Respiro Readers
vi segnaliamo il romanzo
dell'autrice italiana Caterina Sbrana.
TITOLO: Flaneur
AUTRICE: Caterina Sbrana
CASA EDITRICE: Leone Editore
GENERE: Thriller Psicologico
PAGINE: 327
DATA USCITA: 14 Giugno 2018
James,
individuo dalla sensibilità di altri tempi, ha la sfortuna di
nascere non solo in un’epoca che lo rigetta ma persino a Shively,
città della Louisiana particolarmente bigotta. Sarà sempre
costretto a fuggire, impegnato nell’insaziabile ricerca di un po’
di silenzio dei demoni che lo tormentano: partendo dalla sua città
natale, dove incontrerà come unico alleato l’amico Rob, per
arrivare, alla morte di questo, prima al college e poi finire a New
York, passando per la galera a causa di un crimine non commesso. La
decadenza sociale che rischia di annegarlo, esiterà in una
frantumazione della sua personalità che lo condurrà sull’orlo del
suicidio.
Devo
smetterla di cominciare nuove vite.
Ogni
volta si ricomincia in peggio.
Continuo
a ripetere che un brutto giorno è solo un giorno e domani sarà un
altro. Diverso.
Ma
quando il domani diventa oggi, mi accorgo che è la copia esatta
dell’oggi diventato ieri. Si susseguono riproduzioni identiche del
giorno appena lasciato.
E
il crepuscolo porta solo altri pensieri.
E
la notte gli incubi.
[…]Ho
fatto un giro a Central Park. Ho preso la metro, speso i soldi per il
biglietto, anche se al ritorno ho scavalcato. Ma ne avevo bisogno e
non mi dispiace aver investito quegli spiccioli in questo modo,
nonostante faccia fatica a pagare l’affitto a fine mese. Spicciolo
più, spicciolo meno.
Central
Park è bellissima, in tutte le stagioni. Ora è primavera, ma a New
York fa freddo lo stesso. Forse sono solo io a sentir freddo, perché
quei bambini corrono e le loro magliette hanno le maniche corte.
Forse si ammaleranno. Forse no.
Ciò
che non cambia è che non è affar mio. E poco m’importa.
Un
raffreddore non è poi così inguaribile.
Ciò
che rischia di non passare mai è proprio questo mio freddo però.
A
Central Park ci sono alberi di tutti i tipi: vecchi, giovani, alti,
grossi. Proprio come le persone, di tutte le razze, di tutte le età.
Se solo potessimo imparare dagli alberi. Se solo potessimo imparare a
stare fermi, in silenzio, senza che prevalga il caos. Se solo
riuscissimo a fermarci, riuscendo a stare uno vicino all’altro,
senza avere bisogno di parlare, per capirsi.
Ma
noi non siamo alberi e io non sono mai riuscito a mettere radici.
Forse
si parlano con il fruscio del vento, forse, se stessimo ad ascoltare,
riusciremmo anche noi a comprenderlo.
La
natura è bellissima ed è l’unica che riesce a darti pace.
È
per questo che ho preso una decisione; è stata lei ad aiutarmi a
decidere.
Perché
quando nemmeno la natura riesce a essere diversa dall’inferno,
quando anche nel suo abbraccio tutto continua a essere uno schifo,
non è rimasto molto.
Quando
persino lei rimane impassibile davanti alla tua disperazione e, tra i
suoi rami, gli uccelli gridano emulando i campanelli d’allarme da
cui cerco di scappare, allora, allora… significa che una risposta
non c’è.
Andate
a Central Park se, a un bivio, non trovate la strada.
Io
lì ho trovato la mia.
Caterina
Sbrana, nata a Cesena il 31.08.95, studia Medicina e Chirurgia a
Bologna. Da sempre appassionata alla scrittura, soprattutto di genere
Noir-Paranormale e Thriller-Psicologico, pubblica La Porta Socchiusa
(Ponte Vecchio Editore) nel 2012 e Come Una Fenice (Albatros Editore)
nel 2015. Nell’estate del 2019 è prevista l’uscita del quarto
libro, The Dark Side of the Mind (Leone Editore). Nonostante la sua
prima passione rimanga la scrittura, negli ultimi anni ha intrapreso
anche l’attività di attrice e ritrattistica a carboncino.
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