Respiro Readers
vi segnaliamo il romanzo
dell'autrice italiana Fabiola Grosso.
AUTRICE: Fabiola Grosso
CASA EDITRICE: Self Publishing
GENERE : Narrativa
PAGINA: 126
PREZZO EBOOK: 0.99
PREZZO CARTACEO: 9.57
DATA USCITA: 14 Ottobre 2023
Non chiamatelo amore! Quella narrata tra le pagine di questo libro è una drammatica vicenda di cronaca cominciata con un pericoloso stalking e terminata nel peggiore dei modi: una secchiata di acido corrosivo in pieno volto, con lo scopo di distruggere per sempre la bellezza del suo ex fidanzato.
Questa volta la vittima non è una donna: in questa vicenda, caduta rapidamente nell’oblio, le parti sono invertite e la sofferenza porta il nome di William Pezzulo, “colpevole” di aver messo la parola “fine” al tormentato rapporto con la sua ex. A causa dell’agguato, William perderà la vista e parte delle orecchie. Inoltre, il suo corpo rimarrà sfregiato per oltre il 30%. Eppure, il suo dramma è caduto nel dimenticatoio. Ne hanno parlato in pochi anzi, in pochissimi persino nella sua città natale, Brescia. Forse perché un uomo non può soffrire? O forse perché una donna non può aggredire?
A oltre dieci anni di distanza da quel vile agguato, questo racconto cerca di attraversare la drammaticità di un rapporto tossico dal quale William ne è uscito vivo solo per miracolo. Può essere definita “vita” quella di chi ha perso la propria identità, il proprio viso, i lineamenti, persino la vista? Quali sono le cicatrici dell’anima di chi è stato vittima due volte, la prima per mano della carnefice, la seconda per mano di coloro che sono rimasti in silenzio?
Un racconto doveroso che si scontra con la narrazione dominante, che vede il killer in abiti maschili e la vittima in rosa. Una lettura che, nell’intento dell’autrice, deve accendere i riflettori sul concetto di violenza e sul silenzio delle istituzioni di fronte al grido di dolore delle vittime, a prescindere dal genere.
Questa volta la vittima non è una donna: in questa vicenda, caduta rapidamente nell’oblio, le parti sono invertite e la sofferenza porta il nome di William Pezzulo, “colpevole” di aver messo la parola “fine” al tormentato rapporto con la sua ex. A causa dell’agguato, William perderà la vista e parte delle orecchie. Inoltre, il suo corpo rimarrà sfregiato per oltre il 30%. Eppure, il suo dramma è caduto nel dimenticatoio. Ne hanno parlato in pochi anzi, in pochissimi persino nella sua città natale, Brescia. Forse perché un uomo non può soffrire? O forse perché una donna non può aggredire?
A oltre dieci anni di distanza da quel vile agguato, questo racconto cerca di attraversare la drammaticità di un rapporto tossico dal quale William ne è uscito vivo solo per miracolo. Può essere definita “vita” quella di chi ha perso la propria identità, il proprio viso, i lineamenti, persino la vista? Quali sono le cicatrici dell’anima di chi è stato vittima due volte, la prima per mano della carnefice, la seconda per mano di coloro che sono rimasti in silenzio?
Un racconto doveroso che si scontra con la narrazione dominante, che vede il killer in abiti maschili e la vittima in rosa. Una lettura che, nell’intento dell’autrice, deve accendere i riflettori sul concetto di violenza e sul silenzio delle istituzioni di fronte al grido di dolore delle vittime, a prescindere dal genere.

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