Respiro Readers
vi voglio segnalare l'uscita
del nuovo romanzo
di
Alessandro Del Gaudio.
TITOLO: Tenebra Lux
AUTORE: Alessandro Del Gaudio
CASA EDITRICE: Leucotea
DATA USCITA: 2 Maggio 2018
Tenebra Lux è la storia di un viaggio in un mondo insolito,
visionario, popolato da personaggi curiosi e inquietanti, compiuto
dal giovane Leonardo. Fumettista di professione, Leonardo – da
tutti soprannominato Ruffo per i suoi capelli – si trova
improvvisamente proiettato in una città in tutto simile a quella in
cui vive, ma completamente avvolta nell’ombra. Armato di
un’incrollabile speranza e di una torcia che non smette mai di
ardere per sottrarlo all’oscurità che lo circonda, il protagonista
scopre di non ricordare niente del suo passato e che non tutti coloro
che incontra sul suo cammino agiscono in suo favore. Ma ognuno sembra
fornirgli indizi per scoprire chi è e cosa gli è successo. In
particolare, un mistero sembra essere al centro della vicenda, il
disegno di una ragazza che Leonardo sembra avere già visto senza
ricordare dove. Il destino di molte persone sembra essere legato al
suo, soprattutto quello di due guerrieri, un uomo e una donna, che
intervengono in aiuto del ragazzo e lo salvano dalle grinfie del
malvagio Pakinopah, il clown col cilindro che tormenta i sogni di
Ruffo e cerca di ostacolarlo nel ritrovamento della strada per
tornare a casa.
Il
libro è strutturato in quattro capitoli, Crepuscolo, Notte, Alba e
Giorno, e comincia illustrando la vita di Leonardo e il suo rapporto
con il suo lavoro e l’enigmatica Alice, una ragazza che ha ospitato
in casa sua dopo averla soccorsa in strada. Dal secondo capitolo,
Notte, comincia il viaggio nella città oscura, per chiudersi con il
terzo e rivelare nel quarto, Giorno, la soluzione del mistero.
Quando la musica di quel
flauto era risuonata nella piazza, Leonardo aveva di scatto alzato la
testa e aveva visto un uomo sbucare da una strada laterale. Il
musicista era vestito con pantaloni sdruciti e camicia a scacchi.
Ruffo l’aveva seguito senza batter ciglio, dimenticando la
prudenza, scordandosi dei suoi amici, desideroso solo di conoscere
l’identità di quel suonatore.
La sua musica conferiva a
quelle strade regolari e deserte l’aspetto di corridoi arcani
aperti verso l’ignoto, tracciati da entità ataviche. Solo il suono
di quel flauto poteva guidare chi vi si avventurava, per condurlo al
cospetto di creature divine.
Leonardo non aveva paura,
provava delizia e pace, sapeva che la destinazione di quel cammino
era un luogo dove non avrebbe più avvertito la fatica e il dolore.
Era forse questo il senso del suo viaggio? Era forse per raggiungere
la dimora degli dei che aveva camminato tanto?
Non riusciva a sentire le
sue gambe, come se sotto i suoi piedi scorresse un tappeto mobile. La
teoria di facciate eleganti e austere scorreva sotto i suoi occhi
come il paesaggio visto da un finestrino.
Poi tutto si fermò. La
musica tacque, il suonatore rallentò il passo e infine smise di
camminare.
In fondo alla strada
c’era un arco, oltre il quale si agitava un turbine di luce.
Era il portale verso
un’altra sfera d’esistenza.
Il suonatore si voltò e
per la prima volta Leonardo poté guardarlo in viso. Era un ragazzino
dagli occhi dorati. Nelle sue pupille si agitava un fuoco
abbagliante, lo stesso che vorticava oltre l’arco.
Il ragazzo non parlò, si
limitò a guardarlo come se attendesse la risposta a una domanda mai
posta.
Poi Leonardo comprese.
Sicuramente il suonatore si stava chiedendo se l’avrebbe seguito.
La sua musica ammaliante non aveva nessun potere in quel punto, la
scelta spettava solo a lui. Se Leonardo avesse attraversato quel
portale, l’avrebbe fatto di sua spontanea volontà.
Poi comparve Ginz. Questa
volta non era da solo. Ad accompagnarlo c’erano un grosso lupo dal
pelo folto e un uomo gigantesco dalla pelle scura, ricoperta da
simboli indecifrabili.
Ginz e il suonatore si
guardarono. Si conoscevano e sapevano che non spettava a loro
determinare l’esito di quella scelta.
Ginz era cambiato al
punto che per un attimo Leonardo aveva creduto di essere di fronte a
un altro rappresentante della sua specie. Ma Ginz era unico, non
c’erano altri come lui in quel mondo.
Il suo amico non disse
niente, non proferì consiglio. Si sedette a gambe incrociate davanti
al lupo, il capo abbandonato nel suo pelo morbido, e attese.
Ruffo sapeva che avrebbe
dovuto fare una scelta. Se l’avesse desiderato il musicista
l’avrebbe riportato dai suoi amici. Se avesse scelto di
attraversare l’arco, invece, non ci sarebbe stato più ritorno.
Si voltò. La strada
rettilinea si inoltrava nella teoria di palazzi nobiliari senza che
se ne vedesse la fine. Più lontano torreggiavano casermoni di
cemento e vetro, ma della piazza coi portici non c’era più
traccia.
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