“Fu un’estate piovosa e poco clemente”, ricorda Mary Shelley nel 1831. “La pioggia incessante ci costrinse spesso in casa per giornate intere”. In quei giorni vari furono gli argomenti affrontati dalla compagnia: gli esperimenti di Erasmus Darwin, il quale affermò di esser riuscito a rianimare la materia morta, il galvanismo e la possibilità di ricomporre e ridare vita alle parti di un essere vivente. Sedendosi davanti al fuoco della casa di Byron, Villa Diodati, la compagnia si divertiva leggendo storie tedesche di fantasmi tradotte in francese e raccolte nell’antologia Fantasmagoriana. Lord Byron propose poi un gioco: ognuno avrebbe dovuto scrivere una storia di fantasmi. Poco tempo dopo Mary, nel dormiveglia, ebbe l'idea, che divenne il romanzo Frankenstein. Shelley Project ha riproposto e omaggiato quella sfida, mettendo a confronto gli scrittori con il loro lato fantastico più nascosto: venti racconti scritti tra le prime luci dell’alba e l’imbrunire, nella magia dei luoghi vissuti e respirati da Mary Shelley. L’antologia comprende venti racconti fantastici di autori italiani.
Forse è davvero una divinità quella che sta uscendo dal lago, venuta per liberare l’umanità dai mali che l’attanaglia, e forse la fine di tutto questo porterà un po’ di benessere alle povere creature di questo mondo. O forse no; non posso saperlo.
Io intanto aspetterò, dato che altro non posso fare, e vedrò se la breccia mi fornirà le verità che voglio.
Abbiamo così tanta paura del vuoto che siamo disposti a credere nell’inferno pur di riempirlo con qualcosa.
Di più non sapeva e, forse, non lo avrebbe mai saputo.
Il suo compito lo incasellava lì tra una cosa amata e persa e una terribile e trovata.
Forse, da qualche parte e in qualche tempo, il suo ruolo aveva uno scopo preciso e definito.
Per il momento custodiva ciò che gli veniva affidato e se ne prendeva cura come poteva.
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