Respiro Readers
vi segnaliamo l'uscita edita Dri Editore
del romanzo dell'autrice italiana Laura Nottari.
TITOLO: Corrispondenza Imperfetta
AUTRICE: Laura Nottari
CASA EDITRICE: Dri Editore
GENERE: Regency
PREZZO EBOOK: 1.99
CARTACEO: 12.99
DATA USCITA: 8 Aprile ( in preorder il 4/04)
Sidmouth, Devonshire estate 1828
Venti anni di differenza, ceti sociali
così diversi da far sembrare impossibile e inopportuno il sentimento
che la giovane Edith Ellis proverà per lord Esmond, conte di
Rovington. Una passione accesa dal primo incontro di sguardi e
alimentata da una risonanza, un accordo che nessuno dei due,
nonostante tutto, può negare di udire.
Se nemmeno i reciproci passati legati a
doppio filo, gli errori, le imperfezioni e un’impossibile
redenzione riescono a dividere due anime destinate a divenire una,
cos’altro potrebbe mai impedir loro di rimanere unite?
Lontano da Londra, dai rigidi fili del
ton, tra le scogliere, il mare e la natura del Devonshire, il maniero
di Greyville è pronto ad accogliere i suoi ospiti.
Lo
desiderava. L'aveva ammesso a se stessa alle prime luci dell'alba,
mentre raccoglieva i capelli in una treccia prima di avvolgerli sulla
nuca. Lei, Edith Ellis, desiderava il conte di Rovington. Amava la
sua presenza, sapere che era nella stessa casa non le bastava più:
lo voleva accanto, lo voleva nella sua stanza. Moriva dalla voglia di
parlargli, di rimanere ancora sola con lui e di sentire il suo
profumo, fatto di verde di colonia e ambrato del whisky. Desiderava
toccarlo, abbracciarlo, slacciargli il fazzoletto e nascondere il
viso nell'incavo del collo per inspirare a fondo ogni sfumatura.
Avrebbe voluto morderlo, saziarsi della fame che sentiva pulsarle
dentro da sempre, dal primo momento in cui aveva posato gli occhi nei
suoi.
Esmond
aveva scosso acque tenute a briglia stretta, aveva sbilanciato una
calma stoica costruita in anni di imposizioni e abnegazioni. Lui era
la mano che, con un solo gesto, aveva sfilato la chiave di volta che
teneva in piedi la sua cattedrale, la sua fortezza, facendola
crollare di colpo. E ora Edith era lì, in mezzo a uno sconvolgente
disastro emotivo, ammirava ciò che era rimasto di se stessa... e
semplicemente non le importava più nulla. Non avrebbe rimesso
neanche un mattone a posto.
Una
tabula rasa di cui era innamorata.
L'importanza
di certi accadimenti si avverte ancor prima di averli vissuti.
L'universo, coinvolto in qualche incomprensibile gioco con la mente
umana, talvolta le bisbiglia di prestare attenzione, che
quanto sta
per accadere è unico, raro, e vale la pena viverlo a pieno. E fu
proprio grazie a questa fortuita circostanza, all'impeccabile
comunicazione tra mente e destino, che Edith capì che quel momento
sarebbe rimasto impresso dentro di lei per tutta la vita.
Così
i suoi occhi registrarono ogni movimento, dettaglio e particolare
dello sconosciuto, in piedi davanti a lei.
“Quanti
anni avete?” le domandò a metà dell'opera.
“Perché
vi interessa?” aggiunse che aveva anche una voce fastidiosamente
bassa.
“Curiosità”
rispose lui, “non sono abile a tirare a indovinare.”
“Ventitré
anni, mia sorella sedici. State fermo.”
“Giusto”
commentò con un sorriso “la festa è di vostro gradimento?”
“Lo
era fino a poco tempo fa, ma temo che il mio umore sia stato
compromesso.”
“Frettolosa
conclusione, le danze si protrarranno fino all'alba.”
“Danzare
non mi interessa.”
“Abbiamo
qualcosa in comune. Nessuno vi ha invitato a farlo? Vostro marito?”
“Non
sono maritata, e riguardo agli inviti penso non sia argomento che vi
riguardi,” strinse il nodo, sistemò nel panciotto i lembi stringhe
e indietreggiò subito di un paio di passi. “D'altro canto non si
danza mai con chi è di nostro interesse.”
“Tutti
sostengono il contrario, ma in effetti devo darvi ragione” le disse
recuperando la giacca dalla sedia e infilandola, poi sistemò alla
buona i capelli e recuperò il bastone. “Preferisco ascoltarla la
musica e beh... si intuisce che con sono granché con i volteggi.”
