si fa sentire e mi addormento in pochi minuti.
Il giorno dopo mi sveglio rinfrancata a pronta a cominciare il resto della mia vita. Era semplicemente ansia pre-matrimoniale. Certo che posso farlo. Sarà bellissimo.
Mi vesto con l'aiuto di parecchie cameriere e di Silvia, mia sorella minore. Mia madre non si fa vedere, dicendo che riuscirà a sopportare solo di partecipare alla cerimonia. Cerco di ricacciare in fondo il dolore che provo. Mi vedrà fare il mio dovere, come lo fece lei a suo tempo, e questo la renderà fiera di me.
Vado davanti allo specchio a tutt'altezza e mi guardo vestita da sposa. Di colpo è tutto così reale. Ho i capelli raccolti, il velo e un'espressione acida. Cerco di rilassare i lineamenti del viso, ma non è possibile. Respiro a fatica e ho le mani sudate mentre ispeziono il vestito per il quale una volta ero così eccitata. È molto tradizionale, seta bianca sotto il pizzo, accollato e con le maniche lunghe. È stretto in vita, il punto da cui comincia una gonna ampia a campana fatta di strati di tulle. L'abito striscia sul pavimento perché dev'essere portato con i tacchi alti e sono ancora in pantofole. Mi tiro il velo sopra il viso per vedere l'effetto completo e il mondo diventa un po' più buio, il chiacchiericcio allegro delle donne dietro di me soffocato dal ronzio che ho nelle orecchie. Mi sento intorpidita. Sto galleggiando sopra a tutto, osservando da un'enorme distanza la principessa che sta per sposarsi.
«È bellissima, signora» dice Lina, apparendo al mio fianco. «La sposa perfetta! Vuole mettersi le scarpe adesso?»
Principessa perfetta. Sposa perfetta.
Torno di colpo alla realtà, con lo stomaco sottosopra e una scarica di energia che mi scorre nelle gambe. Mi volto di colpo. «Scusatemi. Ho bisogno di restare un minuto da sola.»
Le cameriere si affrettano a uscire dalla stanza e mia sorella Silvia mi manda un bacio prima di uscire. Mi tolgo il velo dalla faccia e decido che ho bisogno di fare una passeggiata. Ho ancora un'ora prima di dover andare in cappella.
Sollevo il vestito e percorro il lungo corridoio prima di fare un giro tortuoso per arrivare al salone da ballo, attenta a evitare la zona dove alloggiano Abdul e la sua famiglia. Se solo riuscissi a vedere la zona del ricevimento, immaginarmi come sposa felice che festeggia il matrimonio, tutto andrebbe bene.
Grazie al cielo, il salone da ballo è vuoto. È bello, come sempre, con il pavimento di legno intarsiato, i lampadari di cristallo, il soffitto affrescato e la tappezzeria in foglia d'oro. Riesco a immaginare i musicisti e la gente che balla al centro, probabilmente un valzer, elegante e regale. Da un lato della stanza ci sono lunghi tavoli, apparecchiati con gli scaldavivande mentre dall'altra parte c'è un tavolo con una torta nuziale di dimensioni gigantesche al centro. Mi muovo come in sogno, attirata dalla torta nuziale con la coppia di porcellana in cima, sotto un arco di piccoli fiori bianchi.
Assomigliano a me e ad Abdul. Stiamo sorridendo, sembriamo innamorati. Sento un sibilo acuto nelle orecchie e mi sento di colpo troppo calda mentre fisso la coppia di porcellana. Perché ci hanno fatto apparire così? Dovremmo apparire fieri, dignitosi, regali. Non innamorati. È una distorsione della realtà. Una bugia. La decorazione diventa sfuocata davanti ai miei occhi. Di colpo sembra che Abdul stia ridendo di me. Una presa in giro. Un insulto.
Mi lancio in avanti per afferrare l'Abdul sorridente e la decorazione vola via, rimbalzando sul tavolo e poi sul pavimento di legno. Oh no! Mi affretto ad andare dall'altra parte del tavolo e fisso il danno. La mia testa si è staccata e mancano parecchi frammenti al mio vestito.
È un segno.
Sposare Abdul sarebbe la mia fine.
Alzo la testa. C'è un'auto che mi aspetta di fianco alla cappella.
Sento una scarica di adrenalina e la mente corre, insieme al battito del mio cuore. Sollevo il vestito e corro fuori dalla porta, attraverso in fretta il cortile e vado dietro la cappella, verso la LIBERTÀ!  






Kylie Gilmore è l’autrice Bestseller di USA Today delle serie: I Rourke; The happy endings Book Club; The Clover Park e The Clover Park STUDSScrive romanzi rosa umoristici che vi faranno ridere, piangere e allungare le mani per prendere un bel bicchiere d'acqua.
Kylie vive a New York con la sua famiglia, due gatti e un cane picchiatello. Quando non sta scrivendo, tenendo a bada i figli o prendendo debitamente appunti alle conferenze per gli scrittori, potete trovarla a flettere i muscoli per arrivare fino all’armadietto in alto, dove c’è la sua scorta segreta di cioccolato.


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