mercoledì 2 gennaio 2019

Segnalazione Romanzo - LEGGEREDITORE - FRAMMENTI di Melissa Spadoni






























Respiro Readers

vi segnaliamo l'uscita del nuovo romanzo

edito Leggereditore

dell'autrice italiana Melissa Spadoni.










TITOLO: Frammenti

AUTRICE: Melissa Spadoni

CASA EDITRICE: Leggereditore

GENERE: Romance Suspense

PAGINE: 298

DATA USCITA: 20 Dicembre 2018






Fanny, 29 anni, è una ragazza come tante altre. Lavora in un cinema multisala, esce ogni tanto con le amiche, le piace correre, cucinare e coccolare il suo fedele cane Magnus. Sembra felice, senza particolari problemi, ma nessuno sa che in realtà Fanny è in fuga. Sono dieci anni che si nasconde in una città che non è la sua, dieci anni che osserva allo specchio una persona che non riconosce più e che mente, anche sul proprio nome, a chiunque incontri. Quando è ormai convinta di essere finalmente al sicuro, di aver ingannato tutto e tutti, la sua vita apparentemente tranquilla inizia piano piano a sgretolarsi. Prima con il sopraggiungere di Sloan, un vicino di casa misterioso e sospetto che Fanny non riesce proprio a capire né tantomeno a evitare; poi con l’arrivo di un nuovo, piccolo e orribile frammento proveniente proprio da quel passato che si è tanto sforzata di seppellire. 

Riuscirà Fanny a sconfiggere i demoni che da dieci anni governano i suoi incubi e a ricomporre tutti i frammenti della propria vita per tornare, finalmente, la vera sé stessa?







Quando faccio per salire il primo gradino del mio portico mi blocco perché con la coda dell’occhio colgo un movimento alla mia sinistra.
Voltandomi mi rendo conto che nel vialetto della casa accanto alla mia c’è una macchina che prima, quando sono uscita, sono certa non ci fosse.
Anzi!
Non c’era niente da settimane!
So che i precedenti proprietari, i signori Grissom, si sono trasferiti in Florida in cerca di climi più miti per trascorrere gli anni del loro dorato tramonto.
Quindi, di chi è quest’auto?
È vero che ho parlato poco con loro. Tendo a non dare molta confidenza, ma quanto basta per non risultare una vicina scortese. Ma so per certo che loro non avessero figli!
Hanno già venduto la casa?
Così in fretta?
Strizzo gli occhi, ma col fatto che lì non c’è nemmeno una luce non riesco a capire di che auto si tratta. È nera comunque. E grossa. Controllo la casa con la mia vista radar… tutte le luci all’interno sono spente. Forse deve aver effettuato il trasloco mentre io ero al lavoro, e prima poteva essere fuori per un qualsiasi motivo.
Mmm… non so se mi sconfinfera molto l’idea di avere un nuovo vicino che non conosco! Mi mette ansia! Domani sarà meglio che vado a presentarmi, giusto per inquadrare il nuovo arrivato e capire se è qualcuno da cui mi devo riguardare o se è inoffensivo invece.
Borbottando e liberando Magnus dal guinzaglio, mi porto una mano guantata davanti alla bocca per coprire uno starnuto, mentre con l’altra afferro le chiavi e inizio ad aprire il portone, ma quando faccio per entrare mi rendo conto che c’è un’ombra dietro alla finestra rivolta verso la mia casa.
È solo un attimo.
Il tempo di una folata di vento che muove la tenda scura oltre il vetro.
Il tempo necessario di sbattere le palpebre.
Un attimo prima c’era un’ombra. Quello dopo non c’è nessuno.
Ho idea che questa notte chiuderò a chiave anche la porta della mia camera.