Sorrise dando un colpetto alla gamba destra, il cui ginocchio rigido
sembrava il colpevole dell’incedere zoppo. “Grazie della cortesia
signorina Ellis, vi sono debitore.”
“È
solo un nodo” minimizzò lei “e sono ancora furente.”
“Quanta
acredine, che fastidioso spreco di energie” osservò recuperando
delle caramelle dalla coppa. “Una in segno in riconciliazione?”
gliela porse ma lei la rifiutò seccata. “Inteso” si arrese
mangiandone una da solo, “alloha fi auguvo una uonha ferata,
fperando di non haverla vovinata.” Sorrise, chinò il capo e uscì
dalla stanza.
Ammirò
l'infrangersi delle onde contro l'alto muro di scogli, ne ascoltò il
ruggito mescolato al fragore del vento, che quel giorno spirava
forte, scompigliando l'erba. Quando faceva capolino tra i nuvoloni
bianchi, il sole batteva caldo sulla pelle e accecante sugli
occhi. Le macchie scure dei gabbiani volteggiavano
nell'abisso
tra il grigio oceano e la terra, beffandosi con versi ripetuti della
forza della natura. In lontananza il paese di Sidmouth giaceva
nascosto nel golfo, e da quella distanza appariva come una
macchiolina indistinta, sfocata da vento e sole.
Il
terzo pensiero, paurosamente emotivo e fisico, concordava invece a
pieni voti con colui che lo stava formulando: Esmond quella tortura
bionda l'avrebbe volentieri sciolta dalle costrizioni di stringhe e
forcine, avrebbe lasciato i capelli liberi di scivolare sulle
sottostanti spalle, bianche come latte, riempiendosi gli occhi dei
loro riflessi. Solo dopo avrebbe insinuato le dita tra quelle onde
color grano, beandosi della morbidezza, avrebbe toccato, e tanto,
accarezzato, stretto e reclamato. Avrebbe attirato a sé quelle
labbra color lampone e Dio santissimo le avrebbe leccate e morse fino
a...
Finì
di girarsi e lui era lì, poco più in alto e a qualche metro di
distanza, rischiarato dalla luce della camera. Ancor prima che gli
occhi di Edith registrassero ogni singolo dettaglio, lei si sciolse
in un perso sorriso.
Eccolo
l'uomo che amava: in maniche di camicia e pantaloni, senza fronzoli
né fazzoletti da sciogliere, scalzo e spettinato. Ancor più bello
di come lo ricordasse, imperfetto e desiderabile peggio che mai. Con
meno abiti addosso Esmond era la sua tentazione in carne ed ossa,
senza di essi, non osava neanche immaginare che effetto le avrebbe
fatto.
“Milord,”
mormorò abbassando il capo.
Lui
non rispose ma alzò la mano destra e con essa la lettera della
contessa, e l'espressione ammaliata di Edith mutò subito in seria
apprensione.
“Signorina”
esordì sventolando la missiva, “avete idea di quanto ci metta a
chinarmi per raccogliere qualcosa in terra?”
Poteva
porla quella beneamata domanda?
Certo,
era un divorziato, quindi scapolo.
Avrebbe
sopportato lo sconvolgimento esistenziale che ne sarebbe seguito? La
contaminazione di spazi e i doveri che ne avrebbe reclamato?
Sì,
specialmente contaminare il proprio letto, divano, tappeto, tavolo,
poltrone... quello sarebbe stato il lato migliore dell’accordo. Una
contaminazione senza confini né orari, in barba ai suoi
quarantaquattro anni di età e al ginocchio zoppo.
Avrebbe
dovuto
porla quella domanda?
Domanda
sbagliata Esmond: riformulare.
Era
davvero l'uomo migliore al quale Edith poteva aspirare?
No.
Un secco, deciso no.
Risposta,
conte?
Era
l'uomo dal quale avrebbe dovuto fuggire. L’uomo che, sebbene ne
fosse ignara, le aveva rovinato la vita.
Laura
nasce a Roma, nei lontani e bellissimi anni 80. Capisce ben presto
che l'immaginazione è il suo forte e tra un disegno e l'altro, una
campagna di D&D, le tonnellate di libri e fumetti, a un certo
punto trova il coraggio e decide di pubblicare un romanzo tutto suo.
Il
primo volume del romance medievale Away esce a puntate su Wattpad,
prima di essere pubblicato in self. Da quel momento in poi, Laura
capisce che scrivere e donare agli altri qualche momento di evasione
dalla vita di tutti i giorni è ciò che la rende felice. Adesso,
mentre passeggia al parco con i suoi cani, inventa e mette su carta
nuove storie e nuovi mondi.
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