giovedì 20 settembre 2018

Segnalazione Romanzo - VIAGGI IRREGOLARI di Claudia Muscolino









Respiro Readers

vi segnalo un  romanzo

di un'autrice italiana emergente.









TITOLO: Viaggi irregolari

AUTRICE: Claudia Muscolino

CASA EDITRICE: NeP Edizioni

GENERE: Narrativa

DATA USCITA: 24 Agosto 2018

PAGINE: 216









Romina Dughini è una giovane donna che coltiva il sogno di diventare una grande fotografa, ma eredita un'agenzia investiva e un passato tragico che cela più di un mistero.
In una cittadina di provincia che somiglia a migliaia di altre, la ragazza si costruisce un'esistenza opaca e una corazza che la fa sentire protetta dalle emozioni: ma un giorno d'estate riceve un incarico inaspettato che la porterà a scoprire sia la verità sulla sua famiglia che sulla parte più nascosta e intima del suo animo. Romina percorrerà viaggi irregolari verso una nuova se stessa e il lettore affronterà con lei itinerari difficili, camminando dentro un frammento della storia di una famiglia e del nostro paese.








Antonio si alzò dal letto cercando di non svegliare la mo glie: aveva sempre avuto il sonno leggero. Dalla finestra semi aperta già entrava la luce e un po’ di brezza portava un debole sollievo.
La donna si mosse nel sonno borbottando qualcosa. No nostante il caldo si ostinava a portare una lunga camicia da notte di cotone che con il sudore le si appiccicava addosso. Non la toglieva neanche quando facevano l’amore; i primi tempi la cosa lo eccitava profondamente, gli sembrava di forzare la novizia di un convento ma ora, dopo quasi otto anni di matrimonio, era soltanto una gran seccatura, soprat tutto d’estate. Solo quando avevano concepito la loro figlia Maria Luisa si era unita a lui completamente nuda.
La bambina dormiva nella stanza accanto, ormai era abba stanza grande per stare da sola. Era arrivata quando ormai non speravano più di avere un figlio: i medici dicevano che era tutto a posto, che dovevano solo rilassarsi e continuare a provare. E loro provavano. Sua moglie pregava il Signore di darle un figlio: già la sorella e il cognato erano sterili e lei aveva il terrore di fare la stessa fine. Era arrivata a pensare che qualcuna delle precedenti fidanzate del marito avesse fatto il malocchio a tutta la famiglia ed era andata a racco mandarsi anche alla Madonna di Loreto, senza successo.
Infine, si era rivolta alla “strega dei monti”. Non l’aveva mai detto ad Antonio, nemmeno ai genitori. Glielo aveva consi gliato Giuseppina, la sua amica d’infanzia che era diventata ostetrica.
«Dammi retta Marilù, vai a trovarla! Ha fatto rimanere in cinte donne anziane e malate. Vai da lei e vedrai che tuo marito ti metterà un figliolo nella pancia.»
Maria Luisa era cattolica praticante e non aveva il dono dell’iniziativa, ma l’istinto le disse che quella era la strada giusta. Così, dopo una settimana di rosari serali in chiesa fissò con Pinuccia per andare a trovare la “maga”.
«Brava, finalmente ti sei decisa!» disse la giovane levatri ce abbracciandola, «fatti trovare domani alle otto davanti al cancello della chiesa vecchia. Vestiti di nero e porta un velo per coprirti la testa. Scarpe comode, mi raccomando!» An darono insieme dalla presunta fattucchiera salendo per una strada che portava a una cava e che non era stata più riaperta dopo la guerra.
La donna che andavano a trovare aveva imparato da tanto tempo a fregarsene di quello che in paese dicevano di lei, sapeva che prima o poi – quando tutte le speranze erano cadute nel pozzo – la gente andava a cercarla, anche quando ormai c’era solo da chiamare il prete con l’acqua benedet ta. Accolse le due giovani donne nella sua casa ricavata da un’antica grotta con la porta nascosta da un enorme ginepro femmina. Fece sdraiare Maria Luisa su una lunga tavola co perta da un lenzuolo.
Il cuore di Marilù batteva così forte che aveva cominciato a credere potesse risalirle in gola e vomitarlo.
«Shhh, tranquilla cara. Non ti farò del male» disse la don na scoprendo i pochi denti rovinati che le erano rimasti in bocca.
«Scopriti la pancia per favore» aggiunse con professionalità, come fosse stata un medico nel suo ambulatorio.
La giovane si scoprì alzando il vestito fino allo stomaco e tremava come quando l’avevano portata in sala operatoria per l’appendicite.
«Abbassa un po’ anche le mutande, ti coprono tutta.» Maria Luisa abbassò anche quelle e la guaritrice le fece scendere ancora di più, fino al pube.
«Sei la prima rossa vera che mi è capitata in tutti questi anni!» disse la guaritrice osservando la peluria che si affac ciava, poi si rivolse a Giuseppina che era rimasta in piedi accanto alla porta.
«Tu esci. Ti chiamo io quando avrò finito.»



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