Busso ancora.
Niente.
Sospirando faccio per tornare in casa, quando mi rendo conto di alcuni rumori provenienti dall’interno del garage, e ovviamente dirigo lì i miei passi nervosi.
Busso sulla serranda marrone ruggine. «Ehilà!», cerco di fingere un tono trillante pieno di cordialità, per provare a nascondere la mia agitazione.
Avverto dei rumori, come di attrezzi in metallo e ferro abbandonati al pavimento, poi finalmente dei passi che mettono sull’attenti il mio cane, mi indicano che chiunque sia il mio nuovo vicino sta venendo verso di me.
Tempo mezzo secondo e un movimento secco e un po’ sferragliante fa aprire la porta del garage, rivelando alla debole luce di questa fredda mattinata di febbraio un ragazzo.
Oh.
Ahm…
Correzione automatica della mia ultima affermazione.
Come la porta si apre e la luce del fiacco sole invernale illumina l’interno del garage, io posso constatare che il mio nuovo vicino è un figo spaziale.
Una montagna più alta di me, (e già io come donna sono piuttosto alta) con due spalle che potrei usare come panca per sedermi, braccia super muscolose che potrebbero benissimo stritolarmi e spaccare un masso da cento chili, piene di tatuaggi… lo so con certezza perché, nonostante il freddo fottuto che c’è qui, lui indossa una t-shirt grigia completamente chiazzata di grasso di motore. Biondo come una bella pinta di birra fresca, con i capelli rasati ai lati e leggermente più lunghi al centro. Occhi di un particolarissimo blu che ricorda un cestino pieno di mirtilli, che mi fissano seri, impassibili e illeggibili, mettendomi parecchio in soggezione.
Mister montagna umana si pulisce le mani sporche di grasso con un vecchio e logoro strofinaccio, continuando imperterrito a studiarmi con un’espressione immobile. Così come immobile è il resto del suo corpo. Se non fosse per quegli occhi e per le mani che si muovono, dubiterei perfino che sia vivo o reale!
Cerco di ricompormi un minimo, mi schiarisco silenziosamente la voce con un secco colpo di tosse e butto un occhio a Magnus, il quale è preso ad annusare e studiare il nuovo arrivato.
«Ciao! Sono Fanny, la tua vicina…» Indico velocemente la casa a due piani azzurra alla mia destra.
Lui ci butta un’occhiata veloce e poi torna ad analizzarmi.
Ancora non parla. Né si presenta.
Sospiro a disagio. «Comunque… ho pensato di presentarmi e di portarti questi…» Porgo i biscotti e lui prende a fissarli manco gli stessi donando un serpente a sonagli.
Resto con il contenitore sospeso tra noi due per quello che a me appare un tempo infinito. Anche Magnus ci fissa con aria perplessa, tenendo la testa inclinata da un lato, mentre butta un occhio al contenitore pieno di biscotti, nella speranza forse che cada e lui possa scappare con il bottino.
Incuneo un sopracciglio. «Bè?». Sto iniziando a perdere la pazienza.
Machiste sbuffa dal naso. Si volta leggermente col busto per gettare lo straccio verso quella che riconosco essere un qualche modello di Harley Davidson, ma non so quale con precisione. So che è molto bella. Tutta nera e lucida. Forse è a questa che stava lavorando quando l’ho interrotto a giudicare da tutti gli attrezzi che le vedo attorno. E subito dietro scorgo la sagoma dell’auto sotto un telone bianco sporco.
«Che dovrei farci con i biscotti?».
Toh! Sa parlare!
«Mangiarli?». Scuoto la scatola agitando il suo contenuto, richiamando così ancora di più l’attenzione di Magnus, che ora ha le orecchie super dritte e si lecca il muso.
«Non accetto cibo dagli estranei», sentenzia incuneando la bocca piacevolmente piena in un mezzo sorriso impertinente.
Sta scherzando, vero?
«Scusami?», scatto e strabuzzo gli occhi. «Ma per chi mi hai presa? Non sono avvelenati!».
«E io che ne so? Mica ti conosco?», se la ride di gusto con le possenti braccia intrecciate davanti al petto.
Come primo incontro stiamo andando sempre peggio per quanto mi riguarda.
«Nemmeno io ti conosco…» Digrigno i denti e cerco di mantenere una qual certa parvenza di calma. «Ecco perché sono qui. Saremo vicini di casa e io volevo fare un gesto cortese. A differenza tua». Sollevo il mento e lo fisso con astio.
Sguardo al quale lui risponde dilatando il ghigno beffardo.
«Capito…» Mi toglie dalle mani la scatola con i biscotti in malo modo. «Grazie. E ora…» Si allontana per rientrare nel garage. «Prima che irrompessi con le tue lagne, stavo facendo una cosa molto importante», inizia ad abbassare la saracinesca arrugginita e cigolante. «Bye, bye!» Mi fa dono di un veloce occhiolino con gli occhi che sprizzano ilarità e poi BANG! Svanisce dietro la serranda con un forte botto. Lasciandomi qui. In giardino. Da sola con Magnus. A fissare una crepa nella verniciatura color ruggine che lascia intravedere il metallo sottostante, con quella che io suppongo essere la faccia appesa più idiota mai vista prima d’ora.
Ma brutto cafone, arrogante, imbecille di un pezzo di cacca fumante e gigante!





Gli occhi blu si adombrano sempre di più, assomigliando in maniera spaventosa a un cielo un istante prima che un violento tornado si abbatta sulla tua casa, sradicandola dalla terra per farla a pezzi e poi sparire. «Cosa ti è successo?», ripete quasi sibilando. Sembra seriamente pronto a staccare la testa dal collo a mani nude al primo mostro che ha osato ferirmi.
E la cosa assurda è che uno sguardo simile dovrebbe spaventarmi. Terrorizzarmi. Farmi scappare dalla parte opposta. Invece mi fa straordinariamente sentire al sicuro. Protetta.





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